OGGI LA GRECIA, DOMANI L’ITALIA - SE IL 17 DICEMBRE IL GOVERNO GRECO NON RIUSCIRÀ AD ELEGGERE STAVROS DIMAS A PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SI ANDRÀ A ELEZIONI ANTICIPATE CON SYRIZA GRANDE FAVORITA - A QUEL PUNTO L’EUROCRAC E’ UN ATTIMO

Ettore Livini per “la Repubblica

 

stavrosstavros

Alfa e Omega. L’inizio e la fine. Qui, sotto il Partenone, è nata. Assieme al pensiero occidentale e al concetto stesso di democrazia. E qui l’Europa rischia adesso di celebrare il suo funerale.

 

Il copione, dicono le Cassandre e la Borsa ellenica (crollata ieri del 12,7%, trascinando al ribasso tutti i listini Piazza Affari compresa con un meno 2,8%), è già scritto e il primo atto è andato in scena in queste ore: la Grecia ha anticipato al 17 dicembre le procedure per eleggere il presidente della Repubblica e il governo ha candidato alla poltrona l’ex Commissario Ue Stavros Dimas. Se Dimas — come pare molto probabile — non otterrà il quorum, il paese andrà al voto anticipato attorno a fine gennaio con la sinistra radicale di Syriza (che vuol stracciare gli accordi con la Troika) nel ruolo di grande favorita.

 

Il barometro dei mercati — ieri è stato solo l’antipasto — fiuta la tempesta perfetta: spread in fibrillazione, listini a picco, politica nel caos. Lo spettro del braccio di ferro tra il partito di Alexis Tsipras e i falchi del rigore fa tremare l’euro. «È un paradosso. Pensi che tra queste pietre 2.500 anni fa, un bel po’ prima di Merkel e Juncker, è germogliata l’utopia dell’Europa Unita e della solidarietà tra tante polis differenti», dice Heleni Simitis, studentessa del Politecnico, di fonte alle rovine dell’Agorà.

ANTONIS SAMARAS ANTONIS SAMARAS

 

La storia è cambiata, i protagonisti no: il destino della moneta unica (e dell’Italia, di conseguenza) si giocherà nelle prossime settimane come in una partita a poker nell’aula del Parlamento di Atene chiamato a scrivere un’altra pagina forse decisiva nella storia della Ue. «Sperando — scherzano i capannelli di pensionati che chiacchierano in Syntagma — che non sia l’ultima».

 

Il corto circuito ellenico non è un fulmine a ciel sereno. La polveriera Grecia è in ebollizione da mesi. La cura lacrime e sangue imposta da Bce, Ue e Fmi in cambio di 240 miliardi di prestiti ha dato risultati in chiaroscuro. Il paese, guardando la realtà con l’occhio dei ragionieri, è uscito dal tunnel: il Pil salirà l’anno prossimo del 2,9%.

TSIPRASTSIPRAS

 

I conti dello Stato sono in attivo di 3,5 miliardi a fine ottobre. La crisi però ha lasciato un’eredità sociale pesantissima: un quarto del Pil è andato in fumo, la disoccupazione è al 26% e il reddito delle famiglie, polverizzato da tagli a stipendi e welfare, è crollato del 40%.

 

«Siamo stati la cavia di un esperimento finanziario — dice Mikis Asteris, ingegnere che ha visto la sua busta paga crollare da 1.800 a 1.250 euro — e il risultato è che la culla della democrazia e dell’Europa rischia ora, per questioni di spread e di indicatori economici, di diventare la sua tomba». Il governo di unità nazionale di Antonis Samaras ha deciso di tirare dritto, preferendo guardare al bicchiere mezzo pieno.

 

EURO CRAC EURO CRAC

E malgrado il rischio di elezioni anticipate e di effetto-domino sull’euro ha rotto gli indugi, convinto — è l’azzardo del premier — che nel segreto dell’urna gli elettori non metteranno la croce su Syriza per non portare l’orologio del paese indietro di cinque anni. «Non possiamo permetterci due mesi di incertezza », ha detto il portavoce Sofia Voultepsi, mettendo sul piatto il nome di Dimas, uomo che per la sua appartenenza politica — è da sempre organico al centrodestra — ben difficilmente raccoglierà il consenso bipartisan per l’elezione (in aula sono necessari 180 voti su 300, il governo ne ha solo 154).

