MAL DI FRANCIA! E’ CAOS DOPO IL VOTO: MARINE LE PEN INDAGATA, LA SINISTRA E I MACRONIANI SI SPACCANO - I REATI IPOTIZZATI PER LA FONDATRICE DI RN E ALTRI 24 SONO TRUFFA, APPROPRIAZIONE INDEBITA E FALSO PER 316MILA EURO DI RIMBORSI ELETTORALI - IL NOUVEAU FRONT POPULAIRE FATICA A TROVARE UN CANDIDATO PREMIER. ANCHE IL CENTRO MACRONIANO SI DIVIDE TRA IL PRIMO MINISTRO GABRIEL ATTAL (CHE CONTINUA A LAVORARE PER UNA COALIZIONE AMPIA, CHE GUARDI A SINISTRA) E I MINISTRI DARMANIN-LE MAIRE, I QUALI PREFERIREBBERO UN’ALLEANZA, A DESTRA, CON I RÉPUBLICAINS…
Riccardo Sorrentino per il Sole 24Ore - Estratti
Dopo il voto la politica francese esplode. Il Rassemblement national, nel pieno di un esame critico degli errori compiuti – non senza qualche tensione interna – viene raggiunto da un’inchiesta sulle spese elettorali del 2022. Nel Nouveau front populaire si accendono le tensioni tra Insoumis e socialisti per la ricerca di un candidato primo ministro e Il campo macroniano si divide tra chi vuole un’ampia coalizione, aperta a socialisti, ecologisti e Républicains, e chi vuole un’intesa solo con i gollisti, a destra.
L’inchiesta preliminare su Rn è stata aperta il 2 luglio. Nasce da una segnalazione presentata l’anno scorso alla Commissione nazionale di controllo sui rimborsi elettorali (Cnccfp) e ipotizza appropriazione indebita e truffa compiuta verso un ente pubblico, di falso e di uso di falso, per una cifra di 316.182 euro. Anche per le presidenziali del 2017 erano stati contestati al Fn rimborsi per 873.576.
Marine Le Pen e altre 24 persone dovranno presto essere giudicate per appropriazione indebita di fondi Ue, destinati agli assistenti parlamentari, tra il 2004 e il 2016.
Rn poi è nel pieno di un processo di rivalutazione della campagna elettorale, affidata al direttore generale Gilles Pennelle, che ieri ha dato le dimissioni.
MARINE LE PEN - JORDAN BARDELLA - EMMANUEL MACRON - MEME BY EDOARDO BARALDI
Il Nouveau front populaire fatica a trovare un candidato primo ministro.
Il segretario socialista Olivier Faure ha spiegato di «essere pronto ad assumere l’incarico», ma solo se il gruppo lo sostiene. Gli Insoumis continuano a proporre Jean-Luc Mélenchon.
Le trattative continuano.
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Il Front continua a sostenere di poter governare da solo con il 31% dei seggi. La strada è quella, molto criticata quando la sinistra era all’opposizione, di ricorrere a decreti e all’articolo 49.3 della Costituzione che, su alcune materie, permette di varare leggi senza il voto parlamentare. Mélenchon ha già detto che l’aumento del salario minimo e la revisione delle norme sulle pensioni di chi è nato prima del ’68, possono essere fatte per decreto.
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GERALD DARMANIN EMMANUEL MACRON
Anche il centro macroniano sembra dividersi, dietro la rivalità tra il primo ministro Gabriel Attal – che continua a lavorare per una coalizione ampia, che guardi a sinistra – e il ministro degli Interni Gérald Darmanin (rieletto anche grazie al ritiro di un candidato Nfi) sostenuto dal ministro dell’Economia Bruno Le Maire (non candidato), e dalla ministra per l’Eguaglianza uomo-donna Aurore Bergé (che si è imposta a Rn e sinistra in una sfida a tre) i quali preferirebbero un’alleanza, a destra, con i Républicains, che forse lo stesso Macron preferirebbe per dare una risposta politica agli elettori di Rn.
«Il paese non è andato a sinistra», ha detto Benjamin Haddad, rieletto a Parigi: «Lavorando con i Républicains», ha aggiunto, «possiamo creare un blocco centrale che sarà primo all’Assemblée nationale». La divisione è arrivata al punto che il gruppo “di destra” è arrivato ieri a minacciare una mozione di censure contro qualsiasi governo con un ministro Insoumi.
Persino i Républicains potrebbero dividersi ora in tre gruppi: quello di Eric Ciotti, il presidente che si è alleato con Rn, più un secondo gruppo di dissidenti e il par