UN MINISTRO FORTUNATO - VITA OPERE E MIRACOLI (DI DURATA) DI VINCENZO FORTUNATO, SOTTOSEGRETARIO ALL’ECONOMIA - PASSANO I GOVERNI, MA NESSUNO LO SCHIODA DA VIA XX SETTEMBRE. ANZI, CON GOLDMONTI (MINISTRO AD INTERIM), DI FATTO INCHIODATO A PALAZZO CHIGI, SPADRONEGGIA - COLLEZIONISTA DI INCARICHI (NEL 2005, REDDITO DI 788.855 €), QUANDO ERA MAGISTRATO AL TAR NOMINÒ UNA COMMISSIONE CHE DICHIARÒ SUA MOGLIE VINCITRICE DI UN CONCORSO…

Stefano Livadiotti per "l'Espresso"

Un aneddoto racconta bene chi è Vincenzo Fortunato. Risale all'immediata vigilia dell'insediamento del Berlusconi IV, nel maggio del 2008. L'ex magistrato del Tar ha appena lasciato la poltrona di capo di gabinetto al ministero delle Infrastrutture, guidato fino ad allora da Antonio Di Pietro. E sta per tornare, con lo stesso incarico, all'Economia, di nuovo in squadra con Giulio Tremonti, proprio come nel 2001.

È ormai sera quando, scortato da un finanziere, si presenta all'ingresso del palazzo dei Monopoli di Stato, in piazza Mastai, e fa sbarrare l'intero secondo piano (quello nobile), consegnando le chiavi al piantone: l'assegnazione delle stanze, che a ogni cambio di governo è oggetto di blitz da parte dei nuovi inquilini, la deciderà lui con i più stretti collaboratori. Come dire: i sottosegretari possono attendere.

Il più potente e temuto dei mandarini del sottogoverno italiano (insieme ad Antonio Catricalà, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e suo vicino in tribuna d'onore alle partite dell'amata Roma) è fatto così. A parte qualche capatina nella palestra della Guardia di Finanza, l'ex magistrato del Tar non ha hobby. Si tiene alla larga dai salotti romani. E le vacanze le passa nella tenuta in Basilicata dove produce l'olio e i mandarini che regala ai pochi amici a Natale. L'unica cosa che gli piace davvero è il potere.

Che esercita senza andare troppo per il sottile. E senza guardare in faccia nessuno. O quasi. Se un ministro di seconda fascia vuole parlare con lui (che, metodicamente, non prende telefonate) deve andare a trovarlo nel suo ufficio. Dove l'inflessibile capo della segreteria, Rita Ruffini, non gli risparmia l'anticamera. "Questo Fortunato è un cafone maleducato", si lamentava, al telefono con Luigi Bisignani, nell'ottobre del 2010, l'allora titolare dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, uno dei tanti nemici che Fortunato si è fatto nel Pdl (ma anche tra i nuovi ministri più d'uno si è già lamentato di lui con palazzo Chigi).

Così lo scorso novembre, quando Mario Monti, ventiquattr'ore dopo aver ottenuto la fiducia, l'ha chiamato al telefono nella sua casa romana per chiedergli di restare al suo posto al vertice del ministero che avrebbe retto ad interim, Fortunato si è fregato le mani. Con il premier chiuso a palazzo Chigi o in giro per il mondo (in via XX Settembre pare si sia presentato un'unica volta) e il direttore generale Vittorio Grilli (con cui ha un discreto rapporto) promosso al rango di vice ministro e non sostituito, non c'è più nessuno in grado di opporsi ai suoi diktat.

Non certo il ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, che Fortunato guarda dall'alto in basso. E non più Marco Milanese, l'unico capace di tenergli testa, che ha dovuto togliere il disturbo e s'è vendicato lanciando nebulose accuse all'arci-nemico.

Riservatissimo (non esiste una sua biografia completa), poco propenso ad ascoltare i consigli degli altri, Fortunato (figlio d'arte: suo padre è stato a palazzo Chigi con Emilio Colombo) ha lavorato con ministri di tutti i colori (da Augusto Fantozzi a Franco Gallo, da Vincenzo Visco a Ottaviano Del Turco, da Antonio Di Pietro a Giulio Tremonti e Domenico Siniscalco), trascinandosi sempre dietro un manipolo di fedelissimi: Italo Volpe (oggi all'ufficio legislativo), Marco Pinto (ex capo del legislativo, poi passato con Visco e per questo oggetto di un veto di Tremonti, ripescato da Fortunato come direttore di gabinetto), Gaetano Caputi (da poco approdato alla Consob).

Bipartisan nei rapporti politici (Ugo Sposetti è il suo ponte con il Pd), gran collezionista di incarichi (nel 2005 ha dichiarato un reddito di 788.855 euro), Fortunato esercita un formidabile potere nel Consiglio di Stato e Tar. Un'influenza consolidata negli anni in cui è stato membro del Csm della magistratura amministrativa. E che gli è costato l'unico scivolone della carriera, quando ha partecipato alla nomina di una commissione che ha dichiarato sua moglie vincitrice di un concorso al Tar.

 

VINCENZO FORTUNATO montiTREMONTIANTONIO DI PIETROmario canzio

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…