LA LUNGA AGONIA DI ANGELO RIZZOLI – IL DURO E TOCCANTE RACCONTO DELLA MOGLIE MELANIA PERCHÉ I FAMILIARI DEI PAZIENTI IN CASI SIMILI TROVINO LA FORZA DI RISPETTARE L’AUTODETERMINAZIONE DEI LORO CARI, DI NON PRIVARLI DELLA LORO DIGNITÀ PER L’EGOISMO DI AVERLI ANCORA VIVI

Melania Rizzoli* per “Il Fatto Quotidiano

   

Angelo Rizzoli, mio marito, è morto di crepacuore pochi giorni prima di Natale, nel reparto di Unità Intensiva Coronarica del policlinico Gemelli di Roma.

melania rizzolimelania rizzoli

   

Tredici giorni prima aveva avuto i sintomi di un’insufficienza coronarica acuta ed è stato ricoverato d’urgenza nel suo ospedale di riferimento, il Gemelli appunto, dove c'erano i suoi medici curanti che da anni lo seguivano per le molteplici e gravi patologie di cui era affetto.

   

In pronto soccorso Angelo è arrivato, oltre che con l’oppressione cardiaca, con una fame d’aria che di norma è più spaventosa del dolore, per cui è stato sottoposto a ventilazione assistita con la maschera d’ossigeno, rivelatasi però insufficiente e quindi è stato necessario intubarlo d’urgenza.

Melania Rizzoli Melania Rizzoli

   

In quelle due settimane Angelo ha avuto due arresti cardiaci, prontamente risolti dai rianimatori ed è stato estubato e reintubato per ben tre volte, ogni volta cioè che aveva timidi segnali di miglioramento dovuti alla terapia intensiva, e soprattutto rispettando il suo volere e il suo deciso diniego a respirare con un tubo infilato in gola e con i polsi legati al letto per evitare che si liberasse da solo per istinto della fastidiosa cannula in trachea.

   

Angelo in quei giorni è sempre stato lucido, vigile e cosciente, ha rifiutato la tracheotomia, fino all’ora più critica, quello della sua morte, in cui è stato necessario sedarlo e assisterlo in modo permanente con la ventilazione forzata del respiratore automatico.

   

MELANIA E ANGELO RIZZOLI MELANIA E ANGELO RIZZOLI

Non era stato possibile operarlo al cuore per le gravi condizioni generali e non c’è stato alcun accanimento terapeutico ma è stato fatto di tutto per salvargli la vita perché lui voleva vivere, lo chiedeva ai medici e si augurava di sopravvivere per arrivare a potersi difendere ancora una volta nella sua vita davanti alla giustizia.

   

Purtroppo le sue recenti vicende giudiziarie avevano riacutizzato di colpo tutte le sue malattie rimaste croniche per anni e durante gli oltre 4 mesi di detenzione preventiva in carcere, (regime assolutamente incompatibile con le sue patologie) e non assistito come avrebbe dovuto, la sua situazione clinica è peggiorata e precipitata fino al decesso.

cpbltmspgg40 angelo melania rizzolicpbltmspgg40 angelo melania rizzoli

   

Io, da medico e da moglie, sono stata accanto a lui per tutti quei 13 giorni, consapevole della sua fine vicina, aiutandolo a sopportare per vivere di essere legato, attaccato ai tubi, ai monitor e alle flebo, dializzato, trasfuso, alimentato artificialmente e accudito a letto, ma rispettando la sua volontà di restare lucido e cosciente, forse per mio egoismo non lasciandolo libero di morire ma sicuramente di scegliere come vivere i suoi ultimi giorni.

   

capri23 angelo melania rizzolicapri23 angelo melania rizzoli

Io lo pregavo di resistere ma se lui mi avesse chiesto di “staccare la spina” io lo avrei aiutato perché ormai era un malato terminale.

   

A cosa sarebbe servito regalargli una settimana di più di vita e di sofferenza?

   

A chi sarebbe stato utile quel trattamento vitale violento, non risolutivo della patologia ma che avrebbe prolungato l’agonia di Angelo di qualche giorno, a me che lo volevo vivo o a lui? Devono essere i pazienti, se coscienti, a decidere in sintonia con i propri medici il loro trattamento, sapendo che mai verrebbero abbandonati e se stessi ma assistiti fino alla fine. La desistenza dalle cure, spesso rifiutata dai familiari del malato, si applica da noi medici regolarmente quando la malattia ha ormai vinto sulla terapia, che diventa un inutile supplizio, una crudele tortura tra tanto dolore.

9cg17 melania angelo rizzoli9cg17 melania angelo rizzoli

   

Quando Angelo era vicino alla morte e sedato, è stata chiesta a me l’autorizzazione a effettuare su di lui la circolazione extra-corporea, in un ultimo disperato tentativo di recupero che sarebbe stato breve se non inutile dato che lui non avrebbe mai più ripreso conoscenza.

iannuzzi94 ang melania rizzoliiannuzzi94 ang melania rizzoli

   

Io ho negato il mio assenso e per me è stato doloroso come estubarlo con le mie mani e lasciarlo andare al suo destino già segnato.

   

Angelo è morto poco dopo tra le mie braccia e le mie lacrime. Ma nel dolore di questa scelta, ero serena di avergli evitato quello che lui non avrebbe mai accettato e autorizzato, cioè diventare un vegetale in coma in attesa della morte rimandata artificialmente da noi medici, dalle macchine e dalle potenti terapie.

pimby33 angelo melania rizzolipimby33 angelo melania rizzoli

   

Racconto questa storia per i familiari dei pazienti che verranno dopo Angelo, perché in casi simili trovino il coraggio e la forza di rispettare l’autodeterminazione dei loro cari, di non privarli della loro dignità per l’egoismo di averli ancora vivi, di evitare loro ulteriori e indicibili sofferenze, che nessuna legge al mondo potrà mai regolamentare.

pzcap47 angelo melania rizzoli alb arbasinopzcap47 angelo melania rizzoli alb arbasino

   

I medici di norma si comportano secondo il codice deontologico e secondo coscienza, e nell’urgenza ed emergenza non vanno certo a consultare leggi e codice penale, spesso inapplicabile in casi come questi. Ed è assurdo pensare che il destino di chi è costretto a vivere con un tubo in gola debba essere deciso dal Parlamento.

   

Angelo RizzoliAngelo Rizzoli

Tutti noi abbiamo la nostra opinione sul fine-vita, ma un conto è esprimerla da sani, un altro da malati terminali in un reparto di rianimazione, dove crollano tutte le nostre convinzioni e dove spesso si ha un solo desiderio. Quello di vivere.

   * Responsabile Sanità Forza Italia

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…