FRANCESCO LOLLOBRIGIDA SI MOSSE PER I FUNERALI DI DIABOLIK (NEGATI DAL QUESTORE) – UN’ALTRA BUFERA INVESTE IL MINISTRO E COGNATO DI GIORGIA MELONI DOPO LE CHAT ANTISEMITE DEL SUO PORTAVOCE PAOLO SIGNORELLI, FEDELISSIMO DI ARIANNA MELONI, CON IL NARCO-ULTRA’ LAZIALE (“I ROMANISTI TUTTI EBREI”) – LE LODI AL CRIMINALE ALBANESE ELVIS DEMCE (UNO CHE CAVAVA GLI OCCHI A MANI NUDE AI RIVALI) - IL FRATELLO MINORE DI PAOLO, GIANLUCA, DURANTE IL LOCKDOWN MINACCIÒ DI MORTE IL MINISTRO BOCCIA (“SE CHIUDETE DI NUOVO, TI UCCIDO”) – LE PRESSIONI DELLA DUCETTA E L'AUTOSOSPENSIONE "BLUFF" DI SIGNORELLI – FINI E’ STATO ROVINATO DAL COGNATO. LA MELONI FARA' LA STESSA FINE?
Giuliano Foschini, Clemente Pistilli per la Repubblica
francesco lollobrigida paolo signorelli
A credere alle memorie dei loro telefonini, anche se oggi dicono di non ricordare, alcuni degli uomini che girano attorno a questa destra di governo sono fascisti. E antisemiti. E fin qui, in fondo, non c’è poi così tanto da meravigliarsi.
Ma — come ha rivelato ieri Repubblica in esclusiva — quello che di nuovo racconta lo smartphone di Fabrizio Piscitelli, in arte Diabolik, sono i collegamenti di questa destra con alcuni dei più pericolosi narcos italiani, mafiosi appunto: Piscitelli, ucciso in uno degli omicidi di mafia più significativi degli ultimi dieci anni in Italia, perché racconta la spartizione della piazza dello spaccio della Capitale.
Ed Elvis Demce, un criminale spietato in grado di spostare container di cocaina come fossero bottiglie d’acqua e di cavare gli occhi a mani nude ai suoi avversari. Entrambi erano, così dicono i cellulari, molto cari a Paolo Signorelli, il portavoce di Lollobrigida. Ma in realtà erano vicini a tutto quel mondo cresciuto in un brodo di coltura che parla di onore, rispetto e legalità. E trova irresistibili criminali e trafficanti di droga.
Per dire. Dopo l’omicidio Piscitelli ci fu un politico che intervenne per ridare “onore” a quell’uomo ammazzato su una panchina del parco degli Acquedotti in un omicidio di mafia. Il Questore aveva negato i funerali in forma pubblica perché era stato ucciso un capo ultras, ma soprattutto un narcos. E dal Parlamento ci fu chi lo attaccò: Francesco Lollobrigida, allora capogruppo di FdI. «Ritengo incomprensibile la scelta del Questore — disse — Non ci sono motivi di ordine pubblico. Perché negare ai suoi amici di partecipare come desiderano al funerale?».
francesco lollobrigida paolo signorelli
Tra gli amici c’era sicuramente il suo futuro portavoce. E anche suo fratello Gianluca. Il ragazzo, più piccolo, durante il lockdown, minacciò di morte l’allora ministro Francesco Boccia: «Se chiudete di nuovo, ti vengo a prendere e ti uccido», scrisse al ministro. Boccia querelò, la Postale si presentò a casa di Signorelli che scrisse una lettera di scuse. «Era giovane, ritirai la querela», racconta oggi il senatore Pd. Che però non ha dimenticato un particolare: nel profilo su Facebook Signorelli non aveva una sua foto. Ma quella di Diabolik, che evidentemente era un riferimento, uno di famiglia.
Ad apprezzare i Signorelli non è soltanto Lollobrigida. Quando nel 2019, nell’ambito delle nuove indagini sulla strage di Bologna, la polizia tornò a bussare alla porta della famiglia per chiedere informazioni, a criticare quell’intervento e a dare solidarietà fu l’attuale sottosegretario all’Ambiente Claudio Barbaro. «Apprendo con sgomento quanto accaduto a Claudia e Luca Signorelli.
Al peggio non c’è mai fine. Al loro fianco per qualsiasi cosa. Ora e per sempre», scrisse sui social l’esponente di FdI. E l’anno successivo, per l’anniversario della morte dell’ideologo di estrema destra Paolo Signorelli, il nonno del ragazzo, tra i fondatori di Ordine Nuovo e condannato per banda armata, aggiunse: «Ciao Paolo, sono passati 10 anni e ogni parola in più vale meno degli insegnamenti che ci hai lasciato in eredità».
