matteo salvini con la felpa roma

GIU’ DAL CARROCCIO DELL’EX VINCITORE - NELLA LEGA S’ASPETTA IL RISULTATO DELLE AMMINISTRATIVE PER APRIRE LA CRISI INTERNA - LO ZOCCOLO DURO PADANO METTE IN DISCUSSIONE LA SVOLTA CHE SALVINI HA IMPOSTO ALLA LEGA, TRASFORMANDO UN MOVIMENTO AUTONOMISTA IN UNA FORZA A VOCAZIONE NAZIONALE (E NAZIONALISTA) - UN COLLASSO LEGHISTA A MILANO, MA ANCHE UN CATTIVO RISULTATO A VARESE (DOPO QUELLI NON POSITIVI A LECCO, SARONNO E LEGNANO) DIMOSTREREBBERO CHE SALVINI NON TIRA PIÙ AL NORD E NEL FRATTEMPO PERDE AL CENTRO-SUD

Francesco Olivo per “la Stampa”

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 8

Per la Lega la battaglia decisiva si gioca a Milano. Sul candidato sindaco Luca Bernardo nessuno punta un centesimo, si considera già di fatto una partita persa e così tutti gli occhi saranno puntati sulla lista del Carroccio. Se fosse confermato il crollo di voti previsto dagli ultimi sondaggi pubblicati o peggio ancora arrivasse un clamoroso sorpasso dei Fratelli d'Italia nel capoluogo lombardo allora si aprirà la resa dei conti nel Nord, mettendo in discussione, non tanto Salvini, ma la svolta nazionalista imposta dal leader.

 

francesca donato 2

Nel partito l'uscita dell'europarlamentare vicino ai No Vax, Francesca Donato viene derubricata, «interessa a tre giornalisti», dice Salvini a Porta a Porta, dopo averle augurato «buona fortuna», i problemi però esistono e sono molto più ampi del dibattito, pur molto logorante, sul Green Pass. Ora sono tutti in campagna elettorale, i fedelissimi di Giancarlo Giorgetti si mischiano a quelli di Matteo Salvini nei comizi in giro per l'Italia, governisti e movimentisti tutti insieme, perché nessuno può tradire proprio adesso.

 

Però sono in tanti quelli che al Nord aspettano di vedere come andrà alle urne per «aprire una discussione seria», spiega un dirigente di primo piano. Fuori dal politichese, la «discussione seria» non si traduce con scissione, dalla Lega nessuno è uscito con profitto, né, almeno per ora, con un cambio di leadership, se non altro per mancanza di alternative al segretario attuale.

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 4

Quello che, però, ampi settori di ciò che resta del partito settentrionale vorrebbero discutere è la strategia di fondo, ovvero la svolta nazionalista che Salvini ha imposto negli ultimi anni, trasformando un movimento autonomista, e a tratti indipendentista, in una forza nazionalista (italiana). Dal Sole delle Alpi al Tricolore, il passaggio è disinvolto quando si sta al 33%, ma quando si scende al 20 i mal di pancia escono fuori.

 

MASSIMILIANO FEDRIGA E MATTEO SALVINI

«La Lega aveva un prodotto unico sul mercato - ragiona un ex dirigente lombardo - Matteo lo ha stravolto, commissariando il partito e trasformandolo in una cosa che non risponde più alle esigenze dei nostri elettori di sempre. In sostanza vende un prodotto che vendono tutti e infatti dalle mie parti molti dei nostri, sbagliando, voteranno Meloni».

 

FRANCESCA DONATO MATTEO SALVINI

Un collasso a Milano, ma anche un cattivo risultato a Varese (dopo quelli non positivi a Lecco, Saronno e Legnano) dimostrerebbero, secondo la vecchia guardia, che Salvini non tira più al Nord e nel frattempo perde al Centro-Sud quella classe dirigente salita sul carro, «anzi sul Carroccio», ma pronta a scegliere altri lidi, «difficilmente farà come Bossi, ovvero trovare un capro espiatorio».

 

La questione dei governatori, scoppiata sul tema del certificato vaccinale tiene ancora banco, ieri una nuova puntata: sì alla fiducia sul decreto Green Pass bis, ma con 41 assenze ingiustificate dei deputati e nuovi proclami di lotta. La spaccatura però ha una ragione più profonda: la spinta per tornare ai vecchi temi territoriali, abbandonando questa gara populista con Meloni «su chi è più di destra».

 

LUCA ZAIA CON IL GREEN PASS

In molti hanno notato come il tema dell'autonomia differenziata, votata dai cittadini veneti e lombardi in un referendum nel 2017, e sposata anche dal governatore del Pd dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, sia stata completamente trascurata, anche quando, durante il governo gialloverde, la ministra degli Affari regionali era la leghista (veneta) Erika Stefani, «Salvini l'ha bloccata e poi con il governo Draghi l'ha spostata e al suo posto c'è Gelmini che di questo non si occupa». «In Veneto c'è parecchia incazzatura - dice un leghista vicino al governatore - Zaia in fondo è un "democristiano", ma se perde la pazienza gli porta via il partito in dieci minuti».

luca zaia

 

Dal Nord arrivano altri mugugni, trattenuti solo dalla scadenza elettorale, quando arriva la notizia della probabile nomina dell'avvocato amministrativista Federico Freni a sottosegretario al Ministero dell'Economia, al posto di Claudio Durigon, dimessosi dopo le frasi sul parco da intitolare ad Arnaldo Mussolini: «Ci avrebbe dovuto mettere Massimo Bitonci, gli spettava e invece Salvini ha fatto un'altra scelta "romana". Non c'è niente da fare Matteo non ascolta».

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO