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MAI DIRE RAI? MAI DIRE CONFRONTI TV! - I CINQUE STELLE LIGI AL CODICE ROCCO (CASALINO) NON VOGLIONO I FACCIA A FACCIA ELETTORALI E VOGLIONO AFFOSSARE LA PROPOSTA DEL FORZISTA BARACHINI. LA LEGA SI SCHIERERA’ CON GLI ALLEATI DEL GOVERNO PRESENTE O DI QUELLO FUTURO? TRA STASERA E DOMANI IL VOTO IN VGIILANZA
Stefano Caviglia per "Lettera43.it"
C'era una volta la classica Tribuna elettorale capace di tenere incollati al video milioni di italiani, curiosi di vedere come il politico, amico o nemico, se la sarebbe cavata di fronte alle domande dei giornalisti.
Ma quella è finita con la Prima Repubblica. Poi hanno cominciato a prendere piede i confronti diretti nei talk show. Da allora alle trasmissioni istituzionali di Rai parlamento è rimasto uno spazio doveroso ma ormai di routine, che va in onda a orari improbabili e raccoglie percentuali di share del tutto residuali.
LA RIVISITAZIONE DELLA TRIBUNA ELETTORALE DI BARACHINI
ROCCO CASALINO ANNUNCIA VIA SMS CHE DI MAIO SARA ALL OPERA CON LA NUOVA FIDANZATA
Per questo diversi componenti della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai si sono rallegrati il 27 marzo quando il presidente Alberto Barachini (Forza Italia) si è presentato con una proposta innovativa: sostituire alla formula del politico intervistato da tre giornalisti in perfetta solitudine una versione leggermente più in linea con la comunicazione degli ultimi 20 anni, cioè tre giornalisti e due politici che rispondono alle domande ma anche discutere fra loro.
LA RESISTENZA DEL M5S
Non avevano però fatto i conti con la strenua resistenza dei 5 stelle in commissione, capeggiata dal vicepresidente Primo Di Nicola, senatore del Movimento e già giornalista dell’Espresso e del Fatto Quotidiano. Con lui ha subito cominciato a duellare Michele Anzaldi (deputato del Pd, giornalista anche lui, storico portavoce di Francesco Rutelli, ex ministro e uomo chiave della comunicazione del partito durante il governo di Matteo Renzi), che della proposta di Barachini è divenuto il più fervido sostenitore. Con quali argomenti? Il sacro rispetto dell’autonomia della Rai e dei suoi giornalisti, per Di Nicola, il risveglio di una trasmissione sonnacchiosa a beneficio dei telespettatori italiani per Anzaldi.
«Non abbiamo alcuna preclusione verso la formula in sé», spiega Di Nicola a Lettera43.it ma non può essere decisa da noi. Stupisce che il Pd sia incorso nel clamoroso errore di voler dettare ai giornalisti le regole di una trasmissione televisiva», aggiunge. «La libertà non c’entra nulla», replica Anzaldi, «perché le regole delle trasmissioni elettorali sono per definizione stabilite dal parlamento. Non stiamo mica parlando di Porta a porta. E rimettere la questione alla Rai è solo un escamotage, visto che i vertici sono stati scelti da loro. Stupisce che proprio il partito che ha fatto dello streaming una bandiera si arrampichi sugli specchi per evitare il libero confronto di fronte ai telespettatori».
I NUMERI IN COMMISSIONE RAI
Non è difficile vedere nel botta e risposta un nuovo episodio della competizione elettorale fra grillini e democratici, ormai quasi appaiati secondo molti sondaggi. La filosofia comunicativa dei 5 stelle, infatti, non prevede confronti, specie per il leader Luigi Di Maio (che nel novembre 2017 ne annullò all’ultimo momento uno già fissato con Matteo Renzi a Dimartedì di Giovanni Floris). Il Pd lo ricorda molto bene e cerca di far emergere la contraddizione dell’avversario. A prendere la decisione sarà, fra la sera del 2 e la mattina del 3 aprile, la stessa Commissione parlamentare di vigilanza (dove 14 seggi sono del Movimento 5 stelle, sette ciascuno di Forza Italia, Lega e Pd, due di Fratelli d’Italia e Leu, uno del Gruppo per le Autonomie, rappresentato dall’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini).
Numeri alla mano, il Movimento 5 stelle dovrebbe riuscire a spuntarla visto che, dopo le prime dichiarazioni possibiliste, anche la Lega manifesta riserve sulla proposta di Forza Italia. «È vero che il sistema attuale è noioso», dice il leghista Massimiliano Capitanio, «ma con gli incontri a due i giornalisti che decidono le coppie hanno un grande potere di determinare anche l’orientamento del confronto. Meglio una formula con quattro o cinque politici insieme. Spero che in commissione si trovi un accordo su questo». Altrimenti dovremo tenerci le tribune elettorali alla vecchia maniera.