1. LOUISE, MURIEL, ARNAUD, JASMINE, DAVID: LETTERE DALL’INFERNO DEL BATACLAN 2. LOUISE: "....E POI SI SENTONO DEGLI SCOPPI. COME UNA CASSA CHE SALTA. CI SONO DELLE URLA, MA NON CAPIAMO SUBITO. IL GRUPPO HA GIÀ ABBANDONATO IL PALCO. MI VOLTO: C’È DELLA GENTE CHE SI BUTTA PER TERRA. E LÌ, L’ODORE DEL SANGUE. SANGUE CALDO. INCROCIO LO SGUARDO DI UN TIZIO. NON BATTE PIÙ LE PALPEBRE E CADE GIÙ. TUTTI SI SDRAIANO, UNO SOPRA L’ALTRO''
VIDEO ASSALTO BATACLAN
1. LOUISE: ECCO LA MIA LETTERA DALL’INFERNO DEL BATACLAN “TRA I TELEFONINI IMPAZZITI CERCO IL TATUAGGIO DI TIPHON”
una scena filmata durante attacco terroristico di venerdi
Testimonianza raccolta da Libération pubblicata da “la Repubblica”
Venerdì ho raggiunto la mia amica dei concerti arrabbiati, quella che poga con me come quando avevamo quattordici anni, quella che perdo nella folla dopo la prima canzone e ritrovo alla fine con un «È stato troppo bello, no? Sìì, fichissimooo! ». Prima abbiamo bevuto qualche birra al bar. Il barista non aveva più Picon e questo genere di particolari è importante. A un certo punto gli abbiamo detto che non volevamo attardarci. Era un sacco di tempo che non dicevo a così tanta gente dove andavo e cosa andavo a fare. Ero contenta come al mio primo concerto.
un uomo assiste una ragazza stesa al suolo
Entriamo nella sala, prendiamo delle birre allungate con l’acqua. E poi ci facciamo degli amici da concerto. Tantissimi. Come al solito. Fotografiamo dei tizi con il loro telefono. Prendiamo un po’ in giro quelli che fanno finta di avere un amico davanti per fregare due file. Siamo in mezzo alla sala quando il concerto comincia. Con il movimento della folla, perdo la mia amica, come al solito, e mi ritrovo davanti al bassista, a destra della scena, in seconda o terza fila. Il concerto comincia, la folla, la felicità. Fra un brano e l’altro, dico a una tizia quanto è sexy il cantante. Scherziamo. Il gruppo suona Save a Prayer dei Duran Duran. Allora cantiamo a squarciagola con le braccia incrociate sul cuore.
un poliziotto sulla porta del bataclan
«INCROCIO UNO SGUARDO»
E poi si sentono degli scoppi. Come una cassa che salta, o come succede a volte, un tizio in fondo alla sala che fa una scenetta con il gruppo. Ci sono delle urla, ma non capiamo subito. Il gruppo ha già abbandonato il palco. Mi volto: c’è della gente che si butta per terra. E lì, l’odore del sangue. Sangue caldo. Incrocio lo sguardo di un tizio. Non batte più le palpebre e cade giù. Per un effetto domino, tutti si sdraiano, uno sopra l’altro, più o meno.
un ferito accasciato sul marciapiede
Accanto alla transenna che ci separa dalla scena, abbiamo solo lo spazio per accovacciarci. Non capisco niente di quello che sta succedendo, ma cerco di farmi piccola piccola. Si sentono rimbombare degli spari. Mi immagino che siano degli spari in aria, perché non sono seguiti da urla. Mi metto lo zaino davanti alla faccia per proteggermi dagli sparatori.
