renzi juncker

IL BACIO DELLA MORTE DI JUNCKER: DOPO AVER SCAZZATO CON MATTEUCCIO, ADESSO SOSTIENE IL REFERENDUM - FASSINO: “E’ OVVIO. IL SI E’ UN ARGINE CONTRO IL POPOLISMO UE” - CALDEROLI: “GLI EUROBUROCRATI STANNO CON RENZI”

 

1. POLEMICHE SU JUNCKER A FAVORE DEL SÌ

 

R.R. per 'La Stampa'

renzi junckerrenzi juncker

 

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker appoggia la riforma della Costituzione italiana e subito tutte le opposizioni vanno all' attacco. Questa volta, però, nessuno grida all' ingerenza, come avvenne a metà settembre con una analoga presa di posizione dell' ambasciatore Usa John Phillips, ma l' attacco si concentra su Matteo Renzi.

 

«Avanti con le riforme» «Non so se sarei utile dicendo che vorrei che vincesse il Sì - ha spiegato ieri l' ex premier lussemburghese nell' intervista pubblicata da La Stampa -. Mi limito a dire che non vorrei vincesse il No. L' Italia è una grande nazione e Renzi ha contribuito a questo. Bisogna ammetterlo. Vorrei che il Paese ritrovasse il suo posto fra i grandi attori dell' Unione. L' Italia fa parte dell' Europa in modo essenziale - ha poi aggiunto -. Se la perdessimo come architetto, ispiratore, artigiano dell' Europa, non sarebbe più la stessa cosa». Su un altro tema caldo, quello dell' immigrazione, il presidente della Commissione ha invece definito scandaloso il fatto che si voltino le spalle all' Italia nel momento in cui le persone arrivano sulle sue coste.

renzi juncker 4renzi juncker 4

 

L' endorsement ovviamente non piace al fronte del No.

 

«Juncker si schiera per il Sì. E si guadagna il vaffa di buona domenica» scrive in un tweet il segretario nazionale de «La Destra» Francesco Storace. Giorgia Meloni di Fratelli d' Italia accomuna Juncker alle «consorterie europee, a JP Morgan, Goldman Sachs e alle agenzie di rating» per dire che «dove stanno questo non possono stare gli interessi degli italiani».

 

Il fronte del No Dichiarazioni fotocopia poi da Barbara Saltamartini, vicepresidente dei deputati della Lega, Raffaele Fitto, leader de Conservatori e riformisti, e da Arturo Scotto, capogruppo dei deputati di Sinistra italiana. Per tutti e tre «il supporto di Juncker al Sì dimostra che la cosiddetta battaglia di Renzi nella Ue è solo una sceneggiata a uso dei media», una «battaglia di facciata», «una pantomima utile per andare su giornali e tv, ad uso e consumo della propaganda. Nient' altro». Del resto, «finzione e bugie sono le uniche caratteristiche dell' operato di Renzi» sottolinea Saltamartini.

juncker napolitano 2juncker napolitano 2

 

Tranchant anche il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta che a sua volta twitta:«#referendum presidente della Commissione Ue per il Sì. Il bacio della morte di Juncker a Matteo Renzi #IoVotoNO».

 

 

2. FASSINO: OVVIO CHE BRUXELLES SOSTENGA LA RIFORMA IN BALLO C' È L' EUROPA"

 

Ugo Magri per 'La Stampa'

renzi junckerrenzi juncker

 

Dopo tante polemiche, Juncker tende una mano a Renzi sul referendum. La sorprende, Fassino?

 

«Per nulla. È una riforma che rende più efficace il funzionamento delle istituzioni e le riavvicina ai cittadini. Ai quali chiediamo di sostenere il Sì anzitutto per ciò che essa significa. Però poi, come diceva il mio vecchio professore di latino, oltre al testo conta pure il contesto, perché il referendum non si svolge su un altro pianeta ma in uno scenario internazionale che dal voto può subire accelerazioni anche drammatiche».

 

A cosa si riferisce?

 

RENZI  FASSINO  RENZI FASSINO

«Cinque mesi fa c' è stata Brexit. Dopodiché abbiamo avuto le elezioni americane, con la vittoria di un candidato come Trump, che non ha mai dato l' impressione di puntare sull' Europa, anzi. Nelle stesse ore in cui domenica prossima ci esprimeremo sul referendum, gli elettori austriaci torneranno alle urne per le presidenziali che erano stati vinte dal candidato progressista con appena uno 0,5 per cento in più del suo avversario di estrema destra. In primavera voteranno l' Olanda, dove i sondaggi danno davanti il partito xenofobo anti-europeo, e la Francia, dove per i socialisti non si annuncia certo una passeggiata...».

 

Il referendum potrebbe rappresentare uno spartiacque in Europa?

