KYENGE E FOTTE - MARONI: “NON CAPISCO PERCHÉ CONTESTARLA SIA RAZZISMO’’ - E’ UN ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA LA “PADANIA” CHE PUBBLICA L’AGENDA CON I SUOI APPUNTAMENTI?

Grazia Longo per "La Stampa"

La Padania la perseguita con la rubrica ad hoc «Qui Cécile Kyenge», dove pubblica tutti i suoi impegni e appuntamenti pubblici, il segretario federale della Lega nord, Matteo Salvini, si ostina a definirla «sciura» e le intima di «dimettersi», ma lei non fa un «plissé».

O meglio, all'inizio la ministra dell'Integrazione reagisce con ironia: ieri pomeriggio, alla presentazione del libro che raccoglie gli insulti rivolti alla sua persona, si lascia andare a un sibillino «"La Padania" chi?» di fronte ai cronisti che le chiedono un commento sull'iniziativa editoriale del Carroccio. Ma poi, raggiunta al telefono, offre una lettura «politica dei fatti, che va al di là dell'accanimento della Lega nord nei miei confronti».

Con voce pacata, accantona le battute e afferma che la «Lega è una forza politica che strumentalizza il tema dell'immigrazione, facendo leva sulla paura delle persone. È evidente che sono entrati in piena campagna elettorale: hanno bisogno di voti e per questo cavalcano l'onda del razzismo».

La direttrice della Padania, Aurora Lussana, ribadisce che i lettori le hanno fatto notare che «in questi nove mesi Kyenge non ha prodotto alcun provvedimento in Consiglio dei ministri e in Parlamento. Fa solo pellegrinaggio filo-immigrazionista in lungo e in largo per l'Italia e quindi i nostri lettori vogliono essere informati sulle sue iniziative».

E il segretario Salvini incalza: «Kyenge viene pagata dai cittadini italiani per occuparsi solo di stranieri. Ministero inutile, spesa inutile, idee pericolose». E ancora: «Con la rubrica noi offriamo un servizio ai lettori della Padania che sono curiosi e vogliono andare ad ascoltare il ministro: non c'è mica scritto "Andate a picchiare la Kyenge"».

Parole che non convincono affatto la ministra, che considera la rubrica «un tentativo per strappare consensi e voti con modalità distanti anni luce da un linguaggio trasparente e coerente di cui c'è invece tanto bisogno. Dobbiamo avere la forza di dire con coraggio "no al razzismo"». Una presa di posizione, quest'ultima, essenziale per un «una reale svolta politica: solo combattendo il razzismo cambieremo l'Italia e potremo favorire la diffusione di una consapevolezza del rispetto e dell'uguaglianza».

Obiettivi raggiungibili superando la barriera degli estremismi, «attraverso un'adeguata campagna di sensibilizzazione e anche con la dovuta azione legislativa». Cécile Kyenge ribadisce «che nessuno mi fermerà nella mia azione e nel mio impegno contro il razzismo: anche se continueranno ad attaccarmi, non riusciranno a fermarmi, perché non si può fermare un progetto». È necessario però che «tutta politica si alzi per condannare, altrimenti il razzismo diventa un'arma pericolosa perché uccide la democrazia».

In sua difesa si è schierato il Partito democratico, a partire dal segretario Matteo Renzi che via twitter ha liquidato come «inqualificabile» l'iniziativa del Carroccio. Ad aggravare l'ira dei Democratici, a metà giornata, era stato il discorso pronunciato in Senato dal capogruppo «padano», Massimo Bitonci secondo cui la Kyenge non è qualificata per l'incarico. «Non sa cos'è l'integrazione - ha dichiarato in Aula -, non sa niente di niente: vuol favorire la "negritudine" come in Francia».

L'agenda insomma non verrà sospesa, anzi. La direttrice della Padania si stupisce «del caos scatenato dai professionisti dell'indignazione contro il nostro piccolo giornale. La Kyenge non può godere di un'immunità razziale, avrei voluto questa indignazione per le famiglie italiane bloccate in Congo o per i Marò».

Ma secondo la ministra, alla radice degli attacchi leghisti c'è «un atteggiamento che considera la diversità una colpa, un ostacolo invece che valorizzarla come una risorsa. Dobbiamo lavorare in direzione opposta, per cancellare questa concezione altamente razzista».

