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L'AMERICA RISCOPRE ROMA GRAZIE ALL'ATLANTISTA DRAGHI - ADDIO ALLE AMBIGUITÀ TRUMPIANE E AI FLIRT DEI GIALLOVERDI CON MOSCA E PECHINO: NELLA SUA VISITA A ROMA IL SEGRETARIO DI STATO DEGLI USA BLINKEN HA TROVATO UNA NUOVA SINTONIA CON L'ITALIA - SUL TAVOLO LA CONFERMA DELLE NOSTRE TRUPPE IN IRAQ, LA PACIFICAZIONE DELLA LIBIA CHE FA COMODO A TUTTI, UNA TASK FORCE CONTRO L'ESTREMISMO ISLAMICO IN AFRICA, E PRUDENZA SULLA CINA... - LA SVOLTA NEI RAPPORTI TRA WASHINGTON E IL PAPA

1 - BLINKEN, PATTO CON L'ITALIA SU LIBIA E IRAQ: "INSIEME PER SCONFIGGERE IL TERRORISMO"

Alessandro Barbera e Francesca Sforza per "La Stampa"

 

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Conferma delle truppe italiane in Iraq, pacificazione della Libia, lotta all'estremismo islamico nell'Africa del Nord e subsahariana, prudenza nei rapporti con la Cina.

 

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ieri a Roma ha visto tutti: Sergio Mattarella, Mario Draghi, Luigi Di Maio. Sembra passato un secolo dalle ambiguità trumpiane e da quelle speculari del governo gialloverde con Mosca e Pechino. Nell'incertezza che regna attorno alle elezioni tedesche e francesi Washington si aggrappa all'atlantista Mario Draghi per ricostruire un rapporto privilegiato con l'Italia.

 

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«Sosteniamo la vostra agenda su Covid, Recovery Plan, clima. Sono esattamente le cose di cui c'è bisogno», dice il ministro degli Esteri americano al premier. Ma è anzitutto nei convenevoli fra amici che si consumano i do ut des.

 

Il primo: l'Italia, su richiesta americana, manterrà le truppe fra Iraq e Kuwait. «Continueremo a mantenere un significativo contingente», dice il collega italiano Di Maio, ora pienamente allineato alla causa atlantica.

 

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Secondo: la Libia. Da entrambe le parti c'è interesse a una Libia stabile: in chiave di contenimento anti russo per gli americani, e in chiave di contenimento migratorio per gli italiani.

 

Al fine di raggiungere questi obiettivi è stata confermata la volontà americana a non trascurare lo scacchiere, e come gesto - più simbolico che operativo - è stato concordato un rafforzamento del monitoraggio sul cessate il fuoco con l'invio di osservatori Onu, nel quadro della missione Unsmil.

 

antony blinken luigi di maio 1

Di Maio - seguendo il filo rosso che dalla crisi libica si allarga al Nord Africa, con rischio di infiltrazioni da parte dei miliziani Isis - ha quindi lanciato la sua proposta anti Isis. «La minaccia dell'Isis è particolarmente allarmante nel continente africano, nello specifico nella regione del Sahel, ma anche in aree dell'Africa orientale, come il nord del Mozambico. Per questo motivo, con il sostegno americano e di molti altri partner, ho proposto di istituire un Gruppo di Lavoro dedicato all'Africa, che possa identificare e fermare le minacce terroristiche connesse a Daesh», ha detto Di Maio.

 

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Blinken ha accolto la proposta anche perché «sui foreign fighters c'è ancora un lavoro da fare. Siamo preoccupati per il numero di questi combattenti detenuti in Siria, anche con le loro famiglie». A sostegno della proposta italiana Washington metterà sul piatto «altri 436 milioni di dollari alle comunità che offrono assistenza ai siriani».

 

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Infine l'emergenza clima, tema importante al di là della questione ambientale, perché investe la Cina e i rapporti di forza tra la sua influenza geopolitica e l'Occidente. Draghi invita Washington al pragmatismo: senza Pechino non c'è accordo sul clima che tenga.

 

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Il ministro degli esteri cinese parteciperà (oggi) agli incontri del G20 di Matera in videoconferenza, a dimostrazione che i tempi per le strette di mano non sono maturi. Gli Stati Uniti approfittano del vuoto diplomatico per chiedere a Roma di sbilanciarsi di più sull'allarme legato alla minaccia cinese.

 

Invito raccolto solo in parte dal titolare della Farnesina, che si discosta di pochissimo dalla tradizionale equidistanza: «L'Italia è un forte partner commerciale della Cina, abbiamo relazioni storiche, ma non vanno a interferire con le relazioni che noi abbiamo con Stati Uniti e Nato», ha dichiarato Di Maio in conferenza stampa al fianco di Blinken. I valori non sono in discussione, gli interessi vedremo.

 

2 - BLINKEN RICEVUTO DA PAPA FRANCESCO PER PREPARARE IL VERTICE CON BIDEN

Gian Guido Vecchi per www.corriere.it

 

Antony Blinken con il papa

Antony Blinken sorride, quando gli chiedono se con Francesco hanno parlato dei vescovi americani che vorrebbero negare la comunione al presidente Biden perché favorevole alle leggi sull’aborto, contro gli inviti del Papa a non fare dell’Eucaristia un’arma politica: «Uno dei lussi del mio lavoro è che non faccio politica interna», sorvola il Segretario di Stato Usa.

 

Ma è evidente che l’udienza di ieri mattina nel Palazzo apostolico - 40 minuti, un tempo concesso in genere ai presidenti - segna una svolta rispetto ai rapporti tra Santa Sede e Usa dell’era Trump: e prelude al primo vertice tra il Papa e il presidente degli Stati Uniti, che peraltro già si conoscono (da vice di Obama, Biden ha visto Francesco nel 2013, 2015 e 2016) e ora potrebbero incontrarsi in autunno — giusto quando i vescovi Usa voteranno — nei giorni del G20 di fine ottobre a Roma o magari, se Bergoglio andasse a Glasgow, al «Cop26» di inizio novembre, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

 

papa francesco e joe biden 6

La Santa Sede parla di «clima cordiale». Solo nove mesi fa il predecessore di Blinken fu ricevuto dall’omologo Pietro Parolin ma non dal Papa: Mike Pompeo aveva chiesto udienza ma gli fu negata, ufficialmente per la campagna elettorale in corso, in realtà per gli attacchi al Vaticano contro il rinnovo dell’accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi.

 

papa francesco e joe biden 1

Il Vaticano rinnovò per altri due anni. Certo la Cina resta un tasto dolente: da una parte la fermezza politica di Biden, dall’altra la strategia diplomatica di Francesco per una questione che «non c’entra niente con la politica» ma è «ecclesiale», come il cardinale Parolin ha ripetuto a Blinken nel colloquio che ha preceduto l’udienza papale e la visita alla Sistina.

 

papa francesco e joe biden 5

Del resto pure la Santa Sede è «preoccupata» per Hong Kong, e l’applicazione dell’accordo è faticosa. Resta la sintonia ritrovata, a cominciare dal clima (il 15 maggio il Papa aveva già ricevuto John Kerry, inviato di Biden) e le preoccupazioni per migranti e pandemia, la situazione in Terra Santa e in Medio Oriente, dalla Siria al Libano, e ancora per Venezuela ed Etiopia.

 

L’udienza, dice il Vaticano, è stata per il Papa l’occasione di «esprimere il suo affetto e la sua attenzione al popolo degli Stati Uniti» e «ricordare il viaggio compiuto nel 2015», ai tempi di Obama.

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