AMERICA FATTA A MAGLIE - TRUMP SI FA FURBO: NON PARLA DI ‘TERRORISTI ISLAMICI’ NEL DISCORSO DELL’11 SETTEMBRE E PUNTA ALLA CORTE SUPREMA SUL BANDO AGLI IMMIGRATI - IL 72% DEI REPUBBLICANI PENSA CHE IL CONGRESSO ABBIA PERSO QUALSIASI CONTATTO CON LA REALTÀ ED È CONTENTO CHE IL PRESIDENTE FACCIA ACCORDI BIPARTISAN - NON SOLO BANNON: QUANDO HILLARY SCURIVA OBAMA NEI SUOI SPOT PER FARGLI PERDERE CONSENSI (LUI SI SCHIARIVA…)
j christopher stevens AMBASCIATORE USA IN LIBIA
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Hillary Clinton è partita in tournée per il lancio del suo libro sulla sconfitta elettorale proprio nell’ l'infausta data anniversario della strage di Bengasi, quando morì l'ambasciatore americano Chris Stevens e tre uomini di scorta, principalmente per responsabilità, negligenza e omissioni dell'allora segretario di Stato Hillary Clinton.
obama ritoccato dagli strateghi di hillary per scurirlo
Ma di questo la candidata trombata non parla né nel libro, né nelle interviste né tantomeno degli incontri a pagamento con lettori e ammiratori. Neanche ci racconta com'è che quando tentò l'altra avventura finita male contro Obama nel 2008, sui suoi manifesti aveva l'abitudine di scurire ulteriormente il colorito dell'avversario. Proprio così, come ha fatto nei giorni scorsi la CBS con Steve Bannon, il cattivo del gruppo di Trump, trasformato nelle riprese in una specie di ubriacone con gli occhi rossi e le labbra livide.
Guardatevi le immagini che Marco Reis mi ha mandato dall'Osservatorio dell'informazione per capire che purtroppo di questi metodi sporchi siamo circondati. In una vecchia agenzia Ansa si cita anche uno studio apposito di apposita università sui metodi per rendere se stessi o un avversario più o meno gradito e accettabile. Anche Obama si sbianchettava per essere gradito a tutti, lei lo scuriva, il bello è che agli elettori democratici questi problemi razzisti dovrebbero essere sconosciuti, invece evidentemente non è così limpida la reazione.
oj simpson schiarito e scurito a piacimento
Così fan tutti, non fa meno schifo.
Grande agitazione sul fronte immigrazione, numero massimo di profughi, ingressi negli Stati Uniti dai famosi Paesi nei quali è forte il terrorismo e scarsi i controlli. Il braccio di ferro tra il presidente Donald Trump e gli Stati democratici, ma soprattutto con i circuiti di Corte d'appello in mano a giudici liberal molto politicizzati, una realtà triste che a noi suona normale ma che prima del trionfo liberal con Obama era molto più rara da trovare negli Stati Uniti, per ora lo stravince Trump.
barack obama schiarito per attrarre elettori
La parola fine sarà detta il 10 ottobre, quando la Corte Suprema degli Stati Uniti si pronuncerà nel merito dell'intera vicenda e stabilirà se un bando sia pur temporaneo travalica i limiti della Costituzione e dei poteri della presidenza. Ma di nuovo ieri la Corte Suprema ha dato ragione all'Amministrazione decidendo che le è consentito per il momento applicare senza restrizioni il bando sui rifugiati, bloccando una decisione di una Corte d'Appello federale che invece avrebbe consentito l'ingresso di 24mila persone.
In realtà la sfida era proprio alla Corte Suprema, la quale in attesa di pronunciarsi definitivamente aveva ritenuto di mettere uno stop alla diatriba che durava da mesi tra governo e giudici, appoggiando il bando per I 6 paesi, salvo per i casi in cui la buona fede fosse conclamata. Ma il Nono Circuito non si era dato per vinto, e aveva deciso di poter far entrare coloro che fossero muniti di offerta formale da parte di un'agenzia internazionale di rifugiati.
COPERTINA DEL LIBRO DI HILARY CLINTON
Il Dipartimento di Giustizia si è rivolto allora di nuovo alla Corte Suprema, la Corte Suprema gli ha dato ragione di nuovo, mettendo il 10 ottobre come data fino alla quale niente può essere più frapposto.
Si affilano quindi le armi perché il 10 ottobre si decide su molte cose, in realtà soprattutto sulla politica di ammissione dei rifugiati da tutto il mondo, un tetto che Barack Obama ha dilatato fino a 110mila, Hillary Clinton avrebbe portato a 150.mila, Donald Trump vuole ridurre a 50mila, cifra che già ai più conservatori appare eccessiva, lo stesso Dipartimento di Giustizia aveva pensato per qualche anno almeno a un tetto massimo di 15mila ingressi.
Il che rinfocola anche le polemiche tra repubblicani. Donald Trump viene niente meno che accusato di cedere ai liberal insinuati nell'Amministrazione, segnatamente a sua figlia Ivanka e al genero Jared Kushner.
hillary clinton donald trump il town hall.