 

FASSINOFASSINO

«Chiaro che Juncker si preoccupa delle conseguenze. Proprio ieri un collega socialista europeo mi ha domandato come andrà a finire da noi. "Siamo sul filo", gli ho risposto. E lui: "Certo che se perdete in Italia, e va male in Austria, allora l' Unione subirebbe un altro colpo durissimo"».

 

Davvero è così grande la posta in gioco tra sei giorni?

 

«A questo punto il referendum non riguarda più soltanto gli italiani, ma l' intera Europa su cui sta soffiando una ventata pericolosa populista e di destra. Il Sì la contiene, il No chiaramente la aiuta. Per cui mi stupisce che D' Alema e Bersani non si rendano conto di come le loro posizioni facciano il gioco dei vari Grillo e Salvini, che sono l' espressione italiana del populismo. E c' è dell' altro».

 

Che cosa?

 

il web si commuove per fassinoil web si commuove per fassino

«Il No mette insieme tutti gli opposti, Bersani e Salvini, D' Alema e Grillo, appunto. Se vincono loro, si apre una crisi al buio in quanto questo cartello non può esprimere un programma, né un governo, tantomeno un premier. L' effetto sarebbe quello di affondare una riforma necessaria, ma anche di gettare il Paese nell' instabilità politica più profonda».

 

A Bruxelles lo sanno?

 

«E' chiaro. Così come sanno che una vittoria del Sì avrebbe il doppio effetto positivo di migliorare le istituzioni in Italia e di stabilizzare l' Europa intera».

 

 

3. CALDEROLI: "GLI EURO-BUROCRATI STANNO CON IL PREMIER QUINDI VINCERÀ IL NO"

 

Ugo Magri per 'La Stampa'

 

Juncker, si augura la vittoria del Sì. La considera un' intromissione, Calderoli?

 

CALDEROLI BOSCHICALDEROLI BOSCHI

«Ma chissene, tanto ormai si sono già intromessi tutti, incominciando dal Presidente uscente degli Stati Uniti. A questo punto ci può stare anche Juncker. Anzi, meglio così: squadra che perde non si cambia».

 

Squadra che perde, in che senso?

 

«E' la solita foto di gruppo, di quelli che alla vigilia di Brexit sostenevano la causa del "remain", e invece ha vinto il "leave" con un vantaggio inimmaginabile. Gli stessi personaggi si sono poi rimessi in posa come nelle foto scolastiche, in occasione delle elezioni Usa. E anche lì ha stravinto Trump, mentre ha perso la Clinton che loro avevano sostenuto».

 

Quindi, la morale qual è?

 

«Che per la terza volta si rimettono tutti insieme, con l' aggiunta di nani e ballerine, di banchieri e finanzieri, più le solite istituzioni europee, e pure stavolta la classe verrà bocciata».

CALDEROLI BRUCIA LEGGICALDEROLI BRUCIA LEGGI

 

La Lega insomma non si preoccupa?

 

«No, anzi Juncker rafforza le nostre convinzioni. Non solo ci sentiamo ancora più nel giusto sostenendo il rovescio di quanto desiderano gli euro-burocrati, ma si conferma la sensazione che ho raccolto da Bolzano alla Sicilia: gli italiani bocceranno la riforma. E i bookmaker, che sono i più attenti a non rimetterci, l' hanno capito perfettamente a giudicare dalle loro quote».

 

Paradossi a parte, l' uscita di Juncker come va interpretata?

 

«Fa venire allo scoperto i giochi. Dimostra come le polemiche di Renzi contro l' Europa erano fasulle, anzi strumentali. Gli servivano soltanto per recuperare qualche voto. Ma dopo l' endorsement della Commissione, il nostro presidente del Consiglio non potrà più nascondersi: è lui il migliore amico di Bruxelles».

calderoli-robertocalderoli-roberto

 

Ne è proprio sicuro, senatore Calderoli?

 

«Parlano i fatti. Se vincesse il Sì, resterebbe a Palazzo Chigi un signore che quest' estate era andato a Ventotene per abbracciarsi con Hollande e con la Merkel. Ma soprattutto passerebbe una riforma che proprio sull' Europa ci legherebbe le mani».

 

Da che punto di vista? 

 

renzi hollande merkel ventotenerenzi hollande merkel ventotene

«Basta leggersi cosa c' è scritto all' articolo 117, comma uno, della nuova Costituzione: si mette l' Unione europea al primo posto, in una posizione perfino dominante rispetto alla legislazione statale e regionale. E questa novità significa pure che un domani, volendo uscire dall' Europa, bisognerebbe passare prima da una riforma della Costituzione, allungando i tempi. Quindi è chiaro che Bruxelles non può non sostenere con entusiasmo una riforma, quella renziana, che avrebbe l' effetto di renderci ancora più loro sudditi di quanto già lo siamo adesso». 

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…