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CASO SIGNORELLI: LE (FORSE) DIMISSIONI E I LEGAMI CON LE SORELLE MELONI
Gabriella Cerami e Lorenzo De Cicco per repubblica.it
Gran voglia di chiudere il caso, dentro FdI. Ma di fatto è ancora aperto. Paolo Signorelli ieri si è «autosospeso» da portavoce di Francesco Lollobrigida, dopo che Repubblica ha pubblicato le chat private — zeppe di insulti antisemiti, inni ai terroristi neri, solidarietà a un trafficante albanese — che il giornalista 38enne scambiava cinque anni fa con Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, il narcotrafficante ex capo ultrà della Lazio.
paolo signorelli francesco lollobrigida
Scambi proseguiti fino a poco prima che il leader degli Irriducibili venisse ucciso a colpi di beretta, ad agosto 2019. Quando era già noto a tutti il calibro criminale del personaggio. A via della Scrofa la notizia è il caso del giorno. E da subito, dalla premier in giù, capiscono che non è possibile sminuirla, derubricarla, a poche ore dalle Europee. Soprattutto per i toni antisemiti.
Ecco perché dentro FdI accreditano, già nella tarda mattinata, una linea «interventista» di Meloni e della sorella Arianna, responsabile politica del partito. Da loro partirebbe questo input: serve un passo indietro. Le due Meloni, riferiscono fonti dei Fratelli, sentono Signorelli. Che si sarebbe giustificato così: «Facevo il cronista, seguivo la Lazio: per questo avevo un rapporto con Piscitelli». Chiuse le telefonate, il portavoce concorda due comunicati con Lollobrigida.
Uno, firmato dallo stesso giornalista, in cui sostiene di «non ricordare» la conversazione «grave» con Diabolik e prova a smarcarsi da «contenuti distanti da me». Il testo servirebbe soprattutto a gettare una prima secchiata d’acqua sul fuoco: «Mi autosospendo». L’altra nota è firmata da Lollobrigida: «Non ero a conoscenza di quelle affermazioni, confido che Signorelli possa smentirle». Ma le frasi, agli atti nella copia forense del telefonino di “Diablo”, non sono smentibili. Perché allora il portavoce non si è dimesso? L’autosospensione giuridicamente non esiste. Lollobrigida infatti parla di «remissione dell’incarico». Ma mancherebbe ancora un atto ufficiale, tanto che all’opposizione c’è chi parla di bluff, di una mossa per temporeggiare.
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Signorelli non è un professionista esterno, ingaggiato da FdI. È cresciuto politicamente, umanamente, in quell’ambiente. Nipote di uno dei fondatori di Ordine Nuovo, è stimatissimo da Arianna Meloni, che nel 2021 lo propose come portavoce di Enrico Michetti, sciagurato candidato della fiamma per il Campidoglio. Alla fine della scorsa legislatura approda alla Camera, nel piccolo staff di FdI. Dopo le Politiche, il salto: prima portavoce del capogruppo Tommaso Foti, poi a marzo, pochi mesi dopo la famosa fermata di Lollobrigida a Ciampino, la promozione a capo ufficio stampa del ministro.
francesco lollobrigida arrosticino
C’è chi dice che a volerlo lì fosse stata soprattutto Arianna; altri invece riportano una versione opposta: la sorella d’Italia lo avrebbe sconsigliato, vista l’esposizione del ruolo e i rapporti passati, ma il marito si sarebbe incaponito. Ormai il danno è fatto. E va gestito. Certo, nel calderone delle chat di FdI c’è anche chi lo difende, Signorelli, «era un ragazzino», e pressa per accelerare sul ddl Nordio sull’abuso d’ufficio. Il testo, già varato al Senato e ora alla Camera, rende impubblicabili le intercettazioni non penalmente rilevanti.
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C’è poi un tema di criminalità organizzata: il Pd in commissione Antimafia chiede alla presidente meloniana Chiara Colosimo «di avviare un’istruttoria sulla morte di Piscitelli». Avs, con Elisabetta Piccolotti, rincara: «Si indaghi sulle connessioni tra la destra italiana, le curve e le mafie».
I rossoverdi vorrebbero sentire Signorelli in Commissione e Lollobrigida in Aula. Colosimo fa sapere di avere già chiesto, ad aprile, di aprire un filone sulla mafia albanese e in generale sulla criminalità a Roma. Quanto all’ipotesi di convocare Signorelli, FdI lo esclude. Il partito di Meloni pubblicamente si chiude a riccio. Non parla nessuno. Tranne Giovanni Donzelli, il responsabile Organizzazione, che in un forum della Stampa prova a rovesciare la frittata: «La sinistra pensi a Donatella Di Cesare», la prof della Sapienza che dopo la morte della brigatista Balzerani pubblicò un post con scritto «la tua rivoluzione è anche la mia». Ma Di Cesare non lavora per un ministro.
GIORGIA E ARIANNA MELONIFRANCESCO LOLLOBRIGIDA - PAOLO SIGNORELLI