GUERRA A SARKÒ - IL SUO NEMICO STORICO, L’EX PRIMO MINISTRO DE VILLEPIN, SORPRENDE TUTTI E SI CANDIDA ALL’ELISEO PER IL 2012: “LA FRANCIA È UMILIATA DAI MERCATI, NON SI PUÒ CONTINUARE COSÌ” - SI AGGIUNGE AL CENTRISTA BAYROU E ALLA DUCIONA DI FRANCIA MARINE LE PEN (ENTRAMBI AL 13% NEI SONDAGGI), CHE STANNO FREGANDO CONSENSI AL NANOLEONE, E GARANTIREBBERO LA VITTORIA DEI SOCIALISTI - HOLLANDE RIGETTA L’EURO-ACCORDINO: “QUANDO SARÒ ELETTO, NON MI SENTIRÒ VINCOLATO A NESSUN TRATTATO PER CUI NON C’È NEANCHE LA DATA”…

1- DE VILLEPIN TORNA PER AVVELENARE SARKOZY
Gaia Cesare per "il Giornale"

Con un coup de théâtre , spariglia le carte, stupisce destra, sinistra e centro, spinge l'intera Francia a chiedersi «bluffa o fa sul serio?» ma soprattutto riapre l'antica guerra con il nemico di sempre, l'ex alleato di partito e rivale Nicolas Sarkozy. Ora o mai più, deve aver pensato Dominique de Villepin. L'ex primo ministro che nel 2007 rinunciò alla corsa per l'Eliseo a causa dello scandalo giudiziario Clearstream, (l'accusa di aver partecipato a un complotto per screditare Sarkozy e fermarne la scalata alla presidenza), si è presentato domenica davanti alle telecamere di TF1- fresco di assoluzione- e ha annunciato che parteciperà alle presidenziali di aprile 2012, per molti le più importanti della Quinta Repubblica.

Potrebbe essere solo un trucco per fare in modo che i riflettori si accendano di nuovo su di lui, un escamotage per guadagnare la scena in attesa che Sarkozy annunci ufficialmente la sua candidatura, probabilmente a inizio del nuovo anno, o forse è solo la sua eterna voglia di fare la guerra, fatto sta che l'annuncio dell'ex primo ministro di Francia, ex braccio destro del presidente Jacques Chirac, ex ministro degli Interni, ex ministro degli Esteri istigatore della rottura con gli Usa ai tempi della guerra in Irak, ha fatto saltare i nervi all'interno del partito di governo, l'Ump - dal quale Villepin era uscito un anno e mezzo fa per fondare «République solidaire» (Rs) proprio in vista di una sua candidatura disturbatrice all'Eliseo - e deve aver mandato su tutte le furie monsieur le président.

Nonostante abbia annunciato di «non essere per la repubblica dei partiti» di «non credere che la verità stia a destra a sinistra o al centro», il risultato della tentata volata di Villepin verso l'Eliseo avrà come effetto quello di spaccare ulteriormente il centrodestra e rosicchiare voti al primo turno a Sarkò, già disturbato dalla candidatura del centrista François Bayrou (dato al 13% contro il 26% del presidente uscente e il 31,5% del favorito della gauche François Hollande).

Sarebbe l'ennesimo colpo basso al nemico di sempre, l'ex compagno di partito tanto odiato, un colpo ancora più odioso perché negli ultimi tempi «Napoleone» Villepin - come lo chiama Libération tra l'inviperito e l'ironico facendo riferimento alla sua passione per l'ex imperatore­sembrava aver rinunciato alla guerra: si era riavvicinato a Sarkò, aveva lasciato la presidenza del partito nato per sfidarlo nel 2012 e sembrava dirigersi verso qualche incarico ministeriale.

Domenica, invece, l'annuncio a sorpresa: «Ho una convinzione: l'appuntamento del 2012 sarà l'appuntamento della verità, del coraggio e della volontà», ha detto in tv. Poi si è detto «inquieto» di vedere «la Francia umiliata dalla legge dei mercati che impone sempre maggiore austerità» e ha chiesto di riprendersi la «sovranità che ci sfugge in parte».

Infine: «Non si può continuare così per altri cinque anni». Un messaggio chiaro per contenuto e destinatario. Perfino il candidato socialista Hollande ha ammesso: «Ha sorpreso tutti». «Vedremo se le sue convinzioni saranno altrettanto forti delle pressioni che sta subendo in questo momento». Il pressing, durissimo, arriva dall'Ump. In attesa di sapere se riuscirà a raccogliere le 500 firme necessarie per la candidatura o se sta solo bluffando per puro gusto sadico (il 60% dei lettori del Figaro on-line ieri pensava di sì) il partito vuole fermare subito qualsiasi possibile emorragia elettorale.

Così ieri gli appelli si sono sprecati. Il senso era per tutti lo stesso: rinuncia o faremo la fine dei socialisti, la cui spaccatura nel 2002 aprì le porte alla destra estrema di Jean Marie Le Pen (la figlia Marine, oggi candidata, è data al 13,5% al primo turno) e spalancò l'Eliseo a Chirac.

Ma Villepin potrebbe essere ancora più diabolico di quello che molti pensano: se - come indicano ancora gli ultimi sondaggi -Sarkozy dovesse essere sconfitto dalla gauche di Hollande (57% a un eventuale ballottaggio) e se i giochi nel centrodestra si riaprissero dopo le presidenziali, l'ex primo ministro pupillo di Chirac, con alle spalle vari incarichi di governo ma mai investito dal voto popolare, avrebbe guadagnato di nuovo la scena. E potrebbe tornare a puntare in alto, sempre più in alto.


2- UN ELISEO POCO SOVRANO - PARIGI E L'EURO-ACCORDINO. SARKOZY L'HA INGOIATO, HOLLANDE LO RIGETTERA...
Da "il Foglio"

All'indomani della sua approvazione, l'accordo raggiunto a Bruxelles si presenta come compromesso al ribasso e di incerto avvenire. Intervistato ieri mattina dalla radio Rtl, François Hollande, candidato socialista alle presidenziali e largamente favorito nei sondaggi, ha detto di non sentirsi vincolato da un accordo per la cui applicazione non è stata fissata alcuna data.

E' stato solo evocato il mese di marzo ma le elezioni in Francia si terranno appena qualche settimana dopo. Normale quindi che chieda di rinegoziarlo: per dare alla Bce via libera per intervenire direttamente nella crisi del debito, per istituire gli Eurobond e un fondo di solidarietà che consenta di resistere alla pressione dei mercati, infine per introdurre misure pro crescita senza le quali nessun obiettivo potrà mai essere raggiunto.

Nella scia delle presidenziali sarà eletto anche il nuovo Parlamento, cui Hollande sottoporrà una legge di programmazione della finanza pubblica in cui il ritorno all'equilibrio di bilancio è previsto per la fine del 2017. A queste parole del rivale, ha risposto indirettamente il presidente in carica. In una lunga intervista al Monde, Nicolas Sarkozy ha detto che la Francia da sola non avrebbe potuto fare né meglio né di più.

Che non ci sono alternative all'intesa con Berlino, che sono stati compiuti progressi decisivi in materia di convergenza economica, che la governance è ormai nelle mani dei capi di stato e di governo, i soli legittimati dai popoli, che non c'è stato nessun trasferimento ulteriore di sovranità. Ne viene fuori l'immagine di un Sarkozy realista e senza passione. Come di qualcuno cui è stato dato da scegliere tra due mali e si è convinto di aver scelto il minore.

 

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