
“SONO CONSERVATRICE. TRUMP È UN LEADER REPUBBLICANO. DI SICURO SONO PIÙ VICINA A LUI CHE A MOLTI ALTRI…” – L’INTERVISTA RILASCIATA DA GIORGIA MELONI AL “FINANCIAL TIMES” E’ L’ENNESIMO, DISPERATO, TENTATIVO DI ESSERE INVITATA ALLA CASA BIANCA (LA DUCETTA È L’UNICA LEADER DEL G7 A NON AVER VISITATO IL TYCOON NELLO STUDIO OVALE) – PER ALLISCIARE GLI STATES, MELONI HA PERSINO DATO RAGIONE A JD VANCE CHE SPUTA ADDOSSO ALL’EUROPA IN OGNI OCCASIONE - NATHALIE TOCCI, DIRETTRICE DELL’ISTITUTO AFFARI INTERNAZIONALI, SEPPELLISCE IL CAMALEONTISMO DELLA MELONI: “SI ARRAMPICA SUGLI SPECCHI, LA GEOGRAFIA LE IMPORRÀ UNA SCELTA E NON POTRA' CHE ESSERE L'UE. L’ITALIA E’ IN EUROPA, I DAZI COLPISCONO LA NOSTRA ECONOMIA E NON POTREMMO SFUGGIRE. TRUMP NON LO CONVINCI A CAMBIARE ROTTA. JD VANCE CI DETESTA E LA CLASSE DIRIGENTE TRUMPIANA...”
1 - MELONI SI SCHIERA CON VANCE “HA RAGIONE, L’EUROPA SI È PERSA”
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
DAZIAMI MA DI BACI SAZIAMI - MEME BY EMILIANO CARLI
Si dovesse condensare in uno slogan il senso dell’intervista, si potrebbe provare così: Donald, io ci sono e voglio essere dalla tua parte. Giorgia Meloni sceglie il Financial Times per lanciare un messaggio alla Casa Bianca. Parla direttamente a Trump. Con un’operazione politica e mediatica che affida a uno dei più autorevoli quotidiani finanziari del mondo, nel momento forse più difficile […] della sua esperienza a Palazzo Chigi. Gli Stati Uniti, è il pilastro del ragionamento della premier, sono «il primo alleato» dell’Italia.
Certo, ammette, è in atto un conflitto tra le due sponde dell’atlantico sul tema della difesa, «ma mi piace pensare che una crisi nasconde sempre un’opportunità». In ogni caso, sarebbe «infantile e superficiale» chiedere a Roma con chi intenda schierarsi tra Washington e Bruxelles. Una neutralità che è già di per sé una scelta fragorosa per un Paese fondatore dell’Unione. L’intera intervista con FT — la prima ad una testata estera — ruota attorno al presidente Usa. Che Meloni ridimensiona, blandisce, apprezza.
«Sono conservatrice. Trump è un leader repubblicano. Di sicuro sono più vicina a lui che a molti altri». E comunque, «capisco che difende i suoi interessi nazionali. Io difendo i miei». Una tesi da cui deriva questa convinzione: «L’Italia può avere buoni rapporti con gli Usa. E se c’è qualcosa che posso fare per evitare uno scontro con l’Europa e costruire ponti, lo farò», anche «nell’interesse degli europei».
Per capire cosa muove Meloni, bisogna inquadrare il momento. La premessa è che è riuscita a costruire un rapporto con il tycoon. Lo sente al telefono. Da settimane, però, attende l’invito ufficiale alla Casa Bianca. La richiesta diplomatica è partita formalmente già da una ventina di giorni. E però, questa telefonata da Washington non arriva. Non è detto che sia un male, perché esporsi oggi al fianco di Trump provocherebbe imbarazzo per lo scontro sui dazi.
Ma sottotraccia, crescono i timori: il ritardo è dovuto al nodo di Starlink? Pesa la posizione mediana sull’invio dei soldati? Certo è che se si escludono i leader di Canada e Germania — entrambi uscenti — l’italiana è l’unica del G7 a non aver visitato il repubblicano nello Studio Ovale (a differenza di Macron, Starmer e del premier giapponese).
