IL VOTO IN GRECIA HA RISVEGLIATO BEPPEMAO: “SOGNO UN REFERENDUM SENZA QUORUM IN ITALIA PER DECIDERE SULL’ADOZIONE DI UNA NUOVA MONETA. VAROUFAKIS? ADESSO VA NEGLI USA E LO PAGHERANNO 50 MILA DOLLARI A LEZIONE”
Lorenzo Salvia per il “Corriere della Sera”
Sarà il caldo. Sarà il risultato del referendum, «nemmeno io me lo aspettavo così». Sarà che il souvlaki è un formidabile strumento di fratellanza tra i popoli. Ma qui ad Atene Beppe Grillo è tranquillo, gentile, a tratti addirittura affettuoso. Persino se incontra un giornalista italiano.
Lobby dell’Athens Cypria Hotel, tre stelle un po’ sdrucito a due passi da Piazza Syntagma. Lui è sul divano, le valigie in un angolo, pronto per il rientro in Italia. «No guarda, interviste non ne faccio perché poi mi fate i titoli come vi pare a voi. Però vieni qui, siediti, vuoi un bicchiere d’acqua?».
Dove è finito l’urlatore del Vaffa day? C’è chi l’accusa di essere venuto qui per mettere una bandierina sulla protesta greca. «A me non interessano le bandierine, a me interessa il referendum come strumento di democrazia diretta», risponde Grillo. Nella hall c’è un gruppo di parlamentari del Movimento 5 Stelle, gli dicono di non parlare che poi «lo sai che scrive tutto». Lui va avanti, praticamente zen: «Quello che è successo in Grecia è bellissimo ma è solo all’inizio. Noi siamo per il referendum propositivo e senza quorum: questo è uno strumento democratico, così si ridà la parola al popolo. Sicuro che non vuoi bere qualcosa?».
beppe grillo a piazza del popolo 13
Proprio ieri, al Senato, il Movimento 5 Stelle ha presentato la richiesta per la discussione urgente di un disegno di legge popolare. È quello che porterebbe al referendum sull’euro, o meglio «all’adozione di una nuova moneta nell’ordinamento nazionale».
I Cinque Stelle sono venuti a studiare alla scuola di Atene, dunque. «Vedremo — dice Grillo — da noi è molto più difficile. Però vedere la gente ballare in piazza è stato proprio emozionante». Questo non vuol dire che Grillo condivida le politiche di Syriza, il partito di governo qui ad Atene, o che apprezzi i suoi leader.
Ha visto, Varoufakis si è dimesso. «Si, ho sentito. Ma che gli frega a lui? Adesso andrà negli Stati Uniti, insegnerà nelle università più famose, lo pagheranno 50 mila dollari a lezione. E poi magari scrive un altro libro, vende un milione di copie e ci guadagna ancora di più». Non le piace proprio Varoufakis, eh? «Non mi interessa. A me interessa il referendum come strumento di democrazia diretta».
Sul divano vicino c’è Alessandro Di Battista, anche lui in versione meno cattivik del solito. Grillo continua: «Puoi condividere oppure no le idee di Syriza, della sinistra e anche della destra. Ma la lezione che ci viene dalla Grecia è che i cittadini partecipano, che i cittadini decidono. Questa è democrazia».
Il giorno del voto Grillo era andato al Pireo, una delle zone più colpite dalla crisi, adesso quasi tutta in mano ai cinesi. Ieri ha fatto un giro per Atene, anche nei quartieri periferici. «Per carità, la città è ridotta male e ho visto qualche coda ai bancomat. Niente di che, però. A leggere quello che scrivete voi sembrava una catastrofe» .
In periferia le code ai bancomat ci sono eccome. «Sì d’accordo. Però a sentire i giornali quasi quasi avevo pensato di portarmi un pezzo di parmigiano e un po’ di pesto. Così, per non rischiare di morire di fame. Non mi sembra che siano messi così male». La povertà c’è, la paura pure. «Si, ma voi avete esagerato. Comunque non fa niente. Sicuro che non vuoi un bicchiere d’acqua? E senti, fino a quando ti fermi ad Atene?». Potenza del souvlaki .