putin poroshenko

LA GUERRA IN UCRAINA È FINITA E NON SE N'È ACCORTO NESSUNO - IL DONBASS È SPARITO DA SITI E GIORNALI, E IN RUSSIA SI PARLA SOLO DELLA CAMPAGNA DI SIRIA. EPPURE NELL'EST DEL PAESE SI COMBATTE E SI MUORE TUTTI GIORNI

1. UCRAINA: KIEV, UN MILITARE MORTO NONOSTANTE TREGUA

putin getta una ciambella a poroshenko obama un mattoneputin getta una ciambella a poroshenko obama un mattone

 (ANSA) - Un soldato ucraino è morto e altri due sono rimasti feriti in recenti combattimenti nei pressi di Avdiivka, non lontano da Donetsk. Lo riferiscono le forze armate di Kiev denunciando violazioni della tregua da parte dei separatisti filorussi.

 

 

2. LA GUERRA IN UCRAINA È FINITA E NON CE NE ERAVAMO ACCORTI

Anan Zafesova per “il Foglio

 

La guerra in Ucraina è finita. Non se ne è accorto nessuno, dietro agli effetti speciali dei missili di Putin sulla Siria. Il Donbass è sparito dai tg occidentali, ma soprattutto da quelli di Mosca, che aprono con relazioni strombazzanti dei successi militari russi sulla via di Damasco. Le notizie dall’est ucraino sono poche, brevi e straordinariamente importanti. Lunedì Gazprom ha ripreso le forniture di metano all’Ucraina, regime pre-guerra, dopo aver incassato da Kiev un anticipo.

putin e poroshenkoputin e poroshenko

 

Qualche giorno prima le miniere del Donbass sotto il controllo della “Repubblica popolare di Donetsk” hanno ripreso a inviare carbone all’Ucraina, che ha sbloccato a sua volta alcune forniture alle enclave ribelli. Ma soprattutto non si spara più, e le parti belligeranti non solo allontanano truppe e armamenti dalla linea del fronte, ma, in una sintonia inedita, confermano il ritiro degli avversari.

kiev   scontri tra polizia ucraina e nazionalisti   20kiev scontri tra polizia ucraina e nazionalisti 20

 

Il passaggio cruciale dopo il quale si può parlare di pace (come hanno già provato timidamente a fare i leader separatisti) c’è stato sabato scorso, quando il “presidente” di Donetsk Alexander Zakharchenko ha posticipato le elezioni locali dal 18 ottobre di quest’anno al 20 aprile 2016, imitato dal leader di Lugansk Igor Plotnitsky (che le ha spostate al 21 febbraio).

 

razzi su mariuopol in ucraina   razzi su mariuopol in ucraina

Una decisione preceduta da un balletto diplomatico con Merkel e Hollande, e applaudita sia da Mosca che da Kiev. Dietro c’è una rivoluzione: il voto di ottobre nelle “repubbliche” non riconosciute, secondo le regole dei separatisti, doveva dare un’ulteriore legittimazione alle leadership dei guerriglieri e sancire la “sovranità” di Donetsk e Lugansk. Il rinvio di sei mesi (che in queste condizioni può essere anche equivalente a un rinvio perenne) significa che le enclave filorusse si avviano sul percorso che – come fu stabilito già dagli accordi di Minsk del febbraio scorso – le riporterà a essere “alcuni distretti delle regioni di Donetsk e Lugansk all’interno dell’Ucraina”.

tram in ucrainatram in ucraina

 

A condizioni tutte da definire. E’ quello che gli ultranazionalisti russi, quelli che, per intenderci, considerano Putin un debole venduto agli americani, hanno temuto come lo “scaricamento del Donbass”. Che Mosca ha accettato (pur senza firmare nulla) già a Minsk, sotto i colpi delle sanzioni, del barile dimezzato e dell’assenza di una vittoria facile, come in Crimea.

 

Per qualche mese i vari clan del Cremlino – i “falchi” dei servizi e dell’esercito, gli spin doctor in borghese guidati da Vladislav Surkov e altri – si sono contesi i vari dossier del Donbass, mentre ideologi della “Novorossia” – nessuno si ricorda più che l’Accademia delle scienze stava preparando un volume definitivo sulla storia di questo paese inesistente – come Dmitry Olshansky cominciavano a teorizzare che gli ucraini in realtà non erano lo stesso popolo dei russi, e quindi andavano lasciati al loro destino. Alla fine dell’estate sono stati gradualmente eliminati i comandanti separatisti più estremisti.

mh17 il boeing malaysia abbattuto sopra l ucraina  3mh17 il boeing malaysia abbattuto sopra l ucraina 3

 

Qualcuno veniva ucciso in una faida interna, altri hanno perso le cariche dopo un passaggio “nello scantinato”, come il presidente del “Parlamento” di Donetsk Andrei Purghin, arrestato ed emerso dalla prigione dopo aver dato le dimissioni. I battaglioni della guerriglia, come il mitico Vostok, vengono riformati, gli idoli delle fanzine patriottiche, come il comandante Motorola, al secolo Arseny Pavlov, spuntano a Mosca, coperti di gagliardetti e medaglie improbabili, sostituiti nell’apparato del Donbass da consumati burocrati anteguerra.

