nicola zingaretti luigi di maio

“SE IL PD VUOLE VOTARE LE NOSTRE PROPOSTE AVRÀ L’OCCASIONE DI REDIMERSI” – DI MAIO HA CAPITO CHE LA BASE M5S NON VUOLE L’ALLEANZA CON IL PD E PREFERISCE LA LEGA, NONOSTANTE ZINGARETTI & FRIENDS CONTINUINO A FLIRTARE CON LA FRONDA DI ROBERTO FICO – L’APERTURA TIMIDA DI DELRIO E LA CHIUSURA TOTALE DI CALENDA: ANCHE SE SI VOLESSE APRIRE IL DIALOGO, QUALE SAREBBE L’INTERLOCUTORE DEM?

Carlo Bertini per “la Stampa”

 

luigi di maio in imbarazzo davanti ad alessandro marescotti a taranto 1

Luigi Di Maio entra a urne aperte in Sicilia nel terreno elettorale del Pd, rilanciando leggi di sinistra come salario minimo e conflitto di interessi, ma appena Graziano Delrio, uno dei big del partito, apre uno spiraglio di dialogo, il capo dei 5Stelle sbarra la porta. Intanto perché M5S vuole fare concorrenza alla sinistra e non allearsi, dunque non può mostrare alcuna voglia di stringere accordi.

 

graziano delrio

E poi perché «non vogliamo dare l' impressione di cercare maggioranze alternative o di inciuciare col Pd», spiegano fonti del Movimento. Ma c' è anche un altro motivo: se pure si volesse cercare un asse col Pd, quale sarebbe l' interlocutore, visto che a Delrio si contrappone subito Calenda che chiude i giochi o Zingaretti che frena? Ecco perché Di Maio definisce il Pd «un condominio», come soggetto a più padroni.

ZINGARETTI CALENDA SIMBOLO PD EUROPEE

 

Ma così come nel Pd ci sono gli «aperturisti» che cercherebbero una sponda nel M5S (magari non oggi ma domani) nel Movimento c' è un' ala più sensibile al richiamo della sinistra, quella che fa capo al presidente della Camera Fico e quella dei dissidenti. I segnali di presa di distanze dall' alleato leghista si sprecano: basta sentire la senatrice Paola Nugnes, quando plaude ai dubbi della ministra Lezzi sulla riforma delle autonomie e quando rilancia i temi dei diritti, dell' immigrazione, «del pericolo dell' avanzare delle destre sovraniste»; notando che «questi concetti vengono ribaditi dai capi del movimento alla vigilia delle europee».

 

roberto fico prima dell auto blu

Insomma, nel mare magnum delle due forze oggi alternative qualcosa si muove sotto la linea di galleggiamento. Il dialogo però ora è impraticabile, pure se unicamente evocato dal capogruppo Pd nella sua intervista a La Stampa entro il perimetro parlamentare. E solo su alcuni dei provvedimenti, come salario minimo e conflitto di interessi, enunciati dal capo politico dei 5stelle. La cui reazione all' apertura di Delrio è secca. «La risposta è semplice: no, grazie.La mia era una proposta all' alleato di governo. Poi se il Pd vuole votare quelle proposte avrà l' occasione di redimersi da quello che non ha fatto negli anni in cui era al governo».

 

nugnes

Ecco, a questo punto scoppia la bufera. Lo stesso Delrio richiude subito la porta. E anche chi non escludeva qualche convergenza in Sicilia tra Pd e 5Stelle per i ballottaggi tra due settimane, sente subito l' effetto della doccia gelata. Mentre i renziani sparano a palle incatenate, Zingaretti, dopo essersi confrontato col vicesegretario Andrea Orlando, opta per una linea soft, evitando però di accreditare l' interpretazione delle parole di Delrio come prodromo di una linea aperturista verso M5S. «È il refrain che eccita qualcuno ma che non è mai stato all' ordine del giorno», garantisce.

 

di maio in prefettura a taranto 12

Comunque, «è una tempesta in un bicchier d' acqua». Se l' obiettivo è il sorpasso di M5S alle europee, certo non bisogna lasciargli il monopolio di certi temi, ma non bisogna neanche dare l' impressione di accordarsi con loro: questo il ragionamento. Non a caso Orlando dice, «discutiamo pure le loro proposte, ma non cambia niente. È così scoperto il fatto che si tratta di una strategia pre-elettorale che neanche i bambini ci cascano».

graziano delrioZINGARETTI CALENDA SIMBOLO PD EUROPEE

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…