‘QUATTRO INDAGATI POSSON BASTARE’ – NON SOLO GRILLO ANCHE SEL E LA SINISTRA PD CONTRO I SOTTOSEGRETARI DEM FINITI NEL MIRINO DEI PM – FAVA E CASSON CHIEDONO LE DIMISSIONI, LA BINDI TIRA IN BALLO ANCHE LUPI
Liana Milella per âLa Repubblica'
La Barracciu? Non risponde nemmeno al telefono. De Filippo? «Mi viene da ridere, qui stiamo parlando di 1.200 euro di francobolli acquistati dalla mia segreteria...». Del Basso De Caro? «Se mi chiedono il passo indietro? Sono un uomo di partito». Ma si dimette? «La vicenda mi ha un po' seccato, ho anche più di 60 anni». Ma Grillo...? «Io non sono Grillo, mi chiamo in un altro modo».
Antonio "Tonino" Gentile ormai è storia. Ma sugli altri quattro sottosegretari del Pd, che hanno un'indagine addosso, si scatenano Grillo in persona e i suoi parlamentari, ma anche Sel e la sinistra del Pd. Basti questa battuta del Dem Felice Casson, ex giudice istruttore, senatore intransigente: «Devono fare un passo di lato, nel governo ci entreranno la prossima volta».
L'aria che tira a sinistra del governo, con Sel di Vendola, e soprattutto con Grillo, è foriera di una discussione destinata a trasferirsi in aula, al Senato e alla Camera, dove i pentastellati hanno già cominciato a presentare singole mozioni di sfiducia per aprire singoli dibattiti e costringere la maggioranza al voto. Non solo. Per un Grillo che, come stiamo per vedere, di prima mattina chiede agli indagati di farsi da parte, c'è un Alfano
che a sera li difende.
«Io non chiederò le dimissioni dei sottosegretari Pd indagati». Poi, quasi non fosse chiaro, ripete la frase e aggiunge: «Sarà il Pd a fare le sue valutazioni. Ha un po' di indagati al governo, valuti lui se devono dimettersi». Brucia ad Alfano l'aver dovuto sacrificare Gentile, lo tutela («Il suo diritto alla difesa è stato calpestato dall'onda mediatica, ora da persona libera si difenderà »), ma non affonda gli indagati del Pd che, almeno alcuni, hanno una storia un po' diversa da Gentile.
La faccenda, adesso, si gioca in casa Pd, dove una Bindi, in trasferta a Palermo con la commissione Antimafia di cui è presidente, lancia una frase pesante quando le chiedono se gli indagati Dem devono farsi da parte e se deve lasciare Maurizio Lupi, il ministro delle Infrastrutture ugualmente indagato: «Ho già detto che su tutta questa materia facciamo appello al senso di responsabilità delle persone, delle forze politiche e del governo». Considerazione non da poco, anche perché, con Grillo che attacca, il Pd
sarà costretto a difendere in aula i suoi uomini.
Sul refrain di «quattro indagati per me posson bastare...», sul blog, Grillo scrive: «Alfano ha dato l'esempio, il pdexmenoelle di Renzie non può che seguire l'esempio e fare una figura mondiale». Passano due ore, ed ecco che il capogruppo al Senato di M5S Maurizio Santangelo annunciare la mozione di sfiducia, per «rimuovere gli indegni dagli incarichi governativi ». Non basta. Si muove anche Sel, Claudio Fava parla di sottosegretari e ministri indagati che «si dovrebbero dimettere ». Esili le difese, come quella del ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, «sono garantista, non devono dimettersi, mi sembrano casi diversi da Gentile». «Per quel che ne so», aggiunge vaga.
Ma quando la mossa di M5S è pubblica, Casson non si tiene: «Questa non è una questione di codice penale, ma di etica della politica. Renzi non deve coinvolgere nel governo gli indagati, se vuole dare un'immagine nuova del Pd e del suo stesso governo ». Ma come voterà in aula? «Ho detto quello che ho detto » risponde. Ma nel Pd, tra cuperliani e civatiani, il malumore è forte.
E loro? Gli indagati? Vito De Filippo è già tutto preso dal suo lavoro di sottosegretario: «Sono in riunione. Sono già stato in commissione. Non posso parlare adesso. Dimissioni? Qui stiamo parlando di 1.200 euro per francobolli... lo capite? La cifra è questa, 1.200 euro. Fate pure gli accertamenti, fate un approfondimento, io non mi esprimo, ma mi viene da ridere a pensare che un presidente della Regione possa essere tirato in ballo per 1.200 euro spesi dalla sua segreteria...». Del Basso De Caro, seccatissimo: «Dal Pd non mi hanno chiesto niente, e perché poi avrebbero dovuto chiedermi qualcosa?».
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