 

jean claude junckerjean claude juncker

Tsipras, il nemico pubblico numero uno dei falchi dell’euro, ha tutt’altre convinzioni: i greci, è sicuro, non ne possono più dell’austerity. «Abbiamo il Pil di una tigre asiatica, il surplus della Norvegia e il costo del lavoro di un Paese in via di sviluppo. Cosa vogliono ancora da noi?», dicono gli insegnanti in sciopero davanti al ministero dell’Economia. Le ultime richieste della Troika, altri 2,5 miliardi di tagli nel 2015, sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

 

E la notte di scontri (domenica scorsa) tra forze dell’ordine e manifestanti in piazza per ricordare Alexandros Grigoropoulos e in solidarietà dell’anarchico Nikos Romanos — in sciopero della fame in carcere per reclamare il diritto di assistere alle lezioni universitarie — è un’altra spia del malessere collettivo.

LAGARDE LAGARDE

 

Il leader di Syriza non ha dubbi: «Siamo pronti a governare», ha ribadito ieri, certo che Samaras non riuscirà a eleggere il presidente e che il Paese consegnerà al suo partito (al 30% nei sondaggi, 3-6 punti più del centrodestra) il mandato per congelare gli accordi con Bce, Ue e Fmi e convocare una conferenza europea sul debito che riduca l’esposizione dei paesi in crisi. Grecia, ma anche Spagna, Portogallo e, potenzialmente, Italia.

 

Cosa succederà ai mercati e all’euro a quel punto? «L’Europa unita doveva essere un circolo virtuoso, come quello che si sognava venticinque secoli fa ai piedi dell’Acropoli», continua Simitis. Invece è il contrario, Il martedì nero di ieri — con lo spread ellenico balzato di 100 punti in pochi minuti — ha dato una prima indicazione precisa. Bruxelles ha capito da tempo che la partita a scacchi di Atene rischia di spazzare via la moneta unica travolgendo come uno tsunami Roma, Madrid e (forse) Parigi. E che l’impasse nella capitale greca potrebbe trasformarsi nel capolinea dell’Unione.

 

ANGELA MERKEL SCAPIGLIATA ANGELA MERKEL SCAPIGLIATA

«Noi non usciremo dall’euro», ha provato a gettare acqua sul fuoco Tsipras, ricordando che nel 1952 fu la Germania a ottenere uno sconto sui debiti per sanare le ferite della guerra e del nazismo. La sua agenda delle ultime settimane è però il termometro dell’allarme rosso nel Vecchio Continente: il leader di Syriza è stato ricevuto da Mario Draghi, dal Papa e dal ministro alle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble.

 

I falchi di Bruxelles, che sentono odore di sangue, hanno iniziato ad alzare la voce. Se la Grecia chiederà sconti sul debito, è il loro mantra, si riesumerà il disegno di un euro a due velocità: il nord virtuoso da una parte e le cicale del sud dall’altra. Una moneta forte e una di serie B. La pietra tombale sull’unione valutaria e un siluro ai paesi indebitati come l’Italia che si troverebbero con un’esposizione estera ingestibile e a rischio crack.

 

mario draghi 3mario draghi 3

Gli ottimisti, non moltissimi a dire il vero, provano a vedere un altro film: Tsipras — dicono — si rivelerà un politico pragmatico anche perché non avrà i numeri per governare da solo. «Se fate caso ha già iniziato a moderare i toni», fa notare l’ex premier socialista George Papandreou.

 

L’elettroshock di Syriza, anzi, potrebbe essere un toccasana per l’Europa. Convincendo Bruxelles a puntare sulla crescita e garantendo alla Grecia e agli altri paesi alle corde un po’ di respiro sul fronte del debito (leggi Eurobond oppure ok al quantitative easing di Draghi). Il voto anticipato, è il bello della democrazia, dirà chi ha ragione. Atene ha inventato l’Europa. E Atene, nelle prossime settimane, avrò in mano di nuovo il suo destino.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…