INCREDIBILE MA VERO: IL GOVERNO È RIUSCITO A SCONTENTARE PURE GLI ANGELUCCI – L’IDEONA DI ESTENDERE LA “WEB TAX” AI RICAVI DI TUTTI, PICCOLE E GRANDI AZIENDE, PENSATA PER COLPIRE I SITI CONSIDERATI “NEMICI” (INDOVINATE QUALI?), FINIRÀ PER ESSERE UNA MAZZATA PER TUTTA L’EDITORIA, COMPRESI “LIBERO” E “IL GIORNALE” – FORZA ITALIA PRENDE POSIZIONE E LA NORMA SALTERÀ…
Estratto dell’articolo di Carmelo Caruso per “il Foglio”
giorgia meloni con antonio e giampaolo angelucci festa 80 anni il tempo
Vogliono punire i colossi e ammazzano i nani. Il governo Meloni la chiama web tax ma è la tassa “ammazzagiornali”, la falce per i siti d’informazione, le botteghe della polemica. A Palazzo Chigi dicono ora “la cambiamo”, ed è sicuro che lo faranno: sono riusciti a scontentare la famiglia Angelucci, gli editori di Giornale e Libero, imprenditori che pagano gli stipendi dei giornalisti di destra, editori che credono nel governo Meloni, ma che non sono certo dei fessi.
[….] Un’imposta sui servizi digitali esiste già dal 2018. Chi vende pubblicità sui propri siti, chi ha ricavi che superano oltre i 750 milioni di euro deve pagare imposte. La tassa ha finora portato nelle casse dello stato: 390 milioni nel 2023; 298 milioni nel 2022, 240 milioni nel 2021. Per aumentare il gettito bastava alzare l’aliquota ma per alzare l’aliquota servono accordi internazionali.
[…] Più facile è affamare in Italia: sovranisti pure nelle tasse. Nella nuova legge di Bilancio, art 4 (misure in materia d’imposta sui servizi digitali e cripto attività) si è deciso di eliminare la soglia ed estendere l’imposta a tutti, piccoli e grandi, e, attenzione, non sugli utili, ma sui ricavi.
L’imposta ha riguardato finora i grandi editori e le loro concessionarie. Esempio? Publitalia, Rai, Mediaset, Gedi, Rcs. Ci sono poi i giornali online che vendono i loro spazi pubblicitari ma che non arrivano alla soglia dei 750 milioni di euro, sono giornali che assumono giovani, giornali aperti, accessibili, senza abbonamento, come Libero e Giornale.
MEME SULLA PRIMA DI LIBERO CON GIORGIA MELONI UOMO DELL'ANNO
Ci sono poi i siti d’informazione, solo siti, quelli che per la destra sono delle “latrine”. E’ un’opinione, rispettabilissima, per carità, come sarebbe da rispettare qualsiasi opinione irregolare che non piace alla destra.[…] Più ridicolo ancora è mettersi contro perfino gli amici. I “nemici” si sa chi sono e li ha indicati il governo.
[…] Gli editori, e tra questi gli Angelucci, hanno protestato e ora si capisce meglio a cosa si riferiva Antonio Tajani quando ha parlato di “burocrati del Mef che cercano di “essere troppo autonomi”. Maurizio Gasparri, uno che entrerebbe con la motosega negli uffici di Amazon, e che parla di “banditismo”, di colossi che rubano le notizie, ha annunciato che lui sta con gli editori, i piccoli, e che la web tax “non deve colpire le piccole tv digitali o i gruppi editoriali web”.
giorgia meloni antonio angelucci giampaolo angelucci
Tra questi c’è il gruppo Angelucci. La norma va riscritta, e lo dice Forza Italia, che dice anche: “Stiamo lavorando per escludere la tassazione. La norma è sbagliata perché colpisce la piccola editoria e non i grandi operatori digitali”. La tassa, modificata, aumenterebbe di solo 51.6 milioni di euro il gettito, ma enormi sono gli effetti sulla piccola editoria, un settore malandato, offeso, che viene periodicamente ristrutturato con leggi di prepensionamento.
Quando il governo toglierà la norma, e la toglierà, quale titolo vuole che i giornali gli facciano: “Il governo aiuta la piccola editoria” oppure meglio questo: “Meloni salva l’editoria. Il pluralismo è di destra”? Erano partiti “con gli diamo una lezione ai giganti” e sono finiti a prendere ripetizioni dai professori Angelucci, i docenti della destra aziendale: “Ripetiamo insieme: ora noi la norma la riscriviamo…”.
antonio angelucci 2 ricevimento quirinale 2 giugno 2024 foto lapresse GIORGIA MELONI DUCETTA DELL INFORMAZIONE - MEME BY EDOARDO BARALDI