alfredo mantovano

MANTOVANO, TANTO FUMO E ZERO ARROSTO - DOVEVA ESSERE IL “GIANNI LETTA” DELLA MELONI, E’ FINITO A FARE IL PASSACARTE DELLA SORA GIORGIA – IL SOTTOSEGRETARIO ERA CONSIDERATO IL “PONTE” CON MAGISTRATURA, IMPRESE, VATICANO E APPARATI MA E’ RIMASTO UN ESECUTORE DI VOLONTA’ ALTRUI – SUI DOSSIER PIU’ CALDI NON HA TOCCATO PALLA E ANCHE IL SUO PROGETTO DI RIFORMA DEI SERVIZI SEGRETI S’E’ BLOCCATO TRA MILLE VETI - LA DELUSIONE DELLA CORTE DEI CONTI E DEI MAGISTRATI CHE SPERAVANO DI AVERLO COME MEDIATORE CON IL GOVERNO…

Estratto dell’articolo di Stefano Iannaccone per https://www.editorialedomani.it

 

ALFREDO MANTOVANO ANNAMARIA BERNINI SERGIO MATTARELLA

Il potere non gli manca di certo. A palazzo Chigi continua a essere molto ascoltato e riverito nel ruolo di messaggero di Giorgia Meloni. Ma Alfredo Mantovano, silente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, esce un po’ ammaccato o addirittura ridimensionato da quest’anno abbondante al fianco della premier. Ha perso smalto o comunque non è stato all’altezza delle aspettative.

 

IL PARALLELO CON LETTA

Per molti doveva essere il “Gianni Letta” del governo Meloni, ricalcando le orme del grande mediatore degli anni del berlusconismo. Un profilo chiamato a sbrogliare le matasse del fondatore di Forza Italia. Da Letta c’era la fila per accreditarsi: dal mondo economico e bancario fino a quello culturale, passando per i grand commis di stato. […] a pensare a risolvere i problemi c’era «il dottor Letta» […]

alfredo mantovano

 

Con la diplomazia felpata sminava il terreno, laddove possibile, spargeva rassicurazioni, smussava le forzature a ogni strettoia. […] Letta indossava i panni del grande ambasciatore che non appartengono all’attuale sottosegretario. Anche per l’indole caratteriale intransigente, spigolosa, marcatamente più ideologica. È storia nota che il Mantovano abbia posizioni cattoliche radicali, ultraconservatrici, che lo hanno portato a sposare delle battaglie senza troppi compromessi.

 

L’unico, vero, tratto comune con Letta è probabilmente la capacità di coltivare i silenzi pubblici, muoversi lontano dai riflettori. Tanto che il compito di interlocutore viene affidato più a Gaetano Caputi, capo di gabinetto di Meloni, che però ha un ruolo tecnico. Non ha il mandato politico che invece sarebbe proprio del sottosegretario.

 

La scarsa volontà di Mantovano sul farsi mediatore è stata palese per quei settori della giustizia che speravano in una sponda del sottosegretario […] rispetto ai dossier […] più scottanti. Su tutti il rapporto, quantomeno complicato, con la Corte dei conti, entrata spesso in rotta di collisione con palazzo Chigi. Soprattutto quando di mezzo c’è stato il Pnrr.

alfredo mantovano giorgia meloni

 

La magistratura contabile avrebbe auspicato di trovare un interlocutore pronto a recepire le istanze. Solo che Mantovano, quando c’è stata la polemica sul controllo concomitante della magistratura contabile, ha parlato con toni meloniani. «La Corte dei conti non ha i poteri di sostituirsi alla Commissione europea sul vaglio del Pnrr», ha detto in uno dei rari interventi pubblici. Mettendo una pietra tombale sul dialogo.

 

valditara, fitto, mantovano, meloni, nordio, piantedosi, roccella

Stesso discorso è stato applicato alla riforma della giustizia, altro punto su cui Mantovano era guardato con interesse. Solo che, per l’ennesima volta, non ha rispettato le attese. Da magistrato apparteneva alla corrente di destra Magistratura indipendente e non è certo avvezzo al dialogo con altre settori della magistratura. Difficile possa farsi interprete di certe preoccupazioni, come quelle emerse dalla riforma Nordio attualmente all’esame del parlamento.

alfredo mantovano nel 1998

 

Tanto che i vertici della Corte oggi guardano al Colle più alto delle istituzioni, il Quirinale, quando ravvisano eventuali scontri. Ma, si sa, il presidente della Repubblica non può andare oltre una moral suasion. Le decisioni vengono prese altrove, a palazzo Chigi. […]

Il potente sottosegretario diventa esecutore, una parte politica complementare al pensiero della premier. Ai tavoli Mantovano partecipa solo per portare il “verbo” della sua leader, interpretando le sue azioni. […] Lei detta la linea, lui la segue.

 

SERVIZI E SCONFITTE

roberto maroni e alfredo mantovano nel 2003

Solo che, alla lunga, il rischio è quello dell’effetto appiattimento per un politico navigato che veniva descritto come il “premier-ombra”, tanto per tornare al parallelo con Letta. Di risultati personali, invece, se ne vedono pochi. I mondi dell’economia non cercano di accreditarsi presso di lui. […] sui dossier più importanti per le sue sensibilità non ha portato a casa granché. Anzi. Il sottosegretario, con delega ai servizi (grazie a una norma ad hoc confezionata all’insediamento del governo), non è riuscito a piazzare Bruno Valensise alla guida del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis). Era un obiettivo su cui aveva lavorato silenziosamente.

 

giorgia meloni alfredo mantovano

Quando c’è stato il caso-Talò, il consigliere diplomatico di Meloni beffato da uno scherzo telefonico di comici russi, si era aperto uno spazio in cui incunearsi. Sfruttando le dimissioni di Talò, Mantovano ha cercato di far nominare Elisabetta Belloni, attuale numero uno del Dis, come consigliera diplomatica per promuovere Valensise. È andata diversamente: la premier ha voluto al suo fianco Francesco Saggio. E non c’è stato alcun spostamento al Dis.

 

Quella dei servizi è, del resto, una grande passione del sottosegretario. Fin dal suo insediamento aveva annunciato la volontà di metterci mano, realizzando una grande riforma. Con il punto di approdo di un’unica agenzia per superare l’attuale divisione tra Aisi, che si occupa di sicurezza sul piano interno, e Aise, che invece svolge attività di intelligence al di fuori del territorio nazionale.

alfredo mantovano e gianfranco fini 2002

 

Mantovano la descrive come un’operazione di razionalizzazione dei servizi, che però ha creato malumori a più livelli. […] sono scattate delle resistenze. Da qualche mese, quindi, il progetto è finito in stand-by. Anche se il dossier potrebbe essere riaperto con un blitz […]

 

[…] qual è il vero ruolo di Mantovano? […] il sottosegretario […] è il filtro dei provvedimenti più delicati. I decreti pesanti, sia politicamente che economicamente, passano tutti dal suo tavolo, perché la presidente del Consiglio non ha sempre il tempo per valutarli nel dettaglio. E di «Alfredo» non dubita. Questo lavorio di cesello è anche un modo per evitare di entrare in contatto con l’altro potentissimo sottosegretario di palazzo Chigi, Giovanbattista Fazzolari […]

alfredo mantovano. antonio tajani e alfredo mantovano

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…