IN ATTESA DEL GIUDIZIO DI DIO, ARRIVA LA PRESCRIZIONE DEGLI UMANI PER I FRANCESCANI. MA IL BUCO RESTA - I TEMPI DELLA GIUSTIZIA ''GRAZIANO'' I FRATI MINORI LOMBARDI, CHE SI RITROVANO CON 20 MILIONI DI AMMANCO - LE INDAGINI ERANO SCATTATE TRA FINE 2014 E METÀ 2015 QUANDO GLI STESSI ENTI DENUNCIARONO LE ''OPERAZIONI DI INVESTIMENTO DI TRE FRATI, PROMOSSE E GESTITE DA UN SEDICENTE FIDUCIARIO-INVESTITORE''
Anna Giorgi per ''il Giorno - Quotidiano Nazionale''
Nelle casse dei francescani resta una "voragine" da 20 milioni di euro, un ammanco pesantissimo sul quale la giustizia penale, con i suoi tempi e suoi mille rivoli, non è riuscita a fare luce. Un buco nero per il quale ad oggi, dopo cinque anni di processo, nessuno è condannato, non c' è un colpevole.
I tre frati, ex amministratori degli enti dei Frati Minori, sono stati in parte prosciolti per prescrizione e in parte assolti nel merito dall' accusa di appropriazione indebita. Il tribunale, in particolare, ha dichiarato il «non doversi procedere per intervenuta prescrizione» nei confronti dei tre imputati, relativamente ai fatti commessi fino al maggio 2011 e l' assoluzione con formula piena «perché il fatto non sussiste» per i fatti commessi successivamente al 2011.
Le motivazioni del verdetto si conosceranno fra 90 giorni. Il dibattimento era a carico di Giancarlo Lati, ex economo della Casa Generalizia, di Renato Beretta, ex economo della Provincia di Lombardia, e di Clemente Moriggi, ex economo della Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori. Per la Provincia Sant' Antonio dei Frati Minori, ex Provincia Lombarda, c' è «rammarico che i tempi della giustizia penale non abbiano permesso la definizione di una verità processuale», mentre la Casa Generalizia ha preso «atto della decisione», riservandosi «ogni valutazione a seguito della lettura della motivazione del provvedimento».
Le indagini erano scattate tra fine 2014 e metà 2015 con le denunce presentate dagli stessi enti nelle quali veniva segnalato che i tre frati avrebbero messo in atto «operazioni di investimento, promosse e gestite da un sedicente fiduciario-investitore, tale Leonida Rossi», una persona «sprovvista di qualsiasi autorizzazione per lo svolgimento di attività finanziarie». Operazioni che si sarebbero «concluse con la mancata restituzione dei capitali investiti». Rossi, 78 anni, italo-svizzero, dopo che era emerso il suo coinvolgimento nell' indagine si era impiccato nella sua villa di Como nel novembre del 2015.
Il gip Maria Vicidomini nei mesi scorsi non aveva accolto la richiesta di archiviazione dei pm, a cui si era opposta la Casa Generalizia, e aveva ordinato l' imputazione coatta da cui è scaturito il processo che in primo grado si è chiuso ieri. Era stato lo stesso pm Adriano Scudieri a chiedere che venisse dichiarata la prescrizione per i fatti fino al maggio 2011, mentre le parti civili, con i legali Gian Luigi Tizzoni e Federico Pezzani, avevano chiesto che il dibattimento andasse avanti. Le difese, invece, con i legali Luigi Petrillo, Angelo Maietta, Manuela Murdolo, Olivia Kissov e Denise Pedrali, avevano chiesto assoluzioni nel merito.