matteo salvini

SALVINI È FINITO ALL’ANGOLO - CON IL VIRUS NON PUÒ PIÙ FARE CAMPAGNA ELETTORALE PERMANENTE, SELFIE E BAGNI DI FOLLA, ED È COSTRETTO A DIRETTE INSTAGRAM NOTTURNE – I SONDAGGI SONO IMPIETOSI, LA "BESTIA" SI STA INCEPPANDO E DENTRO AL CARROCCIO DETESTANO LA LINEA ANTI-EURO BY BORGHI-BAGNAI – AZZERATI I RAPPORTI CON GIORGETTI, IL CAPITONE TEME CHE ZAIA GLI RUBI LA LEADERSHIP. MA LA SPACCATURA NON PRENDE CORPO: ZAIA TEME DI AVER CONTRO SALVINI ALLE REGIONALI...

 

Giuseppe Alberto Falci per www.huffingtonpost.it

 

la libreria di matteo salvini quarantena edition 1

MATTEO SALVINI CON LA MASCHERINA

Senza i selfie e i bagni di folla della piazza Matteo Salvini non incide più come una volta e allora non è certo un caso se da qualche giorno più di uno fra i colonnelli di via Bellerio comincia a dubitare sul suo futuro. Su cosa ne sarà del segretario che dal 4 per cento ha portato la Lega al 34 per cento. “Ha perso sette punti percentuali in due mesi”, lamenta un soldato leghista che conosce il suo generale. Lo stesso che un attimo aggiunge una postilla che squaderna lo stato dell’arte di un partito che ribolle: “Se l’emergenza dovesse durare un anno ci ritroveremo al 4 per cento”. Sul tavolo del segretario della Lega i sondaggi che arrivano parlano chiaro.

 

MATTEO SALVINI CON GLI OCCHIALI 1

Da quando appunto è esplosa l’emergenza Coronavirus il fu Carroccio è passato dal 31 al 27 per cento. Ed il Capitano leghista è entrato nel pallone, ondeggiando fra una mano tesa al governo nel segno dell’unità nazionale e un affondo su facebook nel quale evoca un referendum sull’uscita dell’Italia dall’Europa. “Sarebbe comprensibile”, ringhiava solo qualche settimana ospite di Telelombardia.

MATTEO SALVINI E EDOARDO RIXI

 

E allora dentro il partito che fu fondata da Umberto Bossi succede quello che Edoardo Rixi, colonnello del salvinismo, dice a bassa voce, timidamente, quasi non volesse farsi sentire: “Matteo non può andare nelle piazze, nei territori e non riesce ad uscire dall’angolo”. Galeotto fu il Covid-19 che ha messo in crisi la politica, ma soprattutto ha messo in crisi chi, come l’ex ministro dell’Interno, si ritrova senza più la campagna elettorale e senza più quelle elezioni regionali che nella sua narrazione sarebbero stato utili a dare la spallata definitiva al governo dell’avversario Giuseppe Conte.

 

salvini giorgetticonte salvini

Qualcuno come Giancarlo Giorgetti per settimane gli ha consigliato di cambiare spartito. “Gliel’ho detto in tutte salse, ma non mi ascolta”, si sarebbe sfogato nel giorno di Pasquetta con alcuni amici il Gianni Letta di via Bellerio, vale a dire Giorgetti. Dalla ripresa delle festività pasquali i due non si parlano. Raccontano di un incontro/scontro che avrebbe segnato la discussione e avrebbe come oggetto il Mes, il meccanismo di europeo di stabilità che ha innescato la rottura nel centrodestra con Silvio Berlusconi che nel frattempo si è scoperto tifoso del Fondo Salva Stati ma senza condizionalità. Da quel dì Giorgetti si sarebbe inabissato stufo di avere suggerito la strada della responsabilità ma senza trovare un riscontro. “Dobbiamo essere credibili, dobbiamo fare proposte, meno tweet più serietà. Basta con la gara a chi la dice più grossa”, insiste un deputato ascrivibile all’approccio giorgettiano.

 

alberto bagnai giancarlo giorgettimatteo salvini attilio fontana

Le strade di Giorgetti e Salvini sembrano separarsi. Anche se, ricorda un senatore di via Bellerio, “questo è un partito leninista”. Se il primo, Giorgetti, lavora e caldeggia a un governo di solidarietà nazionale a guida Mario Draghi che avrebbe l’arduo compito di far ripartire il Paese dopo l’emergenza sanitaria, il secondo, Salvini, fa un ragionamento che suona così: “Non faccio totonomi, non mi interessa chi ci sara’ dopo Conte. Noi stiamo lavorando adesso, abbiamo un’idea ben chiara dell’Italia dei prossimi anni e prima o poi si tornera’ a votare e verremo rimessi alla prova del governo”. Anche perché la paura di Salvini, nel caso nascesse un esecutivo di unità nazionale, sarebbe legata al fatto che la Meloni, l’astro nascente di una destra ex missina, non accetterebbe l’accordone e se ne andrebbe all’opposizione.

 

angelo tofalo silvio berlusconi giancarlo giorgettiAlberto Bagnai Claudio Borghi

Salvini contro Giorgetti. Giorgetti contro Salvini. I rapporti sono tesi come non sono mai stati in passato. “Il fatto – osservano – che Matteo abbia fatto parlare Bagnai in Senato sul Mes è un segnale”. D’altro canto, soltanto due mesi sembravano essere in bilico i ruoli del duo euroscettico, Claudio Borghi e Alberto Bagnai. In un consiglio federale Salvini aveva annunciato la rivoluzione del partito e si era parlato di un nuovo approccio sull’Europa e sull’Economia, puntando su figure “moderate” come Guido Guidesi e Massimo Garavaglia. Lo stesso Garavaglia che solo qualche settimana fa si diceva favorevole ai Recovery Fund.

Attilio Fontana

 

giancarlo giorgetti massimo garavaglia

E se si nomina Garavaglia si torna a Giorgetti perché Garavaglia è di stretta osservanza giorgettiana. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio immagina una lega moderata, di governo, che studia i dossier, che ha come bussola la crescita, non i tweet o le dirette facebook. Una cosa non dissimile dalla Liga di Luca Zaia, il presidentissimo del Veneto che si è distinto ai tempi del Covid-19, che conosce le richieste dei territori, che ascolta gli imprenditori, e che, secondo alcune indiscrezioni, caldeggerebbe un governo di salvezza nazionale.

 

GUIDO GUIDESIsalvini zaia

Ma Zaia non risponde al Capitano leghista. “Luca è un’altra cosa”, è il refrain dei leghisti a Montecitorio. Mentre Attilio Fontana, il presidente della Lombardia che è stato travolto dal Coronavirus, è l’altra faccia del salvinismo. “Gratti Fontana e trovi Salvini”, ironizzano dal Pirellone. Come se i due fossero la stessa cosa. Non a caso dalle parti di via Bellerio si spiega anche così la crisi del Capitano: “Non ha più le piazze, non ha più la campagna elettorale, e prima o poi dovrà spiegare ai cittadini lombardi cosa è successo nella sua Regione”. E nell’attesa l’ex ministro dell’Interno continua a insistere con lo stesso spartito: “Le promesse del governo di non usare il MES? Gli impegni, gli attacchi, le promesse di Conte? Erano solo fake news. Ladri”.

MASSIMO GARAVAGLIAclaudio borghi matteo salvini alberto bagnaiMASSIMO GARAVAGLIA LAURA CASTELLIborghi salvini bagnai

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…