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MACRON, LE ROSICON! IL PRESIDENTE DELLA FRANCIA VUOLE LA BAGUETTE PATRIMONIO DELL’UNESCO  “DOPO LA PIZZA, PERCHE’NO? QUELLO SFILATINO E’ PARTE DELLA NOSTRA CULTURA” – MA PARAGONARLO ALLA PIZZA E’ COME ACCOMUNARE L’ARCO DI COSTANTINO E L’ARC DE TRIOMPHE: UNA FORZATURA BELLA E BUONA…

Andrea Cuomo per il Giornale

 

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I francesi, da Bartali fino a Materazzi, quando si tratta di noi italiani «si inca..ano». È quell'invidia mista ad ammirazione che i cugini nutrono per tutto quello che arriva da oltre il Monginevro, oltre al fatto che non hanno mai smesso di considerarci dei simpatici fanfaroni, i cugini che ogni tanto tocca loro vedere alle cene di famiglia ma a cui non presterebbero mai la loro utilitaria.

 

Ma la sindrome di Bartali quando colpisce colpisce duro. L'ultimo a soffrirne è stato qualche giorno fa l'inquilino dell'Eliseo Emmanuel Macron. Venuto a farsi un giretto da noi per flirtare con il premier Paolo Gentiloni, il presidente belloccio ci ha fatto i complimenti per la tutela Unesco recentemente riconosciuta all'arte dei pizzaiuoli napoletani come patrimonio immateriale dell'umanità e ha pensato: «E noi?». Da qui l'idea: facciamo lo stesso per la baguette, il pane che «è parte della vita quotidiana della Francia e ha una storia speciale. È invidiata in tutto il mondo. Bisogna preservare l'eccellenza e le capacità dei fornai». Ed ecco l'esempio che arriva da Napoli: «I nostri panettieri hanno visto che i napoletani sono riusciti a inserire la pizza nel patrimonio mondiale dell'Unesco, per cui si chiedono, perché no la baguette? Hanno ragione».

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Nulla in contrario in linea di principio. L'Unesco del resto è piuttosto generosa nell'accordare la pomposa definizione di patrimonio dell'umanità con esiti piuttosto bizzarri quando si tratta dei cosiddetti beni «immateriali». Quindi ben venga tutelare la baguette e perché no, anche l'ascella preferibilmente lavata e deodorata sotto la quale i francesi sono soliti trasportare la forma di pane dal design obiettivamente poco compatibile con borse, sporte e sacchetti.

 

brigitte macron

Però, dài, Emmanuel, mettere sullo stesso piano pizza e baguette è una forzatura bella e buona. Come accomunare l'Arco di Costantino e l'Arc de Triomphe. La pizza, infatti, è il piatto perfetto: ha la forma ideale, si può mangiare seduti, in piedi, a fette, piegata a «portafogli». La margherita è vegetariana, sana e dall'apporto calorico perfetto per un pasto, una vera summa della dieta mediterranea.

 

Non è un caso che se ne consumino oltre due miliardi di esemplari all'anno in tutto il mondo. Inoltre la pizza si identifica con una città precisa, Napoli, e rappresenta l'identità di un'intera comunità. Pizza infatti è una parola diffusa in tutto il mondo, anche perché facile da scrivere e da pronunciare, e ha un posto non secondario nel vocabolario collettivo mondiale, nell'esperanto che rende fratelli un napoletano, un newyorkese, un cinese e un abitante di Dakar, in Senegal.

 

EMMANUEL MACRON MATTEO RENZI

La baguette, invece, è un siluro di pane che di per sé sa di poco. Acquistata calda in una boulangerie di Montmartre ha il suo fascino fragrante, comprata in un ipermercato di Rozzano nella sua versione precotta, congelata e poi finita di cuocere, che a pranzo è croccante e a cena è già dura, francamente è un patrimonio insipido. Ma forse la differenza la fanno le ascelle. L'Unesco indaghi, s'il vous plait.

 

 

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