antonio tajani fora italia berlusconi presidente marina pier silvio

I BERLUSCONI ALLA RESA DEI CONTI CON IL DUPLEX MELONI-TAJANI – DOPO MARINA, ANCHE PIER SILVIO SCARICA IL MINISTRO DEGLI ESTERI, ORMAI TUTTOFARE DELLA DUCETTA: “I MODERATI SONO LA MAGGIORANZA E MANCA QUALCUNO IN CUI SI RICONOSCANO” – DA “PROPRIETARI” DI FORZA ITALIA (IL PARTITO È DEBITORE DI UN CENTINAIO DI MILIONI CON LA FAMIGLIA), I FIGLI DI SILVIO RIFUGGONO IL POPULISMO SPICCIO DELLA SORA GIORGIA E DI SALVINI, SOVRARAPPRESENTATI NELLE RETI MEDIASET. ECCO SPIEGATO LO SCAZZO CON MAURO CRIPPA E IL TRIO DEL DEBBIO, PORRO, GIORDANO...

Estratto dell’articolo di Carmelo Lopapa per “la Repubblica”

 

pier silvio berlusconi

Il telefonino di Pier Silvio Berlusconi squilla a metà giornata. Da ore le agenzie di stampa stanno rilanciando le frasi che ha pronunciato in occasione della presentazione dei palinsesti Mediaset.

 

Quel passaggio sui «moderati che in Italia sono la maggioranza» ma risultano privi di «qualcuno in cui si riconoscano veramente», al punto da spostarsi su Meloni, produce un effetto destabilizzante dentro Forza Italia.

 

Cosa sta succedendo? La famiglia del fondatore sta prendendo le distanze dalla leadership del partito? Non crede in Antonio Tajani? Proprio ora che la creatura politica del Cavaliere si è rilanciata con quel 9,72 per cento delle Europee che ha permesso perfino il sorpasso sulla Lega? Antonio Tajani prende il telefonino e chiama, chiede conto - con tutto il tatto e la cautela dovuti di quelle affermazioni.

 

GIORGIA MELONI MARINA BERLUSCONI - MEME BY EDOARDO BARALDI

Vuole capire se davvero […] vanno interpretate come un atto di sfiducia nei suoi confronti. Non è così, gli viene spiegato dal secondogenito, il ruolo del segretario non viene messo affatto in discussione, la famiglia conferma appieno la sua fiducia. Non è lui il problema.

 

Ma non tutto sta andando nella direzione giusta, la rotta va corretta. Bene la “stabilità” del governo Meloni, ma la stabilità non è tutto.

 

Pier Silvio Berlusconi lo chiarisce al segretario del partito, esattamente come da settimane sta facendo Fedele Confalonieri coi suoi interlocutori nei frequenti blitz romani. «Serve un rinnovamento della classe dirigente di Forza Italia» è il messaggio perentorio partito da Cologno Monzese. È un problema di uomini, non di scettro di comando. Pier Silvio ammette di avere «il dna» del padre, di subire il «fascino della politica come adrenalina».

 

antonio tajani e giorgia meloni al senato

Ma non è questo il momento. Il fatto è che il partito ha superato la prova della sopravvivenza col voto dell’8 e 9 giugno. Ma se adesso vorrà uscire dal recinto e ampliare il famigerato “centro”, allora bisognerà affidarsi a volti nuovi, possibilmente giovani: trasformare - per usare le parole dello stesso Berlusconi junior - la «Forza Italia di resistenza» in «Forza Italia di sfida». Ridarle smalto e creare un appeal.

 

Ad oggi non è così. Saranno pure rassicuranti figure come il capogruppo alla Camera Paolo Barelli, sul quale Tajani fa parecchio affidamento. Ma non è con il settantenne deputato romano che si conquisteranno nuovi elettori, è il ragionamento riferito dall’entourage del Biscione. Cambiare copione, linguaggio e, soprattutto, interpreti. Insomma, rinnovare.

 

pier silvio berlusconi

La famiglia Berlusconi, che del partito resta azionista di maggioranza - nel senso aziendale del termine: 600 mila euro versati solo prima delle Europee dai figli, per non dire delle fideiussioni - lo pretende. E Tajani non potrà indugiare ancora. Faccia un talent scout, richiami pure ex ministri ed ex ministre transitati altrove, ma non perda altro tempo: sembra un invito, ma è qualcosa di più.

 

Lui prende tempo e annuncia un restyling subito dopo l’estate. Marina Berlusconi, appena pochi giorni fa, aveva posto l’accento su un altro aspetto del problema, per certi versi complementare.

 

Quando il 26 giugno aveva sostenuto in una intervista al Corriere della Sera che «su aborto, fine vita e Lgbtq» si sente «più in sintonia con la sinistra», su Forza Italia l’effetto era stato altrettanto dirompente.

 

pier silvio berlusconi - presentazione palinsesti mediaset

L’area liberal si è ringalluzzita, altri sono rimasti spiazzati. Pier Silvio parla di uomini e volti nuovi, Marina di valori e di diritti sui quali «ognuno deve essere libero di scegliere». Messaggi differenti ma coincidenti.

 

Perché su una cosa i due fratelli concordano, al di là delle dichiarazioni di rito e degli elogi formali a Giorgia Meloni («Bene la stabilità», «meno male che c’è lei»). Ovvero sulla necessità che Forza Italia non si appiattisca sulla destra di governo.

 

Le intemerate securitarie e le restrizioni sui diritti civili non piacciono agli eredi Berlusconi. Matteo Salvini viene considerato al pari di un avversario (nonostante le apparizioni frequenti su Rete4): l’ultimo pasticcio della intitolazione di Malpensa, ma soprattutto la proposta di cancellare il canone Rai sono stati considerati dei colpi bassi.

 

PIER SILVIO BERLUSCONI E GIORGIA MELONI - FUNERALI DI SILVIO BERLUSCONI

Ma anche con la premier le cose non vanno più come un tempo. Il feeling tra Giorgia e Marina è ormai un lontano ricordo, così le telefonate di un anno fa. La vicenda Giambruno poi ha fatto il resto.

 

Un peso sulla nuova strategia della “casa” sembra che lo abbiano il posizionamento e i consigli dei due grandi vecchi di famiglia. Gianni Letta ne elargisce con una certa generosità alla presidentessa di Mondadori, come un tempo faceva col padre. Fedele Confalonieri ha un suo ascendente su entrambi i primi figli ma soprattutto su Pier Silvio. La ricerca di «volti smart» è un suo pallino, raccontano. Per entrambi i “saggi” Forza Italia dovrà sottrarsi all’abbraccio mortale dei sovranisti Salvini-Meloni e trasformarsi finalmente nel “Partito popolare italiano”. […]

IL BACIO TRA GIORGIA MELONI E MARINA BERLUSCONI - MARTA FASCINAIL BACIO TRA GIORGIA MELONI E MARINA BERLUSCONIpier silvio confalonieri meloni salvini crippa

AEROPORTO SILVIO BERLUSCONI - DUTY FREE PIERO FASSINOPIER SILVIO BERLUSCONI VERSIONE COMUNISTA

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…