mattarella giuseppe conte

MATTARELLA HA RITROVATO LA VOCE SOLO PER BASTONARE IL GOVERNO - MARIO GIORDANO: “TEMEVAMO CHE SI FOSSE PERDUTO, VISTO IL SUO OSTINATO SILENZIO SUL CASO DI DESIRÉE, LA SEDICENNE STUPRATA DA UN BRANCO DI AFRICANI CLANDESTINI, E SUGLI SCONFINAMENTI DEI GENDARMI FRANCESI - PERCHÉ RENDERE PUBBLICA QUELLA MISSIVA AL GOVERNO? CHE BISOGNO C'È DI METTERE IN PIAZZA I DUBBI, ANCOR PRIMA CHE IL PARLAMENTO INIZI LA DISCUSSIONE DELLA MANOVRA?”

Mario Giordano per “la Verità”

 

mario giordano

Ah ecco, Mattarella c'è. Temevamo che si fosse perduto, visto il suo ostinato silenzio sul caso di Desirée, la sedicenne stuprata da un branco di africani clandestini, e sugli sconfinamenti dei gendarmi francesi. Eravamo lì a chiederci: come mai il presidente, sempre pronto a condannare il rischio razzismo (anche se il rischio razzismo viene spesso fomentato sulla base di fake news), poi tace di fronte a una vicenda che sta squassando così profondamente l' Italia?

 

E come mai tace quando viene messa in discussione a Clavière la nostra sovranità nazionale? A interrompere i nostri interrogativi è arrivato ieri il nuovo messaggio del capo dello Stato: per deprecare la violenza degli immigrati? Macché. Per bacchettare Parigi?

Macché. Per fare lo sgambetto al governo Conte.

 

MATTARELLA E CONTE

Il quale è stato autorizzato sì, dal Quirinale, a presentare la manovra in Parlamento con la dovuta firma. Ma nello stesso tempo è stato sottoposto a pubblica reprimenda, tirata d'orecchi e pernacchia istituzionale. Più che Mattarella, insomma, quasi un Mattarello. Sbattuto sulla crapa del premier, ovviamente.

 

Sia chiaro: il capo dello Stato può scrivere a chi vuole, e ci mancherebbe. Del resto ha scritto persino a quel guitto di Zoro, facendo i complimenti per la trasmissione tv Propaganda Live (e ho detto tutto): figuriamoci se non può scrivere quando e quanto vuole al premier. Può compilare anche un intero epistolario, può mettersi in concorrenza con Giacomo Leopardi o un amante tradito, chi dice il contrario? Però, ecco, ci viene un dubbio: perché rendere pubblica quella missiva?

 

LETTERA DI MATTARELLA A CONTE

Che bisogno c' è di mettere in piazza i dubbi, ancor prima che il Parlamento inizi la discussione della manovra? Le stesse perplessità e gli stessi dubbi, la stessa «moral suasion», non si potevano esercitare in privato? Sono giorni che sentiamo da tutte le parti l' invito ad abbassare i toni. Abbassiamoli, d' accordo. Ma perché allora il presidente della Repubblica fa una mossa che rischia invece di alzarli?

 

Le due righe di presentazione con cui il solerte ufficio stampa motiva la pubblicazione della lettera sul sito ufficiale del Quirinale sono da pole position al Gran Premio del Ridicolo. Dice infatti il funzionario che «l' ufficio stampa del Quirinale rende noto il testo» per un motivo soltanto: trasparenza istituzionale? Urgenza nazionale? Sacri motivi patriottici?

salvini mattarella

 

Macché lo rende noto «in riferimento ad alcune indiscrezioni apparse sui media questa mattina (ieri, ndr)». Meraviglioso, no? E chi le aveva scritte le indiscrezioni? I quirinalisti, a cominciare dal loro decano Marzio Breda del Corriere. E da chi le avranno avute le indiscrezioni, secondo voi i quirinalisti? Dall' uccellino? Dalla Fata turchina? Dallo spiritello porcello? Dallo spiffero di un termosifone?