Ne vedo uno sulla balconata di fronte a me, e sono sicura che ce n’è uno all’entrata alla mia sinistra. Mi raggomitolo. La gente cerca di scavalcare la transenna per raggiungere i camerini. Mi lascio trascinare un po’ e perdo le scarpe da ginnastica. È pazzesco come sono importanti i dettagli fisici e dell’abbigliamento, perché in realtà sono le cose che ti tengono aggrappata alla vita. La vita reale. Perché quello è un gioco. Non è possibile che sia altrimenti.
feriti per le strade di parigi
Guardo un po’, non vedo la mia amica. Gli spari riprendono, tutti si buttano di nuovo a terra. E a quel punto, silenzio nella folla. Abbassandomi completamente, apro gli occhi per la prima volta dopo qualche minuto. Guardo i miei piedi. E nei nostri corpi mescolati incrocio uno sguardo. Vuoto. Ai miei piedi. Una ragazza è allungata sulle mie gambe. Non piange davvero, non respira davvero.
RAFFICA DI PALLOTTOLE
il concerto al bataclan prima della strage 7
Sento un sibilo dentro l’orecchio destro, un grosso acufene. Mi accorgo che sto sanguinando. Allora mi reggo la testa per evitare di sporcare tutta la sala (è veramente questo che mi sono detta). La ragazza accanto a me dev’essere stata colpita al braccio dalla stessa pallottola, o dalla stessa raffica. Sanguina molto e ha tanta paura. Ci chiediamo mormorando come stiamo. Io, colpita alla testa, so che morirò come nei film.
il concerto al bataclan prima della strage 6
Allora faccio come nei film: mormoro più volte il mio nome e dico di dire ai miei cari che gli voglio bene. E il silenzio ricomincia. Non sappiamo dove sono. Dove sono i «cattivi». Non ci muoviamo. I cellulari cominciano a suonare. Ma noi non vogliamo che suonino. Perché ogni squillo può ricordare ai cattivi che siamo là e che ci vogliono ammazzare.
Cerco la mia amica nella folla di gente sdraiata, cerco i suoi tatuaggi sui cadaveri pieni di sangue. Non la vedo. Spero che sia andata via. Il mio zaino comincia a vibrare. Non posso raggiungere il telefono, ma non ci avrei provato comunque. Conto le vibrazioni. Undici. È una chiamata. Poi altre. Ho sempre meno la percezione che sto per morire.
il concerto al bataclan prima della strage 14
I SOCCORSI
Dopo minuti che sembrano ore, i soccorsi arrivano. Entrano dal basso e non osano avvicinarsi. Noi continuiamo a non muoverci. Sentiamo un tizio che urla di dolore. I soccorsi, non sappiamo se sono dal lato chiaro della forza oppure no. Sono tizi armati vestiti di nero, che ne sappiamo.
Ma nel dubbio comincio a muovere i piedi, nell’ottica di riuscire a correre senza essere intorpidita. I buoni ci chiedono dove sono i cattivi. Devono prima di tutto fare in modo che nessuno ci spari addosso durante l’evacuazione. In quel momento un ragazzo arriva e dice che i terroristi hanno degli ostaggi nei camerini, che vogliono parlare con qualcuno della polizia, che bisogna chiamare un certo numero.
L’agente delle forze speciali non si memorizza direttamente il numero, mentre noi ce lo siamo impresso nella memoria in un secondo. Siamo sempre lungo il bordo della transenna, vicinissimi ai terroristi nei camerini. Proprio nel mezzo di una potenziale sparatoria. E stranamente, ci motiva.
Ci chiedono di alzarci piano ma rapidamente per raggiungere l’uscita. Alzandomi, il mio campo visivo si allarga e mi rendo conto dell’orrore. Pozzanghere di sangue e braccia tatuate senza vita. Mi dicono di passare attraverso la porta a vetri rotta. Sono a piedi nudi. Ci dicono di camminare rasente ai muri, di fare in fretta. Ci fanno entrare nel cortile di un edificio. Ci sono quelli del pronto soccorso. Ci sono feriti allineati uno accanto all’altro.
vittime del ristorante la bell equipe
Siamo due palazzi più in là del Bataclan, sentiamo degli spari. Guardano la mia testa. In modo molto sobrio e calmo chiedo se sto per morire, se la pallottola è all’interno, se è orribile, se tutti sono usciti, se c’è un bagno.
