LAVITOLA CANTA, DE GREGORIO TREMA - IL SENATORE PDL ACCUSATO DI AVER TRUCCATO LE FATTURE DE “L’AVANTI” IN CONCORSO CON VALTERINO PER INTASCARE I RIMBORSI ALL’EDITORIA: “LUI VOLEVA FARE UN PO’ DI BUSINESS CON I RIMBORSI, IO MI OCCUPAVO SOLO DEI SERVIZI GIORNALISTICI E DELLA DISTRIBUZIONE” - “COLPISCONO ME PER COLPIRE BERLUSCONI”: “IL MIO COGNOME FUNZIONA MEDIATICAMENTE PERCHÉ SONO FAMOSO E DI SUCCESSO” - “NON HO CHIAMATO SILVIO, NON VOGLIO ANGOSCIARLO”…

Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"

È grasso, simpatico e furbo, ambizioso e spregiudicato: uno di quegli uomini politici che su Wikipedia ha già da tempo il capitolo «procedimenti giudiziari» e così devono solo aggiornarglielo, adesso che Sergio De Gregorio, senatore del Pdl di anni 52, risulta accusato di truffa e false fatturazioni in concorso con Valter Lavitola, per lui c'è un ordine di custodia cautelare domiciliare e la richiesta di autorizzazione a procedere è stata trasmessa a Palazzo Madama.

L'uomo mantiene però la calma. Ne ha già viste, e fatte, tante: ex giornalista (pur di intervistare Tommaso Buscetta, alla sua prima vacanza da pentito, non esitò a imbarcarsi su una nave da crociera, fingendosi turista e finendo una notte a cantare con lui, al pianobar, «Guapparia») poi ex socialista, ex democristiano, ex forzista della prim'ora, ex esponente dell'Italia dei valori, ad un certo punto si ritrova imprenditore, ramo editoria (network televisivi, radio, giornali e giornaletti).

Uno così, in un momento così, sa di dover mettere su un sorriso largo: niente a che vedere, il suo faccione, con lo sguardo degli altri colleghi onorevoli che pure, recentemente, hanno dovuto affrontare le giunte per le autorizzazioni a procedere (Milanese con lo sguardo torvo, Cosentino con un ghigno di sfida, Tedesco a mani giunte, Papa sudato e incredulo, mentre s'avviava verso Poggioreale).

Sergio De Gregorio, no: lui rilancia.
«Sì, rilancio perché mi sento un perseguitato».
Lo dicono tutti, senatore.
«La richiesta d'arresto è assurda: non c'è pericolo né di fuga, né di reiterazione del reato...».
Lavitola, veramente, scappò.

«Ma io ho una moglie deliziosa e tre figli bellissimi, e resto qui. E dico di più: quando Lavitola mi telefonò, da una località estera, per chiedermi di valutare certe situazioni, io gli dissi: torna, Valterì, fiondati dai giudici. Anche perché, come dire? La latitanza non è roba per te».
Senatore, le accuse nei suoi confronti sono pesanti.
«I fatti sono fermi al 2006, quando io cedetti a Lavitola l'Avanti. Lui pensava di fare un po' di business con i fondi per l'editoria. Io mi limitai a fornirgli servizi giornalistici e ad occuparmi della distribuzione del giornale».
Emettendo fatture false.

«Questo chi lo dice?».
I giudici.
«Ma, scusi, secondo lei sono così scemo? No, mi dica se le sembro scemo?».
Il suo ex ragioniere tributarista Andrea Vetromile ai magistrati racconta anche che lei passò nel Pdl dietro compenso.
«Ah, ecco, appunto...».
Appunto che?
«Mai preso soldi per passare al Pdl. Però sa cosa dicono in giro? Dicono che con questa mia richiesta di arresto finisce l'era Berlusconi».

Sta inviando un messaggio a qualcuno?
«Non mi piace parlare di complotti, ma certo tirarmi dentro questa storia in modo così violento può non essere casuale».
Ha sentito Berlusconi, in queste ore?
«No, non voglio angosciarlo».

Al Senato gli equilibri sono un po' saltati, con l'avvento del nuovo governo: teme che i suoi colleghi possano votare per il suo arresto?
«Voglio guardarli in faccia tutti, uno ad uno. Non ho paura, io. Anzi, no: di una cosa ho paura».

E di cosa?
«Del mio cognome. Che funziona. Mediaticamente funziona un sacco. Sono famoso, di successo e ho fatto un sacco di cose. Dal cronista di nera al presidente della Commissione difesa del Senato, dall'imprenditore allo scrittore...».
Ultimo libro pubblicato: Diete dimagranti, diete ingrassanti, Imola, ed.Sarva, 1993.

 

 

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