 

Siamo gente semplice, veniamo dalla campagna e non abbiamo mai avuta la tessera Dc: però c' è un limite anche all' ingenuità. Abbiamo smesso di credere a Babbo Natale da un pezzo, figuriamoci se ora crediamo alla favola del presidente della Repubblica che (oh che sorpresa) alla mattina casca dal pero leggendo sui giornali le indiscrezioni sulla sua lettera (perdinci, ma chi mai avrà parlato?) e chiede immediatamente all' ufficio stampa (pur esso avvolto da candido stupore) di correre ai rimedi: «Le indiscrezioni non possono restare impunite», avrebbe intimato Mattarella.

 

salvini mattarella

Che facciamo, presidente? Chiamiamo a rapporto i quirinalisti che hanno violato il segreto? «No, pubblicate tutta la lettera. Così imparano». Sì, e nel frattempo nel cielo del Quirinale si è levato in volo uno stormo di elefanti. Suvvia, siamo seri. Peraltro, anche nel contenuto la lettera merita di essere analizzata.

 

Il presidente della Repubblica invita a «tutelare gli interessi fondamentali dell' Italia», a difendere «il risparmio degli italiani», a «rafforzare la fiducia» di tutti e a porre «l'Italia al riparo dall' instabilità finanziaria» come se il governo stesse facendo, a suo giudizio, l'esatto opposto.

 

Altrimenti perché metterlo per iscritto? E per altro, lo ribadiamo, ancor prima che la manovra sia discussa e modificata in Parlamento? La dimostrazione di questa posizione (o meglio op-posizione) quirinalizia è il rimando esplicito alle osservazioni critiche dell' Ufficio parlamentare di bilancio. Come tutti ricorderanno, è già successo che l'Upb bocciasse una manovra. Era l' autunno 2016, c'erano Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan.

 

salvini mattarella

Quest' ultimo tirò diritto e portò avanti una legge piena di marchette elettorali e schifezze assortite, davvero incapace, quella sì, di «tutelare gli interessi fondamentali dell' Italia». Qualcuno ricorda una lettera pubblica di Mattarella, nel momento in cui ne autorizzò la presentazione in Parlamento?

 

Non meno interessante è l' invito a «un dialogo costruttivo con le istituzioni europee». Bellissimo. Ma per dialogare, come è noto, bisogna essere come minimo in due. Il capo dello Stato forse era distratto, ma sono mesi che i leader dell' Ue attaccano l'Italia in tutti i modi, dicendo che lo spread ci avrebbe insegnato come votare, che siamo dei piccoli Mussolini, anche un po' vomitevoli, xenofobi e razzisti: dialogo costruttivo pure quello?

MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA

 

Dialogo costruttivo pure le bocciature della manovra, arrivate ancor prima che gli euroburocrati l' avessero letta (e sempre, comunque, rigorosamente a mercati aperti)? E possibile che Mattarella, che non ha mai speso una parola per difendere l'Italia dagli attacchi subiti, sottolinei con questa evidenza, oggi, la necessità di un «dialogo costruttivo con le istituzioni europee»?

 

E perché non invita ogni tanto anche le istituzioni europee a dialogare con l'Italia? Forse pensa che dobbiamo solo obbedire? Che dobbiamo inginocchiarci verso la mecca Ue e recitare i versetti del Corano di Pierre Moscovici? Se è così ce lo faccia sapere.

 

Ma a questo punto aggiunga una postilla alla lettera (basta anche un' indiscrezione dei quirinalisti, ci accontentiamo) e dica la verità: non serve discutere la manovra in Parlamento. Anzi, non serve neppure il Parlamento. La democrazia è un optional e il dibattito inutile: il testo perfetto, a colpi di Mattarello, c' è già. Per averlo non c' è nemmeno da faticare tanto. Basta aspettare che arrivi da Bruxelles. Così si difendono le istituzioni della Repubblica, non vi pare?

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…