pier carlo padoan roberto gualtieri

I VELENI DI FERRONI - TRA I DEPUTATI DEL PD SI PARLA DI PADOAN: “È UN PECCATO CHE SE NE SIA ANDATO A FARE IL BANCHIERE. POTEVA ESSERE IL SUO MOMENTO, VISTO CHE GUALTIERI NON È CERTO UN’AQUILA E NON È SPENDIBILE PENSARLO AL POSTO DI GIUSEPPE CONTE. UN NOME COME QUELLO DI PIER CARLO ERA UNA BUONA CARTA DA GIOCARE…”

ROBERTO GUALTIERI PIER CARLO PADOAN

Gianfranco Ferroni per "Il Tempo"

 

Il rammarico dei piddini: “Se Padoan non si fosse dimesso...”

Parlamentari del Pd in libera uscita, nel centro storico romano: uno dei due parla di Pier Carlo Padoan.

 

“Vedi, secondo me è un peccato che Padoan se ne sia andato via per fare il banchiere in Unicredit. Ora forse poteva essere il suo momento, visto che Roberto Gualtieri non è certo un’aquila e non è spendibile per un ipotetico salto di qualità, ipotizzandolo al posto di Giuseppe Conte.

 

giuseppe conte roberto gualtieri

Per il partito sarebbe stato perfetto avere un nome come quello di Pier Carlo, era una buona carta da giocare per la poltrona di premier”, ha detto il primo. E il secondo, dandogli ragione, ha commentato: “Presto vedremo se Pier Carlo ha perso un’occasione”.

 

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Berlinguer e il diavolo

«Lingotti d’oro, gioielli, pietre preziose, valute straniere, spille, braccialetti, collane, anelli, fiale di morfina e diamanti, di primissima qualità. Il fiume di denaro e preziosi che partì da Mosca per diffondersi ai quattro angoli d’Europa e d’America fu il capolavoro di Belzebù».

FRANCESCO BIGAZZI DARIO FERTILIO - BERLINGUER E IL DIAVOLO

 

Tra chi festeggia il centenario del Pci, ecco i grandi segreti di Botteghe Oscure raccontati nel libro “Berlinguer e il diavolo”: rivelazioni inedite su finanziamenti illeciti, armi e spionaggio. Dall’oro di Stalin al petrolio di Gorbacëv, Francesco Bigazzi e Dario Fertilio affrontano il legame politico-economico che univa Unione Sovietica e Partito Comunista Italiano, in un saggio storico di Paesi Edizioni: gli autori ripercorrono le tappe nevralgiche del passato della sinistra italiana, dai tempi del rapporto per molti tratti oscuro e controverso con il regime stalinista alla segreteria di Enrico Berlinguer. Se ne discuterà a lungo. Sarebbe bello vedere un dibattito sui temi del libro a “Cartabianca”, su Rai3...

 

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Veronesi, un’agendina contro il cancro

umberto veronesi 1

Solo alcuni, purtroppo, ricordano quando Beppe Grillo chiamava “Cancronesi” il massimo luminare della lotta contro i tumori, lo scomparso Umberto Veronesi. Per sostenere la ricerca scientifica la Fondazione Umberto Veronesi lancia una raccolta fondi avviata in collaborazione con il brand padovano Tigotà, grazie all’acquisto di un’agendina.

 

In ognuno dei  negozi della catena sparsi sul territorio regionale sono disponibili agendine colorate al costo di tre euro.  Per ogni vendita Tigotà destinerà un euro per finanziare l’attività della Fondazione, perché “in un anno caratterizzato dall’emergenza sanitaria anche la grande distribuzione deve fare la propria parte. Guardiamo da sempre con interesse a chi si dedica quotidianamente agli altri. L’anno scorso abbiamo valorizzato un percorso dedicato all’umanizzazione delle cure e oggi continuiamo su questa strada cercando di dare il nostro contributo alla ricerca”, ha detto il presidente del gruppo Tigotà, Tiziano Gottardo.

 

bedi moratti

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Bedi Moratti, a Roma il suo teatro non c’è più

Se Letizia Moratti ha conquistato una poltrona a Milano, a Roma Bedi Moratti ha perso le poltroncine, quelle del Teatro dell’Angelo. Lo spazio culturale situato a due passi da viale delle Milizie, in Prati, non c’è più: i lavori di rimozione di ogni oggetto del teatro sono stati avviati da settimane, con una sala che è destinata a diventare un supermercato.

 

La sorella di Massimo, e figlia di Angelo, in via Simone de Saint Bon aveva dato il via nel ‘95 a una serie di stagioni teatrali esaltanti: chi scrive ricorda, tra tutti gli spettacoli visti nella sala, uno straordinario “Pinocchio” con Carmelo Bene e Sonia Bergamasco. Era il 1998, e l’anno successivo “lo spettacolo della provvidenza” venne riproposto al Teatro Argentina. Poi, la coraggiosa direzione artistica di Antonello Avallone. Altri tempi. Ora un altro pezzo di Roma se ne è andato, per sempre.

PIER CARLO PADOAN ROBERTO GUALTIERI

 

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Decaro vuole Bari capitale della cultura

Bari è “una grande capitale umana, un insieme di luoghi, volti, quartieri, paesaggi, storie, culture e imprese, testimoni di una identità multiculturale e poliedrica, che trae la propria forza da un elemento naturale che ha una straordinaria potenza, il mare, attraverso il quale è arrivato San Nicola”: il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha dette queste parole nell’audizione al Mibact per la candidatura del capoluogo pugliese a capitale italiana della cultura 2022. Il progetto è stato presentato anche con gli interventi dello scrittore premio Strega Nicola Lagioia e del soprintendente della fondazione lirica Petruzzelli e Teatri di Bari, Massimo Biscardi.

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