MARONI PRENOTA LA SEDIA DI FORMINCHIONI E SI PREPARA AL PLEBISCITO CON CUI DIVENTERÀ SEGRETARIO FEDERALE - ECCO LA BOZZA DI NUOVO STATUTO CHE VERRÀ APPROVATO. LE NOVITÀ: PIÙ SPAZIO AI VENETI CHE ROMPONO I COGLIONI (LA LEGA DIVENTA "MOVIMENTO CONFEDERALE"), BOBO CHE SI GARANTISCE IL SIMBOLO, BOSSI PRESIDENTE A VITA E PRESIDENTE DEL COMITATO DISCIPLINARE, MA L'ULTIMA PAROLA ANCHE SULLE ESPULSIONI L'AVRÀ BOBO KILLER. RESPINTA CON PERDITE LA RICHIESTA DI BOSSI DI AVERE UN LISTINO DI CANDIDATI SUOI ALLE ELEZIONI….

Paolo Bracalini per Il Giornale

Far cadere la maggioranza in Regione Lombardia per andare al voto nella primavera 2013, insieme alle politiche. «È difficile continuare fino al 2015 » (scadenza naturale della legislatura regionale) dice il segretario in pectore Roberto Maroni, prima di infilarsi nel portone di via Bellerio per il federale pre congresso.

Al momento la Lega non vuole sabotare Formigoni, le accuse emerse finora sono considerate troppo fumose dai vertici leghisti, che voterebbero ancora no ad un'eventuale mozione di sfiducia per il governatore. Ma il Carroccio valuta anche l'« opportunità politica» dell'accanimento terapeutico verso una legislatura azzoppata da troppe inchieste, e qui il giudizio è negativo, anche perché il nuovo corso leghista imporrà dei segni tangibili di cambiamento ( sempre Maroni: «Ci sonoancheragioni di opportunità politica che a volte rendono difficile o addirittura impossibile continuare »).

E, soprattutto, il partito di Maroni punta a prendersi la Lombardia, che farebbe un magnifico tris con le altre due regioni già padanizzate (Veneto e Piemonte), creando una cintura di governo leghista in Padania, che è il piano di rinascita territoriale che ha in mente Maroni.

Perciò la tattica del Carroccio è quella di trovare un'intesa con l'attuale alleato regionale, il Pdl, per strappare il prossimo candidato a governatore lombardo (con la clausola che Formigoni sia «promosso» a incarichi nazionali, tradotto... molli la poltrona al Pirellone).

La contropartita utile al Pdlma anche alla Lega, che da sola non avrebbe mai i numeri per la presidenza e che nei sondaggi non è messa granché bene - sarebbe la riedizione del vecchio accordo elettorale, da riproporre sia alle amministrative che a Roma. Il candidato leghista, poi, ci sarebbe, e anche forte: Roberto Maroni, che da tempo accarezza l'idea di guidare la locomotiva del Nord. Governatore e contemporaneamentesegretariofederale? Possibilissimo, rispondono già i fedelissimi, che citano il precedente di Bossi, segretario e ministro.

È ancora presto, ma l'ipotesi è allo studio (e il capo della Lega in Lombardia, Salvini, ne fa cenno: «Formigoni? Pronti a staccare la spina. Ah, che bello se la Regione Lombardia avesse- o avra!- un presidente della Lega...»). Tutto è rimandato al dopo congresso federale (30 giugno- 1 luglio), da cui uscirà la linea della nuova Lega su molte cose, alleanze (e dunque caso Lombardia) incluse.

Intanto il federale ha approvato (oltre al bilancio consuntivo 2011, certificato da una società di revisione) la bozza di nuovo Statuto, che modifica il vecchio su alcuni punti nodali. Primo, al termine «movimento»è aggiunto l'aggettivo «confederale»,asignificare che la Lega di Maroni non sarà centralista come quella di Bossi ma collegiale rispetto alle richieste delle varie «Nazioni» (le regioni nel gergo leghista).

Secondo, si assegna espressamente al Consiglio federale la gestione del simbolo della Lega, in modo che nessuno (leggi: Bossi) al di fuori del Consiglio potrà rivendicarne l'uso. Terzo e più importante, la nuova figura del «presidente federale». Nella bozza si legge: «Umberto Bossi è il padre fondatore della Lega Nord e viene nominato Presidente Federale a vita, salvo rinuncia.Il Presidente Federale è garante dell'unità del Movimento », «promuove, con ogni idoneo mezzo, l'identità padana», e poi «presiede il Comitato di Disciplina e di Garanzia», l'organo che decide le espulsioni e le sospensioni.

Un «primus inter pares» tra i membri della commissione che deciderà chi cacciare dalla Lega. Il presidente Bossi farà da corte d'appello per i militanti con più di 20 anni, ma a decidere sarà il segretario federale, cioè Maroni, candidato unico (anche se c'è stato pressing su Castelli per candidarsi,e c'è ancora su un veneto...) alla segreteria, che ha già fatto capire l'andazzo: «Con me non ci saranno amnistie né repulisti».

Un ricordo del potere che fu, per Umberto Bossi, che però ha dovuto cedere su un altro punto. Lui e i bossiani volevano inserire la possibilità, per il presidente federale, di esprimere un listino di candidati suoi, cosa che avrebbe salvato alcuni personaggi cari a Bossi che non verranno ricandidati.Ma la richiesta dell'ex capo è stata respinta con perdite.

 

 

FLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONIformigoni vacanza Matteo Salvini e Guido POdesta LA PADANIA NON è ITALIAUMBERTO BOSSI IN LACRIME CON ROBERTO MARONI SUL PALCO DI BERGAMO

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