IL GRILLO PERDENTE: IL CAPOCOMICO VEDE LE BRUTTE PER IL CAMPIDOGLIO E SPARA A ZERO SU LETTA


Laura Cesaretti per "Il Giornale.it"

Le piazze grilline si svuotano, i sondaggi calano, le risse interne sono sempre più frequenti e al capocomico genovese Beppe Grillo non resta che alzare il tiro e inventarsi ogni giorno una nuova invettiva, per spostare l'attenzione dei suoi fan.

Così ieri il fuhrer buffo dei 5 Stelle ha architettato un uno-due un po' trash per attirare l'attenzione: prima uno sproloquio contro i giornalisti «di regime» in generale e contro l'editorialista del Corriere Pierluigi Battista in particolare, reo di aver firmato un commento ironico sullo (scarso) operato dei parlamentari grillini, più occupati a contare scontrini che ad incidere nel Palazzo. E quindi bollato come «maggiordomo» di un fantomatico «Potere Unico», che «scrive menzogne sapendo probabilmente di mentire», invece di cantare le lodi dei 5 Stelle.

Poi una foto choc (quella con cui Eddie Adams vinse il Pulitzer, l'esecuzione con colpo alla tempia di un prigioniero vietcong ad opera del capo della polizia del Vietnam del Sud) e il titolo - didascalico - «Pistola alla tempia».

Svolgimento (a dire il vero un po' contorto): prima che arrivi la sentenza di Cassazione che potrebbe rendere definitiva la condanna per evasione fiscale di Silvio Berlusconi a quattro anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici, il Cavaliere farà saltare il governo guidato da Enrico Letta (che Grillo chiama «il Nipote di suo Zio, in arte Capitan Findus, il merluzzo scongelato») con la scusa della mancata cancellazione dell'Imu, che non si potrà fare causa mancanza di coperture. Insomma, Berlusconi sarebbe il crudele Nguyen Ngoc Loan che spara; il governo Letta il povero vietcong freddato.

Addentrandosi con minuzia un filo ossessiva nella metafora, Grillo spiega che «il grilletto si chiama evasione fiscale», che «l'indice sul grilletto è la sentenza di Cassazione», che «sulla pallottola sono incise le tre lettere Imu», e che «il colpevole, come sempre, sarà il maggiordomo». Che in questo caso non è Pierluigi Battista, ma «il Pdmenoelle, il miglior amico di Berlusconi».

Quello coi maggiordomi deve essere un nodo irrisolto, per Grillo. Di certo però il comico genovese si rende conto che le amministrative sono un rischio, perché il risultato segnerà un arretramento rispetto all'exploit di febbraio («Forse a Roma il movimento non vincerà», ammette), ma guarda con speranza allo scenario dipinto con toni da Grand Guignol nel suo post: un voto in autunno, con il Porcellum e prima che emergano le scarse capacità dei parlamentari grillini, sarebbe per lui l'ideale. Tanto più se vincesse Berlusconi e i grillini potessero intestarsi l'opposizione.

Pierluigi Battista replica con ironia alla gogna grillesca: «Che poi, che avranno fatto di male 'sti maggiordomi? Mica usano l'olio di ricino come questi qui». Un sentore di olio di ricino lo annusa pure Renato Brunetta, che chiede a Grillo di smentire il suo deputato Alessandro Di Battista: «Leggo che l'astro nascente dei deputati dei 5 Stelle, Di Battista, ha dichiarato nel comizio con Grillo la superiorità ontologica dei parlamentari del loro gruppo rispetto agli altri», racconta il capogruppo del Pdl.

«Siamo oltre la pretesa della sinistra di superiorità morale, siamo alla catalogazione razziale in termini di umanità e sub-umanità. Questa è stata la base teorica del nazismo», denuncia Brunetta, invitando il comico «a prendere le distanze da queste farneticazioni».

 

GRILLO E DE VITOBeppe Grillo sul palco di piazza del popolo beppe-grillogrillo la benzina e il populismo L HSPaIH la smorfia di grillo ipnotizza lombardi e crimi

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