2 - KYENGE: MARONI, NON CAPISCO PERCHÉ CONTESTARLA SIA RAZZISMO
(ANSA) - ''Gli appuntamenti del ministro Kyenge erano sul sito del ministero. Non capisco perché contestare lei debba essere razzismo e contestare me sia democrazia''. Lo ha detto il presidente della Lombardia Roberto Maroni, poco prima dell'inizio del Consiglio Nazionale del Coni, dopo la pubblicazione da parte de 'La Padania' dell'agenda appuntamenti di Cecile Kyenge, ministro per l' integrazione. ''E' un doppiopesismo - ha aggiunto Maroni - che mi infastidisce molto, noi contestiamo le proposte sbagliate''.

 

KYENGE E MARONIDOMENICO GRISPINO E CECILE KYENGE CON LE FIGLIE MAISHA E GIULIA ital BOBO MARONI E ISABELLA VOTINO BOBO MARONI DA CORONA STARS AURORA LUSSANAaurora lussana aurora lussana x padania-sei-settembre

Ultimi Dagoreport

meloni salvini chat fratelli d'italia

CACCIA ALLA TALPA! - DIVERSI ESPONENTI DI FRATELLI D'ITALIA AVREBBERO INTENZIONE DI RIVOLGERSI AL GARANTE DELLA PRIVACY DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO "FRATELLI DI CHAT. STORIA SEGRETA DEL PARTITO DI GIORGIA MELONI” – MA VE LI IMMAGINATE MELONI, LA RUSSA, CROSETTO, URSO CONSEGNARE VOLONTARIAMENTE IL LORO CELLULARE ALLE "TOGHE ROSSE" PER SCOVARE "L’INFAME"? - LA TALPA, INVECE, PASSANDO PER VITTIMA E DENUNCIANTE, ALLONTANA DA SE’ LA POSSIBILITÀ DI VERIFICA, COSTRINGENDO LA MAGISTRATURA A GUARDARE AL DI FUORI DEI PARLAMENTARI: QUINDI GLI STAFF, LE SEGRETERIE, I PORTAVOCE, GLI ANELLI PIÙ DEBOLI…

donald trump xi jinping coronavirus mondo globalizzazione

DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI DELL'ORDINE GEOPOLITICO MONDIALE. UNO TSUNAMI MAI VISTO. DA ORIENTE A OCCIDENTE, SI STANNO CAGANDO SOTTO. TUTTI, ECCETTO UNO: LA CINA - AL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO, L'UNICO ANTIDOTO È L’IMPERO DEL DRAGONE, LA SOLA POTENZA CHE OGGI PUO' RIBATTERE AD ARMI PARI AL BORDELLO NEO-IMPERIALISTA DELLA TECNODESTRA USA - DAVANTI AL BULLISMO DI TRUMP, XI JINPING È RIMASTO TRANQUILLO COME UN PISELLO NEL SUO BACCELLO. ALL’ANNUNCIO DEI DAZI USA AI PRODOTTI CINESI, LA RITORSIONE DI PECHINO È STATA IMMEDIATA - POCHI MEDIA HANNO SOTTOLINEATO QUAL È STATA LA DURA RISPOSTA DI XI JINPING SUL NAZI-PROGETTO TRUMPIANO DI DEPORTARE DUE MILIONI DI PALESTINESI: “GAZA È DEI PALESTINESI, NON UNA MERCE DI SCAMBIO POLITICA, NÉ TANTO MENO OGGETTO DI QUALCOSA CHE SI PUÒ DECIDERE IN BASE ALLA LEGGE DELLA GIUNGLA" - RISULTATO: LE SPARATE DEL TRUMPONE STANNO RENDENDO INAFFIDABILE WASHINGTON AGLI OCCHI DEL MONDO, COL RISULTATO DI FAR SEMBRARE IL REGIME COMUNISTA DI XI JINPING, UN INTERLOCUTORE SERIO, PACIFICO E AFFIDABILE PER FARE AFFARI, A PARTIRE DALL'EUROPA. LA SVOLTA PRO-CINA DI URSULA CON SBERLA AL PRIMO BULLO AMERICANO...

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?