TROVA L’INTRUSO - IL 6% DI SALVINI FA SBARELLARE FORZA ITALIA: SILVIO ANNUNCIA UNA CONFERENZA STAMPA PER ABBRACCIARE IL LEGHISTA, MA I MERIDIONALI DEL PARTITO INSORGONO. E IL BANANA È COSTRETTO A DARE BUCA E MANDARE I SUOI SCUDIERI

Ugo Magri per "La Stampa"

L'ansia di mostrarsi vivi, all'indomani della sconfitta, spinge i berlusconiani a mosse pasticciate. Tale rischia di rivelarsi il colpo di fulmine per la Lega. L'ex Cavaliere avrebbe voluto corteggiare personalmente il segretario del Carroccio Salvini. Una conferenza stampa era all'uopo annunciata per ieri pomeriggio, ma all'ultimo istante Berlusconi ha dato buca.

Come mai? La sera prima, in ufficio di presidenza, mezzo partito meridionale gli si era rivoltato contro: da Fitto a Saverio Romano, dalla Polverini alla Carfagna, senza contare le riserve di Tajani, vice-presidente della Commissione Ue. Tutti inorriditi dalla svolta lepeniana della Lega, con venature xenofobe tali da mettere in allarme la comunità ebraica romana.

Se queste sono state le reazioni nel gruppo dirigente, figurarsi come avrebbero ricamato fuori del partito, a cominciare dagli alfaniani, sulla presenza di Berlusconi al fianco di Salvini... Per cui brusca frenata: Silvio ha dato retta a un consiglio dell'esperto Gasparri, inviando il vece sua una delegazione guidata dal consigliere politico Toti e arricchita dai due capigruppo Brunetta e Romani.

Un modo per svicolare senza offendere l'erede di Bossi, al quale Berlusconi ha promesso via telefono che lui personalmente firmerà due dei 6 referendum padani. Sempre per tenersi buono Salvini, i tre rappresentanti berlusconiani hanno gareggiato in pubblico nel metterlo a suo agio. Nessuno ha battuto ciglio neppure quando Salvini si è spinto ad argomentare (tesi spericolata) che la Le Pen costituisce «un argine al razzismo», e che Marine stessa ha dichiarato «di non volere estremisti con lei».

Ciò che in realtà preme a Forza Italia è rompere l'isolamento. Come spiega Toti, si vuole dare l'impressione di un «work in progress», di uno sforzo teso a rimettere in piedi l'alleanza perduta. Con la Lega anzitutto, sottolinea il numero due «azzurro», perché «gli elettori hanno praticamente cancellato l'Ncd».

Brunetta non si ferma qui. Nell'adesione di Forza Italia ai due referendum leghisti, il capogruppo vede una strategia ancora più ambiziosa, «l'inizio di una traversata del deserto condotta attraverso la democrazia diretta dei referendum. Prossime puntate: giustizia, economia, lavoro...».

Musica dell'avvenire. Però intanto la strategia referendaria inciampa su banali bucce di banana. Ad esempio, uno dei referendum che Berlusconi si appresta a sottoscrivere, quella sulla legge Fornero, è quasi certamente incostituzionale perché crea un buco di bilancio (il suo impatto finanziario è stato segnalato, sia pure per rimarcarne i pregi, dallo stesso Brunetta).

Tutto fa pensare che la Consulta lo boccerà, mandando in fumo una laboriosa raccolta che deve mettere insieme almeno 500 mila firme. Per la Lega, avvezza alle «gazebate», poco male. Ma Berlusconi, quattro volte premier, non può certo impegnarsi su un referendum in odore di bocciatura.

E poi: a un condannato, per giunta interdetto dai pubblici uffici, è consentito firmare un referendum? La risposta è no, non potrebbe. Avendo perso l'elettorato attivo e passivo, Berlusconi è stato depennato dalle liste elettorali. Cosicché si può star certi che, al momento di conteggiare le firme, quella del Cav sarà inesorabilmente annullata dalla Cassazione. La cerimonia della firma, insomma, rischia di risultare un po' «tarocca» o di avere semplicemente un valore simbolico. Ragion per cui qualcuno ad Arcore si domanda se ne valga realmente la pena.

 

 

SALVINI E MARONI Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse Marine Le Pen Matteo Salvini Geert Wilders Harald Vilimsky foto Lapresse Brunetta Salvini foto Lapresse Brunetta Salvini foto Lapresse

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