Mi rispondono che parlo troppo, troppo in fretta e troppo distintamente perché possa essere molto grave. Mi mettono un «braccialetto da festival» con un codice a barre che mi scansioneranno ogni volta che mi cambieranno di posto, e un foglio che mi metto intorno al collo, col mio nome – «Bel nome, Louise» – e le mie allergie. Trovo tutto superorganizzatissimo, e mi piacciono molto le cose bene organizzate.
vigili del fuoco aiutano un ferito del bataclan
“SANGUINO DI BRUTTO”
Chiamo la mia Tiphon, non risponde, ma mi ha chiamato diciassette volte, quindi presumo che sia viva. Chiamo i miei parenti, gli do poche informazioni, concisa ma chiara perché sono una professionista delle situazioni di crisi, a quanto sembra… Tiphon è viva, sta in un appartamento e sta bene. Mi fanno una bendatura. Tanti morti mi passano davanti. Sanguino di brutto, in effetti. Uscendo, becchiamo Hollande.
«DIREI PIÙ DUE MILLIMETRI»
All’ospedale, mi osservano la testa, la ferita non è bella, ma è pulita e non ci sono frammenti di pallottola, quindi va meglio. È stato un tiro diretto. «Ho avuto 5 millimetri di fortuna, quindi?». «Direi più due millimetri ». Mi fanno dei punti di sutura e sto abbastanza bene.
il concerto al bataclan prima della strage 13
I miei genitori sono arrivati. Vado all’unità di assistenza psicologica. La donna mi dice: «Mi vuoi raccontare che cosa è successo? ». Ma certo che ti vomito addosso tutta la mia versione, non capirai mica, bella mia. Alla fine mi dà un consiglio più appropriato: «Ha il diritto di non raccontare tutto a tutti. E cerchi di non ripeterlo troppo spesso ».
È per questo che scrivo queste cose. Perché tutti quelli che vogliono sapere possano sapere. Da venerdì ho un torcicollo a causa della mia posizione nella sala e ho paura delle porte che sbattono. Ma ho voglia di andare a vedere dei concerti.
( Testimonianza raccolta da Libération. Traduzione di Fabio Galimberti)
2. IL SANGUE FREDDO DI ARNAUD CHE NON POTRÀ PIÙ CAMMINARE
Da “la Repubblica”
Commissario di polizia, responsabile dell’area Val-de-ReuilLouviers anche Arnaud Beldon, 38 anni, era al concerto del Bataclan venerdì sera. In compagnia della fidanzata, è stato centrato dalla prima pioggia di colpi di kalashinikov sparati dai terroristi all’interno del teatro. Una serie di pallottole lo hanno colpito alla schiena. Nonostante le ferite, ha cominciato a urlare alla folla che il teatro era sotto attacco e che bisognava ad ogni costo trovare una via d’uscita: incitando la gente intorno a lui a fuggire indicando le uscite di sicurezza da imboccare dove lui stesso si era trascinato.
una donna viene evacuata dal bataclan
Ha continuato ad urlare le indicazioni giuste permettendo a decine di persone di trovare la via di fuga. Mantenendo il sangue freddo nonostante le ferite e mentre intorno a lui si scatenava il panico. Infine è crollato a terra senza riuscire ad abbandonare la sala. I suoi colleghi lo hanno trovato così: in una pozza di sangue, semi incosciente, mentre ancora balbettava quelle stesse indicazioni che hanno salvato la vita a tanti. Le sue ferite alla schiena sono molto gravi. Forse, non sarà più in grado di camminare. ( a. l.)
