birgitta jonsdottir

L’EX PORTAVOCE DI WIKILEAKS, BIRGITTA JÓNSDÓTTIR, SI LANCIA ALLA CONQUISTA DELL’ISLANDA CON IL “PARTITO PIRATA” - FONDATO 5 ANNI FA, IL MOVIMENTO NEI SONDAGGI E’ OLTRE IL 20% - LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE E’ PARA-GRILLINA: LOTTA ALLA CORRUZIONE, TRASPARENZA, LOTTA AL “SISTEMA” E DEMOCRAZIA DIRETTA DEL WEB (MA GLI ISLANDESI SO’ 300 MILA!)

Luigi Offeddu per “il Corriere della Sera”

 

BIRGITTA JONSDOTTIRBIRGITTA JONSDOTTIR

«L'altra notte ho sognato che stavo tuffandomi in politica e che sarei stata la prima donna eletta premier in Islanda: un vero incubo, voglio dire, se entri fra le poltrone del potere del cosa ti accadrà». Birgitta Jónsdóttir, 49 anni, frangetta da battaglia, poetessa e un tempo portavoce di WikiLeaks, attivista laicissima che elenca fra i suoi personaggi favoriti «Papa Francesco, una rockstar», non dovrà aspettare molto per avere una risposta a questa riflessione, pubblicata qualche mese fa sulla sua pagina web.

 

Fra poche ore, domani sera, il suo Partito pirata si affermerà molto probabilmente nelle elezioni politiche in Islanda. Lei, che i suoi fedeli chiamano «La capitana», non sarà magari subito premier, perché «noi pirati non abbiamo leader». Ma il suo partito, fra i seggi del potere, dovrebbe entrarci, eccome. Primo o secondo, poco importa: importa che Birgitta lo fondò con altri compagni neppure 5 anni fa, che raggranellava nel 2013 appena il 5% dei voti, e che oggi li avrebbe quadruplicati: i sondaggi delle ultime ore lo danno infatti oltre il 20% dei suffragi totali, e a votarlo così sarebbero in maggioranza elettori sotto i 40 anni.

BIRGITTA JONSDOTTIR  BIRGITTA JONSDOTTIR

 

Temi principali della sua campagna elettorale: lotta alla corruzione, «trasparenza», disgusto per il «sistema», dopo il crollo delle banche islandesi nel 2008 e lo scandalo dei Panama Papers che nello scorso aprile ha travolto il primo ministro Sigmundur Gunnlaugsson. Per due volte, in pochi anni, l' Islanda ordinata di un tempo è finita in un pozzo, la piccola casa di vetro è andata in frantumi. Lo choc è ancora qui: e il voto promesso ai Pirati appare come una richiesta di vaccino. La «capitana» Birgitta l' ha colta al volo, sfuggendo a etichette di destra o di sinistra.

 

E ha indovinato la presa. Così domani si ritroverà addosso gli sguardi di mezza Europa.

Perché quello che si reca alle urne è un piccolo Paese, poco più di 300 mila abitanti, per loro volontà fuori dall' Ue. Ma i partiti che si autodefiniscono «pirati» sono ormai 50-60 in tutta l' Unione. Molti sventolano il vessillo dell' antieuropeismo, e hanno esultato per la Brexit. I corsari di Birgitta sembrano più pragmatici: intanto, però, prendono il timone di casa propria.

BIRGITTA JONSDOTTIR   BIRGITTA JONSDOTTIR

 

Secondo gli ultimi sondaggi, il 17% degli islandesi non ha più fiducia nel proprio Parlamento; e quello è il Parlamento più antico d' Europa, si riunì per la prima volta quasi 1.100 anni fa. I Pirati propongono agli elettori una nuova Costituzione, «E-democrazia diretta del web», «libertà di informazione» e così via. Il nuovo governo, dicono, offrirà asilo e cittadinanza onoraria a Edward Snowden, l'ex talpa della Cia divenuto l' idolo mondiale degli hacker.

 

E ogni proposta sostenuta sul web da un numero di firme pari almeno al 2% della popolazione verrà discussa in Parlamento. Sempre dal programma del partito, testuale: «Il sistema di voto on-line è il metodo attraverso cui i Pirati risolvono i contrasti e raggiungono il consenso sulle proposte politiche».

Birgitta Jonsdottir e Julian Assange a una conferenzaBirgitta Jonsdottir e Julian Assange a una conferenza

 

Parentele con i grillini italiani? Niente risposte ufficiali, ma la primogenitura dell' idea spetterebbe in questo caso al Movimento 5 Stelle, fondato tre anni prima dei Pirati islandesi. Ieri sera è stato raggiunto un accordo per il dopo voto di Reykjavik: coalizione fra i Pirati e i tre partiti di minoranza finora rimasti all' opposizione. E non sarà l'«incubo» sognato qualche mese fa dalla «capitana».

BIRGITTA JONSDOTTIR BIRGITTA JONSDOTTIR

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…