FINE PENATI MAI - IN UNA MEMORIA DIFENSIVA, L’EX SEGRETARIO DELLA PROVINCIA PRINCIOTTA SMENTISCE DI AVER SCRITTO L’APPUNTO SULLE TANGENTI SERRAVALLE: “DI CATERINA MENTE” (PRESTO L’ESAME CALLIGRAFICO) - “IL PREZZO DELLE AZIONI OFFERTO AI PRIVATI FU LO STESSO OFFERTO AL SINDACO ALBERTINI” - PRESTO DAI PM L’EX PRIMO CITTADINO CHE RIVELÒ: “GAVIO (CHE È MORTO E NON PUÒ PIÙ CONFERMARE NÉ SMENTIRE) MI DISSE CHE L’OPERAZIONE SERRAVALLE ERA STATA DECISA A TAVOLINO DA D’ALEMA E FASSINO” - E INTANTO BINASCO SI DIMETTE...

1 - TANGENTI A SESTO, IL GIALLO DELLA LETTERA
Paolo Colonnello per "la Stampa"

Potrebbe essere uno dei punti cardine dell'accusa per dimostrare l'esistenza di accordi sotterranei sulla vendita della Milano Serravalle alla Provincia di Penati, invece si sta rivelando un giallo. Si parla della famosa lettera che secondo l'imprenditore Piero Di Caterina sarebbe stata stilata nello studio di un commercialista milanese in via Broletto con le indicazioni, scritte a mano, dell'esistenza di un «sovrapprezzo» da pagare a Penati e al suo braccio destro dell'epoca, Giordano Vimercati.

Un foglio dattiloscritto sotto il quale vennero presi degli appunti e che il «grande accusatore» del «sistema Sesto» sostiene gli venne consegnato in un ristorante di Lugano da Antonio Princiotta, all'epoca segretario generale della Provincia, molto arrabbiato per essere stato tenuto fuori dalla partita.

Ma ieri Princiotta, indagato, attraverso il suo legale Luca Giuliante, ha depositato una memoria difensiva nella quale smentisce decisamente non solo di avere consegnato quella carta a Di Caterina ma che le indicazioni ivi contenute, che contemplavano ad esempio l'ingresso nel cda dell'autostrada di Bruno Binasco, amministratore delegato del gruppo Gavio - ovvero della società che si apprestava a vendere le azioni con una plusvalenza record di 179 milioni di euro - erano completamente errate.

E' vero, ad esempio, che Binasco entrò nel cda, ma chiamato dall'attuale presidente della Provincia, Guido Podestà, nel 2009. Il funzionario sostiene inoltre di non essere lui l'autore delle postille aggiunte a mano in cui si parla di «sovrapprezzo» e sulle quali comunque la procura ha disposto un esame calligrafico. Perché alcuni degli appunti che si rilevano sul foglio, come ha spiegato lo stesso Di Caterina, vennero scritti dalla sua segretaria su sua dettatura il giorno dopo, ma altre indicazioni rimangono scritte da mano sconosciuta.

Sostiene inoltre Princiotta che la Provincia «ha manifestato il proprio interesse all'acquisto di azioni della Milano Serravalle da febbraio 2005, rivolgendosi solo a soci pubblici. Mentre la decisione di rivolgersi anche a soci privati è maturata nel giugno del 2005, dopo aver constatato che nessun socio pubblico aveva aderito all'invito».

Di più: «Fin dall'inizio della trattativa con i privati - scrive Princiotta - Penati mi riferì che il prezzo sul quale stava prendendo corpo l'accordo ricalcava quello offerto in precedenza dallo stesso Penati al sindaco di Milano Gabriele Albertini, per le azioni appartenenti al comune (270 milioni per una quota pari al 18 %)».

Una novità interessante che pone sempre di più l'ex sindaco Albertini come uno dei prossimi testimoni di questa vicenda, posto che lo stesso primo cittadino del Pdl ha ultimamente ripetuto più volte di aver saputo da un suo assessore dell'epoca che, secondo quanto gli aveva riferito Marcellino Gavio (il quale non può più confermare né smentire, essendo defunto) l'operazione Serravalle era stata decisa a tavolino da D'Alema e Fassino.

A cosa ci si riferisce? Al cosiddetto «sovrapprezzo» da pagare a Penati o all'acquisto per 50 milioni di euro delle azioni Bnl per aiutare la scalata di Unipol? Forse Albertini e il suo ex assessore saranno più precisi davanti al pm.

2 - BINASCO SI DIMETTE DALLA SERRAVALLE
Elisabetta Soglio e Federico Berni per il "Corriere della Sera"

Bruno Binasco si è dimesso dal consiglio di amministrazione della società Serravalle. Ieri mattina anche Maurizio Pagani, rappresentante di BancaIntesa nei cda di molte società di infrastrutture, ha rinunciato al suo incarico in Pedemontana e in Tem. Entrambi, Binasco e Pagani, sono coinvolti nell'inchiesta dei pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia, partita dalla riqualificazione dell'area Falck di Sesto e sfociata nell'affaire Serravalle, che vede al centro l'ex presidente della Provincia Filippo Penati.

Binasco, storico braccio destro di Marcellino Gavio, finito in carcere ai tempi di Tangentopoli dopo aver raccontato ad Antonio Di Pietro come venivano versate le mazzette a Pci e a Psi, oggi è presidente della Sias e di Aurelia e amministratore delegato di Argo, società di punta e casseforti del gruppo. Nell'aprile del 2010, la nuova giunta provinciale presieduta da Guido Podestà aveva dato il via libera ad una modifica dello statuto grazie al quale era entrato nel cda, in rappresentanza dell'unico socio privato, un settimo consigliere: Binasco, appunto.

In una lettera all'attuale presidente della società delle tangenziali milanesi, Marzio Agnoloni, Binasco ha spiegato di volersi chiamare fuori per potersi difendere meglio, ora che il suo nome è iscritto nel registro degli indagati: l'accusa ipotizzata è di concussione, in merito ad una presunta tangente di 2 milioni di euro mascherata dietro una caparra per un'operazione immobiliare mai conclusa.

Pagani invece, che all'epoca dei fatti contestati era responsabile del settore Infrastrutture e Finanze di BancaIntesa, è finito nell'inchiesta monzese con l'accusa di corruzione. Di lui si parlerà ancora: in una intercettazione finita agli atti, Pagani racconta ad un collega del progetto di Binasco, intenzionato a creare un grande polo autostradale del Nord, unendo Serravalle a Serenissima.

Del passo indietro di Pagani e della sua sostituzione è possibile che discuterà oggi Podestà con l'ad del gruppo bancario, Corrado Passera, in un incontro che era già in programma sul tema dello sviluppo delle infrastrutture lombarde: va ricordato infatti che Intesa è presente nelle società nate per realizzare le nuove strade della Lombardia: Pedemontana, Brebemi e Tem. E gli enti pubblici, Provincia di Milano in testa, non sono intenzionati a rinunciare alla partnership con i soci privati, soprattutto in questa fase di grave crisi economica: anche a costo di sacrificare il controllo di maggioranza.

 

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