 

madre e figlia si riparano dai bombardamenti a donetskmadre e figlia si riparano dai bombardamenti a donetsk

E l’ex ministro della Difesa di Donetsk Igor Strelkov, rimpatriato (è cittadino russo, come Motorola) già dopo la tragedia del Boeing, parla di “golpe” e accusa Putin di essersi “piegato alle sanzioni americane”. A Donetsk e Lugansk restano i pochi leader autoctoni della rivolta, come Zakharchenko e Plotnitsky, e il negoziato dei prossimi mesi avrà come argomento principale il loro futuro.

 

lancia di missili a donetsklancia di missili a donetsk

Per il presidente ucraino Petro Poroshenko, nonostante le pressioni di Berlino e Parigi, ritrovarseli come governatori delle regioni tornate all’ovile è inaccettabile, come hanno dimostrato gli scontri a Kiev quando la Rada ha votato una mini autonomia per i distretti del Donbass. Vadim Denisenko, parlamentare vicino al presidente ucraino, traccia la linea di non ritorno: “Niente amnistia per i criminali di guerra”. Il tedioso negoziato dei vari gruppi di lavoro nella cornice di Minsk – elezioni locali prima o dopo il ritiro delle truppe, prima della concessione dello statuto speciale (e quanto speciale) o dopo, con regole, partiti e media ucraini o senza – verte alla fine intorno a questo problema: come salvare la faccia (e la pelle) ai separatisti scaricati e al cauto Poroshenko.

 

gatto a donetsk con fiocco coi colori dell'ucrainagatto a donetsk con fiocco coi colori dell'ucraina

Il nuovo obiettivo è la Siria Il Donbass è stato “scaricato” anche perché costava: da mesi pensioni, salari, forniture, scuole e ospedali erano a carico di una Russia in recessione. Una nuova escalation militare avrebbe avuto un prezzo economico e politico insostenibile. La Siria è stata un’occasione da cogliere al volo. Anche perché, come sostengono alcuni ex amici di Putin, il presidente russo è volubile: si appassiona a un progetto, entra nei suoi minimi dettagli con una precisione quasi ossessiva, per poi passare a un altro dossier.

 

filorusso di donetskfilorusso di donetsk

Adesso torna a sembrare vincitore, il presidente siriano Bashar el Assad appare un alleato più grato degli inaffidabili ucraini, lo sfoggio di potenza militare russa fa impallidire la Cnn dei tempi di Desert Storm e il Cremlino orchestra una crisi internazionale, e non una guerriglia di periferia in una oscura regione mineraria dell’ex Urss. La Siria non solo ripara l’autostima, ma placa i reduci russi del Donbass, che dopo il rimpatrio avrebbero potuto fomentare il malcontento nazionalista: i più irriducibili potranno sfogarsi a Homs, e si parla già di mandare “volontari” da Donetsk a Latakia.

 

poroshenko a davos con un pezzo di autobus ucraino fatto saltare da filorussiporoshenko a davos con un pezzo di autobus ucraino fatto saltare da filorussi

Poroshenko si riprende un Donbass devastato, costato almeno 10 mila vite umane. Forse avrebbe preferito lasciarlo ai russi. Il 1° gennaio 2016 entra in vigore l’accordo di associazione economica tra Ucraina e Unione europea. Quello che fu il motivo della guerra tra Mosca e Kiev, se qualcuno se lo ricorda.

 

E ieri il Consiglio di sicurezza dei Paesi Bassi ha pubblicato il rapporto dell’indagine sul Boeing malese abbattuto sul Donbass il 17 luglio 2014: è stato un missile Buk 9M38 con testata 9H314M, made in Russia, sparato da un territorio che gli ucraini e gli esperti indipendenti dicono fosse controllato da separatisti, anche se secondo Mosca era in mano alle truppe di Kiev. In attesa del Tribunale internazionale, bloccato dai russi con un veto all’Onu, i parenti delle 298 vittime vogliono chiedere i danni al Cremlino.

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…