mario draghi matteo salvini renzi

LEGA, UN PO' LOTTA UN PO' GOVERNA (E UN PO' FA AMMUINA) - A TRE GIORNI DAL GIURAMENTO, DAL CARROCCIO ARRIVANO I PRIMI COLPI ALL’IMPAZZATA: DAL BRENNERO A SPERANZA E I SUOI TECNICI - E' UN MODO PER COPRIRSI IL FIANCO A DESTRA DALLA MELONI E PROVARE A DETTARE L’AGENDA A DRAGHI. CHE PERÒ HA LE IDEE BEN CHIARE – L’INCONTRO TRA L’EX TRUCE E ZINGARETTI: “ABBIAMO PARLATO DI OCCUPAZIONE”

Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

MASSIMILIANO ROMEO MATTEO SALVINI RICCARDO MOLINARI - CONSULTAZIONI

 

La nuova Lega di lotta e di governo spara i primi colpi all' impazzata, passando da un obiettivo all' altro. E non sembrano affatto proiettili a salve. Nel mirino, una squadra della quale Matteo Salvini farebbe pure parte, con tre suoi ministri di un certo peso. E invece è quasi un crescendo.

 

L' ultimo affondo il segretario lo riserva ai capitoli trasporti ed esteri (gestiti da altri partiti). «Vergognose le code chilometriche sul Brennero, l' Austria come la Germania fanno entrare i camionisti in arrivo dall' Italia solo dopo un tampone negativo: facciamo lo stesso con loro».

MATTEO SALVINI

 

Ma è solo la chiusura col botto di un' altra giornata scoppiettante che il capo leghista aveva aperto con le bordate contro Speranza e i suoi tecnici per la decisione di rinviare l' imminente apertura delle piste al 5 marzo. Con annessa spedizione del neo ministro Garavaglia a Milano per condurre la battaglia dalla trincea Nord, al fianco degli operatori del settore in crisi.

 

mattarella e mario draghi al quirinale

Se è per questo, venerdì sera, quando il governo non aveva ancora giurato al Quirinale, il senatore aveva già chiesto che la responsabile del Viminale Luciana Lamorgese e il solito Speranza cambiassero «passo» rispetto all' esperienza precedente, soprattutto la prima sull' immigrazione.

 

luciana lamorgese matteo salvini 1

In quelle stesse ore, ancora, aveva emesso pure una sentenza di "condanna" nei confronti del commissario per l' emergenza Covid Domenico Arcuri, auspicando che il nuovo inquilino di Palazzo Chigi provvedesse a sostituirlo niente meno che con Guido Bertolaso (al lavoro per le vaccinazioni nella Lombardia del leghista Fontana).

 

SALVINI DRAGHI

«Matteo non vuole fare il pierino della situazione, né correggere la linea del governo Draghi: la vuole proprio indirizzare, condizionare», spiega dietro anonimato uno degli uomini più vicini al senatore. Una strategia assai simile a quella adottata dall' autunno 2018 col governo gialloverde appena insediato: starci dentro e prendere le distanze dagli alleati (grillini). Ci sta riprovando.

 

GIANCARLO GIORGETTI MASSIMO GARAVAGLIA

Un azzardo, tuttavia, dato che a guidare l' esecutivo adesso è un decisionista di un certo spessore incaricato dal Colle di salvare il Paese dopo il fallimento della politica. Domenica sera il segretario della Lega, da azionista di maggioranza in pectore, ha proprio chiamato il neo premier, al lavoro sul discorso programmatico in vista della fiducia.

 

Sembra che lo abbia investito appunto del caso "tecnici" e della necessità che si cambi rotta rispetto al Conte 2: meno spazio agli esperti del Cts, sarebbe stato il messaggio, più fiducia «negli italiani e nella politica ».

 

SALVINI DRAGHI

Un pallino salviniano, del resto. Lo stesso che ha portato ieri sera l' ex ministro dell' Interno a incontrare di persona a Montecitorio il leader dem Nicola Zingaretti. Dai due staff viene riferito che avrebbero affrontato soprattutto i temi del lavoro, l' emergenza legata allo sblocco dei licenziamenti dal 31 marzo. Tuttavia, si è trattato del primo faccia a faccia tra due segretari finora agli antipodi, ma al contempo adesso alla guida dei due principali partiti della nuova maggioranza.

nicola zingaretti e matteo salvini

 

E non è escluso che abbiano affrontato il tema meno concreto ma altrettanto delicato della durata della legislatura. E del profilo, magari più politico che tecnico, che dovrebbe avere l' esperienza appena avviata. «Incontro tutti i segretari di maggioranza, devo sentire anche i Cinquestelle, Forza Italia, Renzi, perché dobbiamo lavorare insieme, sento tutti», abbozza Salvini appena uscito da Montecitorio. «Con Zingaretti abbiamo parlato di lavoro, di sblocco dei licenziamenti, cassa integrazione, sostegno alle imprese, taglio del cuneo fiscale, meglio prevenire che curare». Sono stati i due grandi esclusi del governo Draghi, tenuti fuori per una scelta paradossalmente politica: troppo ingombranti. Loro come Renzi e Tajani.

 

ERIKA STEFANI

Ma non per questo Salvini intende cedere del tutto il testimone della linea della Lega di governo a Giancarlo Giorgetti, pur numero due del partito e chiamato dal premier a occupare una delle poltrone più pesanti, quella dello Sviluppo economico. Tutt' altro.

 

Domenica sera il capo leghista ha invitato a cena nella sua casa romana proprio l' amico Giancarlo e gli altri due ministri, Massimo Garavaglia e Erika Stefani, per dettare la strategia e chiamarli alla "lotta", oltre che al governo (Giorgetti e Garavaglia all' indomani hanno subito alzato la voce sulla montagna, per dire). Sullo sfondo, c' è un' ansia da prestazione comprensibile. Ieri Giorgia Meloni ha fatto approvare all' unanimità alla direzione nazionale di Fdi la proposta di votare no alla fiducia al governo Draghi: «Troppi ministri in continuità con Conte». Ecco, di quel governo la Lega fa parte a pieno titolo.

 

SALVINI E ZINGARETTI NELLA VILLA SEQUESTRATA AI CASAMONICA

E il rischio di scoprirsi a destra per Salvini è altissimo. Studi interni rivelano che un dieci per cento della base elettorale sarebbe scontenta della scelta fatta. Un dato che il capo giudica «fisiologico». Intanto sbandiera l' ultimo sondaggio che lo darebbe in crescita al 25,4%. Ma meglio non fidarsi e, ancor prima della fiducia, continuare a «sparare».

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…