3. “ERAVAMO A TERRA E DAVID FERITO MI HA PROTETTO CON IL SUO CORPO”
Da “la Repubblica”
una delle 129 vittime dell attacco
David Nolan, irlandese, era al concerto del Bataclan con la sua fidanzata. Quando i terroristi sono entrati e hanno cominciato a sparare lui le ha fatto scudo col suo corpo due volte. La prima, coprendola col suo corpo mentre tentavano la fuga. La seconda, dopo essere caduti a terra. La fa stendere sotto di se: coprendole interamente la testa e il torace.
Lui è ferito ad una gamba, ma non molla la presa. Intanto, si fingono morti entrambe. Mentre lui è tutt’ora in ospedale, dov’è stato operato, Katie ha raccontato il gesto eroico e protettivo del suo fidanzato, prima postandolo sui social media e poi narrando i fatti alla stampa del suo paese. «Lo considero il mio eroe personale». ( a. l.)
4. JASMINE, L’EROINA MUSULMANA CHE HA SALVATO UNA CLIENTE
Da “la Repubblica”
un agente aiuta a evacuare i sopravvissuti tra cui un uomo ferito alla testa
Jasmine El Yousfi ha 20 anni e una montagna di capelli ricci: è l’eroina del video che ha ormai fatto il giro della rete, quello con le immagini riprese dalla telecamera interna del ristorante Casa nostra dove si vede uno dei terroristi fare fuoco all’interno e poi puntare contro una donna che però non uccide perché l’arma si inceppa. Jasmine è la cameriera che nelle prime immagini si butta sotto il bancone: salvo poi accogliere e consolare una donna che entra terrorizzata e ferita.
Jasmine la porta dietro il bancone, la accudisce e poi è la prima temeraria a fare capolino dal riparo, quando l’uomo armato sembra essersi dileguato. Corre al piano di sotto, per sincerarsi che la donna che è con lei sia al sicuro. E poi si precipita in strada, per dare una mano alle altre persone colpite. «Avrei dato la vita pur di non lasciarli soli a morire», ha detto al Daily Mail. «Non volevo che le persone a cui avevano sparato pensassero di essere state abbandonate». Questa temeraria cameriera di 20 anni è figlia di un marocchino e di un algerino. Musulmana, in quei tragici momenti si è ricordata semplicemente di essere una parigina. ( a. l.)
5. MURIEL HA SFIDATO LA PAURA DA LEI RIFUGIO PER TRENTA PERSONE
Da “la Repubblica”
Muriel Gaudry è una donna che vive a pochi metri dal Bataclan. Venerdì sera ha sentito i colpi, si è affacciata alle finestre, ha visto la gente in fuga. Fra queste ha notato decine di persone zoppicanti, che faticavano a correre perché feriti durante la sparatoria. Senza esitare è scesa in strada, ha aperto il portone, invitato numerose persone a entrare. A trovare rifugio nella sua casa sono almeno 30 persone, quasi tutte ferite. E infatti tracce di sangue sono ancora visibili sul divano. «C’era un uomo colpito da un proiettile alla spalla, un’altra signora che era stata ferita al petto e una giovane donna a cui avevano sparato due volte alla schiena e non poteva assolutamente muoversi». ( a. l.)
il momento in cui il batterista si nasconde dietro la batteria
bataclanferiti davanti al Bataclanuomo arrestato al BataclnBataclanVALERIA SOLESIN BATACLANBATACLANBATACLANMacchie di sangue vicina all'uscita secondaria del Bataclan BATACLANBATACLANBATACLANBATACLANBATACLAN BATACLANBATACLANBATACLANBATACLANEVACUAZIONE DAL BATACLAN 91AGENTI FUORI DAL BATACLAN AGENTI FUORI DAL BATACLAN PREPARANO IL BLITZ 28EVACUAZIONE DAL BATACLAN 0ASSEDIO AL BATACLAN 721FUORI DLA BATACLAN 90