DI BOSCHI E DI RIVIERA - LA COCCA DI RENZI TRATTERÀ CON VERDINI PER GLI ULTIMI RITOCCHI ALLA RIFORMA DEL SENATO: I BANANA BOYS HANNO LA PISTOLA ALLA TEMPIA: SE S’IMPUNTANO, IL GOVERNO SI LANCIA SUI CINQUESTELLE

Goffredo De Marchis per “La Repubblica”

 

maria elena boschi oggimaria elena boschi oggi

I relatori della riforma del Senato vogliono cancellare la norma sull’immunità. Non solo a parole, ricostruendo nei dettagli la storia dell’emendamento che ripristina lo scudo, chiesto da tutti i partiti e sostenuto dal governo. Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli si sono consultati al telefono per tutta la giornata di ieri. Oggi si metteranno a tavolino per scrivere un nuovo testo. Per allontanare sospetti e dietrologie.

 

«Possiamo tornare alla proposta originaria. Deputati e senatori oggetto di una richiesta di autorizzazione a procedere verrebbero sottoposti all’esame di una sezione della Corte costituzionale», ha confidato la presidente della commissione Affari costituzionali a chi l’ha contattata ieri.

 

L’immunità rimane ma il segnale all’opinione pubblica è chiarissimo: mai più giochi di potere e scambi sottobanco nelle aule parlamentari sulle inchieste e sulle domande di arresto per un singolo parlamentare. Decide un organo terzo, salta invece il giudizio “corporativo”. In fondo, il punto centrale è questo.
 

DANIELA SANTANCHE DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE DENIS VERDINI

Matteo Renzi vuole evitare che la riforma s’impantani sulla questione dello scudo e soprattutto che i frenatori utilizzino questo argomento per far saltare un impianto ormai deciso e che può veramente arrivare al traguardo entro luglio. Per questo il premier preferisce non intervenire a gamba tesa nel dibattito. Sostanzialmente, la decisione «è rinviata al Parlamento. Sono sicuro che troveremo una via d’uscita». Una terza via, tra la cancellazione e la regola attuale. Il trasferimento della scelta alla Consulta potrebbe essere proprio la soluzione gradita dal governo che in un primo momento l’aveva esclusa per non appesantire il lavoro dei giudici.

 

Paolo Romani Paolo Romani

L’importante è non provocare rinvii o slittamenti. Perché siamo alla stretta finale. Maria Elena Boschi vedrà oggi Denis Verdini e il capogruppo di Forza Italia al Senato Paolo Romani. È la riunione decisiva. Il partito di Berlusconi chiede ritocchi non difficili: la proporzionalità dei senatori per regione in modo da non penalizzare le aree più grandi, qualche modifica sull’elezione dei sindaci-senatori, togliere a Palazzo Madama il potere di elezione del capo dello Stato, del Csm e dei giudici costituzionali.

 

E i dubbi dell’ex Cavaliere? I suo tentennamenti su un Senato non elettivo? «Sull’elezione diretta dei senatori deciderà l’aula. I voti sono a scrutinio palese se si trova una maggioranza alternativa su quel punto, il Parlamento è sovrano e decide», spiega Romani.
 

Se oggi la Boschi chiude con Forza Italia e verifica che Berlusconi non si metterà di traverso all’ultimo momento, il Pd affronterà con uno spirito diverso il vertice fissato con 5stelle per domani. A palazzo Chigi attendono perciò la conferma ufficiale del patto del Nazareno per decidere la delegazione che incontrerà Luigi Di Maio. Renzi non esclude la sua presenza. Ma potrebbe delegare Boschi o i capigruppo. Con il mandato di evitare trappole. Ovvero di verificare seriamente la disponibilità del Movimento soprattutto sulla legge elettorale senza offrire sponde che Grillo potrebbe rivendersi come un successo personale.
 

LUIGI DI MAIO LUIGI DI MAIO

Per questo il pasticcio dell’immunità va risolto al più presto. Il premier si fida dell’accordo con Fi, Lega e Ncd ma sa che la prova dell’aula non è affatto scontata. «È un passaggio mai realizzato prima, un’intesa maggioranza-opposizione per una modifica fondamentale della Costituzione - ha spiegato Renzi ai suoi collaboratori invitandoli a non mollare di un millimetro -. Ed è la riforma del Senato che corrisponde alla sua abolizione, votata dagli stessi senatori. Una vera impresa. Dobbiamo stare vigili fino all’ultimo ».
 

Non lascia tranquillo l’esecutivo il silenzio della pattuglia di senatori democratici contrari alla riforma. Nel caos dell’immunità, i 14 dissidenti del Pd stanno affilando le armi e scrivendo gli emendamenti da presentare entro domani in commissione. Pippo Civati invita Renzi «a non sottovalutare un quinto del gruppo parlamentare, ad ascoltare le ragioni di chi ha dei dubbi».

 

Felice Casson ha già annunciato il suo voto contrario «se non cambia il testo».. Vannino Chiti insiste per l’elezione diretta. E Massimo Mucchetti ha messo nel mirino la Boschi accusandola di stringere accordi segreti con Verdini.

 

PALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICAPALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICA

È un gruppo in ebollizione, quello del Pd. In Forza Italia, con i ribelli guidati da Augusto Minzolini, emerge una fronda possibile e non è detto che Berlusconi non la copra. «Il patto del Nazareno è composto al 90 per cento della legge elettorale e per il 10 della riforma del Senato - avverte il presidente dei deputati Renato Brunetta -. Non è un caso che sulla revisione del titolo V e sulla trasformazione di Palazzo Madama arriviamo al dunque con un testo pasticciato, improvvisato e senza contrappesi». Come dire: se Forza Italia si tira indietro non ci sarà da stupirsi. Non sarebbe uno scandalo perché nel faccia a faccia Renzi-Berlusconi la riforma costituzionale è stata esaminata solo in superficie.

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