hong kong mafia cinese

A HONG KONG LA MAFIA CINESE INTERVIENE CONTRO GLI STUDENTI CHE OCCUPANO DA OTTO GIORNI IL CENTRO DELLA CITY E SFIDANO IL POTERE DI PECHINO –RECLUTATA LA BASSA MANOVALANZA DELLE TRIADI FATTI VENIRE DALLA VICINA PROVINCIA DI CANTON

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Guido Santevecchi per il Corriere della Sera

 

Il primo Nastro blu salta a piedi pari sulla barricata piazzata dagli studenti. Le due del pomeriggio a Nathan Road, la strada dei mille negozi e delle infinite trame del quartiere Mong Kok a Kowloon. Dietro il tizio grosso, che fuma la pipa per darsi un’aria importante, ci sono altri due, con la faccia da picchiatori. «Teppisti da Triadi, stia attento a non avvicinarsi, ieri hanno tirato pugni anche ai cronisti quelli lì», suggerisce un ragazzo.

 

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I Nastri blu sono la risposta dei filocinesi di Hong Kong a quelli gialli portati dagli studenti che occupano da otto giorni il centro della city e sfidano il potere di Pechino. L’altra notte i filocinesi sono andati all’assalto, hanno tirato colpi, minacciato e ferito una dozzina di manifestanti democratici e pacifici, che tenevano le mani alzate. La polizia è intervenuta in ritardo e senza convinzione. 

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Entra in scena un altro tizio, capelli grigi, aria da capo, urla ai giovani: «Andatevene, basta occupazione, venite a battervi con noi, vigliacchi». Dal gruppo di studenti ancora mani levate con le mani aperte e la risposta: «Mostra la carta d’identità, vediamo se sei davvero di Hong Kong».

 

Il sospetto è infatti che dietro gli assalti dei filocinesi ci sia il governo, che ha reclutato elementi fatti venire dalla vicina provincia di Canton e bassa manovalanza prestata dalle Triadi. Le associazioni segrete e mafiose storicamente sono favorevoli al potere di Pechino e a volte si prestano a fare lavori sporchi. 
 

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Il tizio grosso, con un tatuaggio sul collo, due anelli e la sua pipa, ha cominciato a comportarsi da padrone della strada e come prova di superiorità, dopo aver preso a calci la barricata, mi ha soffiato in faccia il fumo della pipa. Poco male.

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Dietro, un altro con tunica intarsiata di draghi vari e codino annodato in verticale sulla testa ha cominciato a inveire verso il gruppo dei cronisti. «Fotografatelo, così lo identifichiamo», incitano i ragazzi. Qualche spintone, minacce e imprecazioni. Cori di «Difendete gli studenti». Polizia sempre spettatrice. 

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Davvero il sorridente Chief Executive di Hong Kong, CY Leung, spalleggiato dal governo centrale di Pechino, sta usando il trucco di affidare a picchiatori venuti da fuori e Triadi la «pulizia» delle strade occupate? La polizia smentisce, fa sapere di aver arrestato 19 aggressori e che otto di loro erano collusi con le Triadi. 

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Rex Yip, 27 anni, vive nel quartiere: «Qui c’è di tutto, gente onesta, bulli, mafiosi. E ci sono quelli che per pochi dollari menano le mani. Ho visto tipi strani, parlano cantonese ma non con l’accento di Hong Kong». Però, tra i Nastri blu, ci sono anche cittadini di Hong Kong che davvero non hanno niente da eccepire sul governo locale fedele al partito comunista cinese; e ci sono tanti esasperati dalla paralisi delle vie dei negozi, delle superstrade, delle scuole. Fino a quando vuole insistere l’alleanza degli studenti e di Occupy Central? Non state esagerando?

 

«Eh, questi che protestano per gli affari rovinati sono gioiellieri, arricchiti, fanno un sacco di soldi e piangono per pochi giorni di disagio. Noi pensiamo al futuro dei nostri figli», ci dice un uomo di 59 anni, ex studente dai salesiani. C’è anche molto risentimento per la diseguaglianza economica in questa crisi. 

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Sulla superstrada che taglia la city ad Admiralty, nella notte grande manifestazione degli studenti e di Occupy Central (che riunisce professori, intellettuali e religiosi). Un mare di gioventù entusiasta e ispirata dal sogno democratico. Canzoni e promesse di resistere. 
Il Chief Executive CY Leung va in tv, dice che per lunedì mattina vuole la city sgomberata: «Ora basta, la polizia farà tutto il necessario per ripristinare l’ordine». 

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Appiccicato a un muro di Admiralty un manifesto scritto a mano: «Notte, neanche la luna, solo le cinque stelle della bandiera cinese, immaginate il buio che ci avvolge».

 

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