di maio f-35 droni

ITALIA, PROBLEMI IN DIFESA - SCURE SULL’INDUSTRIA MILITARE, DI MAIO: "SFOLTIAMO LE SPESE PER GLI ARMAMENTI" – NEL MIRINO GLI F-35 E UN PROGRAMMA DI DIFESA MISSILISTICO - "LEONARDO" E "PIAGGIO" RISCHIANO DI PERDERE LE COMMESSE – IL MONITO DI GUIDO CROSETTO

FRANCESCO GRIGNETTI per La Stampa

 

drone piaggio

Tempi duri per l’industria militare. È arrivato il momento della verità, dei duri tagli al budget della Difesa pur di raggiungere gli obiettivi primari di questa maggioranza giallo-verde. Luigi Di Maio annuncia sfracelli: «Diamo una bella sfoltita alle spese per armamenti e militari». E non un fiato si è alzato dalla titolare della Difesa, Elisabetta Trenta. 

Fonti del ministero garantiscono che non si toccherà il personale, ma che i nuovi sistemi d’arma sono tutti sotto esame, con buona pace delle intemerate del presidente Trump che pretenderebbe il raddoppio della nostra spesa nel settore. 

 

Il rischio è che per fare cassa saltino investimenti ad alto contenuto tecnologico, che farebbero da traino a esportazioni dell’industria degli armamenti, ampliando peraltro il gap che già ci affligge in tanti comparti industriali. È esplicito il monito di Guido Crosetto, parlamentare di Fdi, ma soprattutto esperto del settore in quanto presidente dell’Associazione tra aziende private del comparto difesa, aerospazio e sicurezza: «Ci sono settori industriali nei quali, se lo Stato non investe, non puoi stare al tavolo dei Paesi che hanno futuro. Ma, se non sei al tavolo, rischi di essere sul menù».  

f-35

 

Il primo programma nel mirino di Di Maio è l’F35, anche se la ministra Trenta è ferma al caposaldo della «valutazione sui costi-benefici in corso». Considerando che ogni singolo aereo va prenotato con almeno tre anni di anticipo, ed è pagato per stati di avanzamento, al momento ce ne sono 8 in preparazione. Sommati a quelli già acquistati e già operativi, o quasi, sarebbero 26 velivoli. Si è lontani dall’obiettivo dei 90 come promesso dall’Italia agli Stati Uniti, ma tant’è. Dal programma - garantiscono fonti della Difesa - non usciamo, tanto più che è scontato che occorrano almeno i 15 aerei a decollo verticale che andranno sulla portaerei «Garibaldi». 

 

f 35

Ma nuovi ordini saranno centellinati e diluiti nel tempo. Ci si attende contraccolpi sul fatturato dello stabilimento di Cameri (Novara), che però, secondo boatos, potrebbero essere compensati dalla produzione degli agili aerei M-345 di Leonardo. Altro programma che è finito nel freezer è il Camm-Er (Common Anti Air Modular Missile Extended Range), programma missilistico italo-inglese in capo alla società MBDA-Italia. Doveva servire a sostituire diversi sistemi missilistici che difendono le nostre basi da un eventuale attacco aereo. Gli attuali sistemi stanno inesorabilmente invecchiando, perciò era prevista la spesa di 545 milioni nel giro di pochi anni. 

 

luigi di maio con profumo e de gennaro alla leonardo di pomigliano

E poi ci sono i dolori per la Piaggio Aerospace, società italiana con cuore e polmoni emiratini. Hanno realizzato un drone, il P-11HH, sotto la supervisione della nostra Aeronautica militare, e il governo precedente, su impulso del segretario generale della Difesa, generale Carlo Magrassi, ne aveva ordinati 20 esemplari al costo di 766 milioni di euro. Di questo acquisto si erano perse le tracce nel rinnovo di legislatura. E il progetto resta nel cassetto finché non ci sarà un chiarimento definitivo, visto che le povere risorse italiane dovrebbero coprire le spese di ben due droni casalinghi, quello italo-emiratino di Piaggio e quello italo-franco-tedesco Male-RPAS che vede protagonista la società pubblica Leonardo. 

luigi di maio con profumo e de gennaro alla leonardo di pomigliano

 

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