I PURI COME AL SOLITO FINISCONO EPURATI - I GRILLINI CHE HANNO LASCIATO IL M5S A BRUXELLES SI SONO UNITI AI VERDI EUROPEI. CHE SI DICHIARANO FAVOREVOLI AL MES. E NON SOLO QUELLO SANITARIO, PROPRIO QUELLO PER LE BANCHE! - ELEONORA EVI IN IMBARAZZO: ''IN UN GRUPPO C’È DEMOCRAZIA, I VERDI NON SONO UNA DITTATURA. ABBIAMO DIVERSE POSIZIONI MA LA LIBERTÀ DI VOTO È GARANTITA''
Angela Mauro per www.huffingtonpost.it
La riforma del Mes è stata argomento centrale nella scelta finale degli eurodeputati Ignazio Corrao, Eleonora Evi, Rosa D’Amato e Pier Nicola Pedicini di lasciare il Movimento cinquestelle per aderire ai Verdi europei. Ma i Verdi europei sono favorevoli alla riforma del Salva Stati. Sorpresa! Anzi no, è posizione nota, come è noto che i Verdi tedeschi sono favorevoli anche alla linea di credito istituita nel Salva Stati per la pandemia. E’ il paradosso che accompagna questa scissione consumatasi a Bruxelles e ancora senza pace, evidentemente.
“Abbiamo bisogno della riforma del Mes, perché c’è bisogno del backstop per le banche in crisi”, ci risponde il co-presidente dei Verdi, il belga Philippe Lamberts, nella conferenza stampa di presentazione dei nuovi membri del gruppo. Lamberts fa riferimento al fondo istituito nel Mes di sostegno agli istituti di credito: dovrebbe diventare operativo il primo gennaio 2022, se tutti gli Stati membri dell’Ue ratificheranno la riforma del Mes nei loro Parlamenti nazionali l’anno prossimo.
E’ chiaro che i quattro ex pentastellati avranno margini stretti per attaccare il governo Pd-M5s sulla riforma del Mes dalla loro nuova ‘casa Verde’: lì, come dice Lamberts, la riforma piace.
Quando la domanda viene posta in conferenza stampa l’imbarazzo è palpabile. “In un gruppo c’è democrazia, i Verdi non sono una dittatura”, risponde Evi. “Abbiamo diverse posizioni ma la libertà di voto è garantita”.
Di solito le scissioni politiche servono per staccarsi dalla linea maggioritaria del proprio movimento o partito di origine e affermarla altrove. In questo caso, la parabola dell’addio non è così lineare, diciamo. I quattro eurodeputati consumano uno strappo per approdare in un territorio che non comprende le loro posizioni sul Mes, punta di diamante della polemica politica italiana da un anno in qua, pandemia a parte. Un paradosso anche per gli stessi Verdi, che dopo mesi di dibattito interno hanno deciso di accogliere i quattro ex pentastellati. “Unica condizione era che lasciassero il Movimento”, dicevano alla vigilia del loro ingresso nel gruppo.
Lamberts concede che le critiche alla linea di credito istituita nel Mes per la pandemia siano giuste. “Non apprezziamo il Mes - ci dice - è un veicolo intergovernativo per inserire macro-condizionalità economiche e noi siamo difensori dei metodi comunitari. Ma il backstop per le banche serve”.
Eppure anche sulla linea di credito legata al covid nei Verdi ci sono posizioni diverse. I tedeschi per esempio - delegazione maggioritaria tanto da esprimere una dei due co-presidenti: oltre a Lamberts, la tedesca Ska Keller – sono favorevoli. E anzi questa primavera invitavano gli Stati membri a usare i prestiti del Mes per le spese sanitarie: “Calmerebbe i mercati e contrasterebbe gli attacchi speculativi”, parole del tedesco Sven Giegold, capogruppo dei Verdi in Commissione problemi economici al Parlamento europeo.
“Fino a ieri anche gli altri del Movimento volevano aderire ai Verdi e ora che aderiamo noi c’è polemica, non capisco”, si lamenta Evi in conferenza stampa. Già, ma ora gli altri del Movimento sono favorevoli alla riforma del Mes, dopo l’ultima giravolta europeista. E stanno fuori da ogni gruppo. In un post, alzano il tiro contro gli ex ‘compagni’ di Movimento. Che disordine.