In realtà i toni moderati servono proprio in vista del pronunciamento della Corte suprema e al merito di quel che la Corte Suprema dovrà definitivamente decidere . Ci illumina sulla questione il grande studioso della Costituzione americana, l’avvocato Alan Dershowitz, che è un democratico ed è un liberal per sua definizione, ma non ha consegnato il cervello all'ammasso dei nemici obnubilati del presidente.
Alan Dershowitz ha sempre detto che le decisioni in materia di profughi e rifugiati, pur non condivise da lui, erano totalmente all'interno del rispetto dei poteri del presidente e della Costituzione. Ora spiega che l'unico appiglio che l’accusa avrà presso la Corte Suprema tra meno di un mese sarà quella di ricordare la veemenza anti Islam con la quale ha condotto la sua campagna presidenziale il candidato Trump, una veemenza che potrebbe spingere a credere in un pregiudizio di religione.
Accuse pretestuose, precisa Dershowitz, perché può e deve esserci una diversità di toni e di intenti tra un candidato è un presidente, è che è facile per il Dipartimento di Giustizia per la casa Bianca far prevalere nel dibattito l'esigenza della sicurezza e della protezione dei cittadini dal terrorismo. Tuttavia anche per questa ragione nei discorsi dell’11 Settembre il termine “terrorismo islamico” non l'ha pronunciato né Donald Trump né nessun membro dell'Amministrazione o dello staff. Tutti zitti, stanno diventando furbi, pronti a fregare i nemici a Washington e dintorni.
Vedi anche il tour pro riforma tasse.
donald e melania trump uragano harvey
Piace agli elettori repubblicani e non solo a loro la nuova tattica di Donald Trump di saltare i riluttanti repubblicani del Congresso e tentare direttamente accordi, se non altro con i senatori democratici che il prossimo anno devono tentare di essere rieletti in Stati nei quali Trump ha vinto nel 2016, ma in modo più programmato con tutti i democratici che non si sentono di legarsi per sempre al carro del risentimento sociale dei Clinton, di Barack Obama e dei loro dante causa.
Un primo risultato è stato già raggiunto con l'accordo sui fondi per le vittime e danni dell'uragano Harvey in Texas ottenuto allungando di 3 mesi i tempi del budget finanziario di quest'anno. Nel pacchetto probabilmente c'è anche la legge per regolare l'annosa questione dei “dreamers”, i minorenni che entrano assieme agli illegali nel Paese, ai quali deve essere concesso di restare senza violare la Costituzione, ma soprattutto da ora in poi c'è il tentativo di scrivere insieme o con una parte dei democratici la riforma gigantesca immaginata da Trump delle tasse.
I denigratori di professione di questa Amministrazione di là e di qua dell'oceano l'hanno etichettato come un accordo di debolezza e non di forza, ma gli americani non la pensano così.
Dei sondaggi di Rasmussen Report mi fido, sono gli unici ad aver mantenuto un atteggiamento onesto durante la campagna elettorale presidenziale, e azzeccato non solo il risultato elettorale ma anche la anomalia del voto popolare andato in maggioranza alla Clinton.
Oggi danno il presidente nei sondaggi più in alto di altri, lo danno al 41% di gradimento, ma soprattutto mettono al 66% degli elettori l'approvazione per il nuovo metodo di lavoro bipartisan. E’ contrario solo il 13%, e un 21% si dice indeciso. Cattive notizie per i parlamentari repubblicani, di loro si fida solo un 19%, ad aprile era il 29%. Esaminando l’affiliazione per partiti, il 72% dei repubblicani e’ entusiasta della scelta del presidente di lavorare anche con i democratici, condivide il 62% dei democratici.
donald trump con mitch mcconnell nancy pelosi e chuck schumer
Ma ad essere messi veramente in discussione, e dai loro elettori, sono i deputati e senatori del partito repubblicano, e i loro comportamenti, visto che a credere che vadano ascoltati è rimasto solo il 35% degli elettori del partito. Più sfumata ma indicativa in ogni caso l'opinione sull' atteggiamento critico del presidente verso il partito: il 50% è d'accordo,il 32% è contrario gli altri ci stanno pensando; ma di nuovo un 72% dei repubblicani pensa che il Congresso abbia perso qualsiasi contatto con la realtà del Paese e non sopporta il leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, autore del flop dell'Obamacare, decisamente il politico più impopolare del Congresso.
L’approvazione per il lavoro che fa la Camera dei Deputati e’ al 14%, quella del Senato è al 11%. Mai state così basse nella storia del Paese, nemmeno all'epoca in cui Reagan diceva che lo Stato era il problema non la soluzione. Il 51% dei repubblicani continua a credere che il Partito Repubblicano al vertice abbia fatto di tutto per non far eleggere Donald Trump presidente.
È un quadro spietato della mancanza di fiducia per l'establishment di Washington. Dice anche con chiarezza un'altra verità: quando mai con un altro candidato, con un candidato tradizionale, i repubblicani avrebbero avuto possibilità di vincere la Casa Bianca, e quando mai la riprenderanno, se dovessero contribuire a far fuori questo presidente.
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