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO
[…]guardare all’amministrazione Usa significa anche frapporre ostacoli al piano anglo-francese per l’Ucraina. A Parigi, l’altro ieri, la premier ha bocciato di nuovo l’opzione di soldati europei sul terreno, senza il consenso dell’Onu. […] Servirebbe invece, insiste, una sorta di articolo 5 della Nato: «Sarebbe più semplice ed efficace». Meloni nega comunque che stia inseguendo Macron e Starmer: «Non mi interessa dire: “Sono io quella in mezzo, sono una protagonista”. Non ora. La posta in gioco è troppo alta». Quanto alla Russia, il tono è netto, ma forse meno di un tempo: «Se può essere una minaccia a lungo termine? Credo che potrebbe esserlo».
L’ultimo messaggio è diretto a J.D. Vance. Meloni sostiene di condividere le parole pronunciate dal vicepresidente Usa a Monaco: «Devo dire che sono d’accordo. Lo dico da anni... L’Europa si è un pò persa». Anche perché la critica, aggiunge, non era rivolta agli europei, ma «alla sua classe dirigente». […] l’ennesimo modo per marcare stretto Matteo Salvini, che ieri ha rilanciato la missione con gli imprenditori negli Stati Uniti, «come da dialogo con J.D. Vance».
2 - TOCCI “SI ARRAMPICA SUGLI SPECCHI LA GEOGRAFIA LE IMPORRÀ UNA SCELTA”
Estratto dell’articolo di Concetto Vecchio per “la Repubblica”
DONALD TRUMP ACCOGLIE GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO
Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto affari internazionali, lei ha capito qual è la strategia di Giorgia Meloni nel rapporto con Trump?
«No. Lei sembra sincera nella convinzione di potergli fare cambiare idea. Ma io penso che in cuor suo sa benissimo che lui alla fine andrà per la sua strada. E allora deve essere molto brava a fingere».
Al Financial Times ha detto che è infantile dover scegliere tra Usa ed Europa.
«E qui mi pare che si stia arrampicando sugli specchi. Perché prima o poi una scelta va fatta. E non potrà che essere pro Europa».
I dazi rischiano di travolgere la nostra economia?
«Perciò l’Europa sarà una scelta obbligata. Lei è ancora convinta di poterla spuntare sul parmigiano o sui nostri vini, ma le scelte di politica commerciale sono di pertinenza europea, e non potremmo sfuggire ad eventuali dazi alla Ue».
[…] «La sua è una posizione molto scomoda. Quello di Trump è il suo campo. Perciò non può smarcarsi. Come hanno fatto altri leader, i quali, da Macron a Zelensky, da Starmer al canadese Carney, ne hanno avuto subito un beneficio in termini di sondaggi. Il loro coraggio ha pagato».
Lei è convinta di poter dialogare con gli Usa.
«Ma Trump non lo convinci!»
Nella freddezza con cui guarda ai volenterosi pesa il fatto che non le viene riconosciuto il ruolo di pontiera?
«Ma anche lì a ben vedere aveva le mani legate. Perché la sua agenda è nazionale. E una pontiera deve tenere conto anche dell’Ucraina, della Groenlandia, insomma mettere in campo una visione europea che a lei alla fine manca».
INCONTRO A MAR A LAGO TRA DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI
Insomma, non potrà andare contro la nazione.
«L’Italia è in Europa. I dazi colpiscono la nostra economia. Sarà la geografia a imporle questa scelta».
[…] Fino a quando potrà restare in questo limbo?
«Fino a quando non avrà la pistola puntata sulla testa».
Ieri ha fatto pure l’elogio di Vance.
«Ma Vance ci detesta. La classe dirigente trumpiana dice in privato le cose che poi spara in pubblico. […]».
Pensano davvero che siamo dei parassiti?
«Sì, certo, e mi chiedo come Giorgia Meloni non possa non avvedersene».
L’Europa ha delle carte da giocare contro Trump-Putin?
«Certo che sì. Siamo trenta tra i Paesi più ricchi al mondo. L’errore più grande che possiamo fare è quello di avere una mentalità da colonizzati».
GIORGIA MELONI - DONALD TRUMP
DONALD TRUMP - ELON MUSK - GIORGIA MELONI