SALE (NON) OPERATIVE - LA GUERRA DI PARROCCHIETTE TRA CARABINIERI E POLIZIA CI COSTA MEZZO MILIARDO

Thomas Mackinson per il "Fatto quotidiano"

Ottocento sale operative, 20 mila agenti al telefono, radio e terminale per 8 numeri d'emergenza. Tra le tasse degli italiani c'è anche una gigantesca bolletta per il "mancato coordinamento" delle forze di pubblica sicurezza, specialità nazionale che si rintraccia in tante vicende di questi anni.

Il contribuente che ne fosse edotto, però, non saprebbe a chi denunciare il maltolto, se chiamare il 112 o il 113, il 117 o magari il 115 perché arrivi un idrante a sbollire la rabbia, mentre la telefonata che gli salva la vita rimbalza da un numero all'altro e si prolunga. Nell'estate più pazza del Viminale, dove tutti danno i numeri e scaricano le colpe sulle comunicazioni mancate, si torna a parlare di coordinamento delle forze di sicurezza e del "112" unico per l'emergenza, quello con localizzazione del chiamante che Bruxelles ci chiede dal lontano 1991 e nessun governo, in 22 anni, ha pensato bene di istituire.

Nel 2002 Beppe Pisanu lo dava per certo entro l'anno, nel 2007 toccò a Marco Minniti, poi a Maroni e infine a Monti. Alle parole sono seguiti 5 decreti in larga parte inapplicati, una serie di sperimentazioni fallite, incarichi di studio che hanno appesantito il conto per finire in un cassetto.

UN PASTICCIO CHE COSTA CARO
Alla fine l'Europa ha perso la pazienza, nel 2009 ci ha appioppato una multa da 40 milioni e presto potrebbe passare all'incasso. L'Italia, infatti, ha risposto con l'ennesima sperimentazione-farsa: dopo Salerno e Varese, costate diversi milioni e poi accantonate, da luglio a Milano opera un call center sperimentale che risponde al 112: non unifica però le sale operative preesistenti ma introduce semmai un ulteriore filtro, con il personale civile dell'azienda regionale che smista 112, 118 e 115 mentre "problemi di interconnessione tra tecnologie non consentono di portare il 113", spiegano fonti della Questura.

Nulla di fatto, se ne riparla in autunno, forse. Trasformare la caserma Annarumma in un centralino, intanto, è costato 800mila euro.

RISPARMI A PORTATA DI MANO
L'inerzia del coordinamento si scarica sui cittadini con inefficienze e duplicazione di costi per personale, apparati e flotte che una legge di 32 anni fa (la 121/81) già si proponeva di unificare, prescrivendo al Dipartimento di pubblica sicurezza "le migliori forme di coordinamento, a partire dalle sale operative".

Tutti d'accordo e nessuno lo fa. Nessuno infila le mani nel ginepraio di poteri pubblici che gestiscono appalti milionari - sempre secretati e occasionalmente oggetto d'inchieste e arresti - e mette fine alla storica dicotomia tra parrocchia dei carabinieri, che militano tra ranghi della Difesa, e dei poliziotti che stanno sotto le insegne del Viminale.

L'Europa, infondo, questo ci chiede: che le forze pubbliche di sicurezza siano coordinate tra loro sotto un'unica autorità civile. Non sarebbe poi così difficile: "Salvo alcune specificità, all'80% facciamo le stesse cose", spiega Filippo Bertolami dirigente del sindacato di polizia Anip-Italia Sicura additando esempi di inutile duplicazione di costi che, tra strutture e personale, fanno volare fuori dalle finestre delle sale operative oltre un miliardo l'anno per cui "è ormai indispensabile incardinare i Carabinieri nell'ambito del ministero dell'Interno, anche perché molti dei loro costi gravano già sul Dipartimento della Ps.

Basterebbe costituire uffici interforze per le funzioni operative di carattere generale (pronto intervento, ordine pubblico, controllo del territorio, ecc.) direttamente dipendenti dal questore quale autorità civile di pubblica sicurezza. Solo il dimezzamento delle sale operative con le economie di scala farebbe risparmiare milioni di euro e liberare migliaia di agenti".

