L’EURO HA ROTTO I MARONI: BOBO PROPONE UN REFERENDUM SULLA MONETA UNICA AL NORD
Andrea Senesi per "Il Corriere della Sera"
I governi europei non consentono un vero referendum sull'euro? E allora la consultazione ce la organizziamo in casa. Roberto Maroni lo dice dalla «sua» Varese, dal palco di un convegno di «Terra insubre», gli indipendentisti subalpini un tempo in odore di eresia persino dalle parti del Carroccio.
«Stiamo lavorando per chiedere al popolo sovrano del Nord che cosa ne pensi dell'euro, della macroregione stessa e di altri temi». In altre parole: Lombardia, Piemonte e Veneto apriranno le urne nei gazebo per chiedere un parere ai cittadini del nord in merito alla permanenza nell'area della moneta unica e alla nascita di una vera macroregione, la versione maroniana della Padania un tempo vagheggiata da Umberto Bossi. A quando i referendum consultivi su scala regionale? «Prima dell'anno prossimo», giura Maroni.
Premessa d'obbligo: il leader della Lega assicura di non essere personalmente contrario all'euro. Ma la consultazione, dice, quella va fatta. Anzi, rilancia il governatore, «alle elezioni europee dell'anno prossimo andrebbe abbinato un referendum in tutti i Paesi che lo vogliono per dire sì o no alla moneta unica». Peccato che questo passaggio «non si farà perché i governi europei ne hanno paura».
Da qui l'idea di una consultazione «casalinga», su base (macro)regionale. «Era nel mio programma il principio di organizzare referendum consultivi su temi che riguardano la regione anche su quelli non di stretta competenza lombarda».
Roberto Maroni è il leader della Lega e il presidente della regione più popolosa d'Italia. Al convegno di Varese si è celebrato anche l'indipendentismo sudtirolese: in città per parlare del libro dedicato al padre Georg, il «martellatore della Val Passiria», è arrivata da Bolzano Eva Klotz.
Al governatore gli «insubri» chiedono di firmare una petizione promossa da quelli di «Color 44». Vogliono l'indipendenza della Lombardia e vogliono ottenerla attraverso un referendum. «Come avverrà in Scozia o in Catalogna», spiegano. Il governatore firma, secondo il medesimo principio: «Il popolo è sovrano».
Nella domenica da perfetto leghista del governatore lombardo non può mancare il tema della questione fiscale, l'ormai celebre mantra sul 75 per cento delle tasse da mantenere a casa propria. Eccolo: «Al premier Enrico Letta consegneremo domani (oggi, ndr) la richiesta formale di avviare un tavolo di lavoro e di confronto specifico per studiare come arrivarci progressivamente».
Di fronte a un eventuale chiusura dal governo è già pronto il piano B. «Altrimenti inizieremo a mettere in atto azioni concrete per ottenere l'obiettivo comunque». Come? Per esempio «attraverso la sostituzione di Equitalia con una agenzia di riscossione regionale che potrebbe riscuotere anche i tributi nazionali: a quel punto, prima li riscuotiamo e poi vediamo...».
Il referendum «artigianale» sull'euro diventa tema di giornata anche nei commenti degli avversari politici. Ai bordi della macroregione disegnata da Maroni parla la neopresidente del Friuli, Debora Serracchiani:
«Si tratta di ipotesi sterili e strumentali. Mai come ora invece avremmo bisogno di fare sinergia e razionalizzare forze, competenze e risorse in settori strategici per il Nord, come ad esempio le infrastrutture e l'energia. Maroni, che guida la più importante regione del Nord, può giocare un ruolo realmente propositivo e trainante nell'attivazione di un sistema di collaborazione».
Protesta anche l'opposizione di centrosinistra di stanza in Lombardia: «Del referendum anti-euro sarebbe interessante sapere che cosa ne pensano gli alleati di Maroni», osserva il capogruppo del Pd Alessandro Alferi: «Per quanto ci riguarda sarebbe solo un grande spreco di soldi».
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