APPALTI E POLITICA DIETRO L'INERZIA
La politica ha girato intorno alla questione, concentrando i tagli su personale e servizi. Il sospetto, in questa storia italiana, è che la gestione "attentamente scoordinata" della sicurezza pubblica faccia comodo a molti, anche ad alto livello: quando butta proprio male, infatti, la colpa si può sempre dare al classico "non sono stato informato".

Il circo dell'espulsione kazaka, a ben vedere, è l'ultima perla di quel mancato coordinamento che è una costante nella Storia d'Italia: dalla stagione delle stragi coi suoi misteri, alla gestione del G8 di Genova, dal caso dei marò al derby romano ad urne aperte. Fino all'attentato a Palazzo Chigi dove l'ordine di chiudere i varchi alla piazza fu dato a voce perché, al solito, Cc e polizia non parlano sulle stesse radiofrequenze.

 

 

ELICOTTERO DI SALVATAGGIO DELLA POLIZIA poliziaCarabinieriCARABINIERI

Ultimi Dagoreport

francesco lollobrigida

DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE GUERRE NON CI SAREBBERO STATE DI FRONTE A CENE BEN ORGANIZZATE?”. E TRA UNA CAZZATA E UNA GAFFE, FERMAVA PURE I TRENI - DOPO DUE ANNI DI LOLLISMO SENZA LIMITISMO, QUESTA ESTATE, UNA VOLTA SEGATO DALLA MOGLIE, LA SORELLA D’ITALIA ARIANNA MELONI, È SCOMPARSA LA NOSTRA RUBRICA PREFERITA: “LA SAI L'ULTIMA DI LOLLOBRIGIDA?”. ZAC!, IL SILENZIO È SCESO COME GHIGLIOTTINA SUL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA (PER MANCANZA DI PROVE). DALLA “BANDA DEI QUATTRO” DI PALAZZO CHIGI (LE DUE MELONI, FAZZOLARI E SCURTI), ERA PARTITO L’ORDINE DI CUCIRGLI L’EFFERVESCENTE BOCCUCCIA (STESSO TRATTAMENTO ALL’ALTRA “PECORA NERA”, ANDREA GIAMBRUNO). A QUESTO PUNTO, NON ESSENDO ANCORA NATO UN MOVIMENTO DI LIBERAZIONE DEL REIETTO, L’EX STALLONE DI SUBIACO SI E’ MESSO IN TESTA DI FORMARE UN… - VIDEO, TUTTE LE GAFFES!

giorgia meloni marina berlusconi paolo barelli sigfrido ranucci antonio tajani

DAGOREPORT - DOPO LE VIOLENTE POLEMICHE PER LA PUNTATA SU BERLUSCONI-DELL’UTRI-MAFIA, DOMENICA PROSSIMA LA CAVALIERA MARINA POTREBBE PERSINO INVIARE UNA LETTERA DI RINGRAZIAMENTO A RANUCCI - '’REPORT’’ SCODELLERÀ UN SERVIZIO AL VETRIOLO SU PAOLO BARELLI, FEDELISSIMO SCUDIERO DI ANTONIO TAJANI, DEL QUALE DIVENTERÀ PRESTO CONSUOCERO - CON TAJANI RIDOTTO A CAVALIER SERVENTE DELLA DUCETTA, L'IMPERO BERLUSCONIANO HA BISOGNO DI UN PARTITO CON UNA NUOVA E CARISMATICA LEADERSHIP. MA MARINA E PIER SILVIO HANNO TEMPI LENTISSIMI PRIMA DI TRASFORMARE LE PAROLE IN FATTI. NON SONO RIUSCITI NEMMENO A OTTENERE DA TAJANI LA MESSA IN FUORIGIOCO DI BARELLI E GASPARRI - ORA VEDIAMO SE “REPORT” RIUSCIRÀ A DARE UNA SPINTARELLA AL CAMBIO DI GUARDIA DENTRO FORZA ITALIA…

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO