1- FERMI TUTTI! QUELLO DELLA MELANDRINA COL MAXXI NON È STATO UN COLPO DI FULMINE. GIÀ DA APRILE SCORSO SI AGITAVA CON ORNAGHI-NASTASI, PER ACCHIAPPARE IL SUPERMUSEO 2- LEGGERE PER CREDERE L’ANSA DEL 13 APRILE DI GIOVANNONA (PRIMA DEL COMMISSARIAMENTO): ''PER IL MAXXI MI PIANGE IL CUORE. SEMBRA CHE NON SI SIANO MOSSE SUFFICIENTI RISORSE PRIVATE. CI VUOLE UNA SCELTA STRATEGICA DEL MINISTRO E SONO SICURA CHE ORNAGHI SAPRA' RILANCIARE QUESTO PROGETTO. QUELLA DEL MAXXI E' UNA STORIA CHE DEVE FINIRE BENE. ATTORNO A QUESTO MUSEO SI PUO' FARE MOLTISSIMO'' 3- MAXXI-SCANDALO CONTINUO: PRIMA VIENE COMMISSARIATO PER MANCANZA DI FONDI MA, CON LA MELANDRI AL POTERE, GLI INCARICHI DIRIGENZIALI SARANNO PIÙ CHE RADDOPPIATI! 4- è L’UNICA ISTITUZIONE CULTURALE PER LA QUALE MONTI INCREMENTA IL BUDGET (+1,7 MLN) 5- IRA PD: “QUI TUTTI MANGIANO PANE E CIPOLLA, PER QUALCUNO INVECE ARRIVA LA NUTELLA”

1- DAGOREPORT
Alt, fermi tutti: quello della Melandrina con il Maxxi non è stato un colpo di fulmine. Già da aprile scorso Lady Pd si dava da fare, in duplex con Ornaghi, per acchiappare il super museo romano. Leggere per credere.

2- ANSA DEL 13 APRILE 2012 - MAXXI: MELANDRI, MI PIANGE IL CUORE CONFIDO IN ORNAGHI
''Per il Maxxi mi piange il cuore, ma confido che il ministro Ornaghi sapra' trovare una soluzione''. Lo dice l'ex ministro dei beni culturali Giovanna Melandri, deputato pd, commentando le difficolta' economiche del museo che hanno portato il ministero ad avviare le procedure per il commissariamento. Personalmente, spiega, ''sono sempre stata legata a questo progetto, che considero uno dei grandi sforzi dell'amministrazione di allora del ministero dei beni culturali'' .

L'esponente Pd rivela che nei prossimi giorni incontrera' il ministro Ornaghi, che sembra stia consultando sul tema i suoi predecessori, tra cui Veltroni, Rutelli, Bondi, Galan. ''Sembra che non si siano mosse per il Maxxi sufficienti risorse private - continua Melandri - Ci vuole una scelta strategica del ministro e sono sicura che Ornaghi sapra' rilanciare questo progetto. Quella del Maxxi - conclude- e' una storia che deve finire bene. Anche perche' attorno a questo museo si puo' fare moltissimo''.

La sorte del museo che tanto ha fatto parlare di se', anche per la lunghezza della sua gestazione, suscita i commenti preoccupati di due ex ministri, Giovanna Melandri e Francesco Rutelli. Ornaghi li ha chiamati per parlarne, cosa che sembra abbia fatto anche con gli altri suoi predecessori a partire da Veltroni. Entrambi si dicono convinti che il ministro ''sapra' trovare una soluzione''. Ed e' il ministro, in serata, ad assicurare il suo ''massimo impegno nei confronti del Maxxi''. L'avvio delle procedure di commissariamento, spiega all'ANSA, ''e' stato deciso proprio per salvaguardare questa importante Fondazione culturale italiana e il suo sviluppo futuro. E' una questione che ho molto a cuore''.

3- MAXXI-SCANDALO: IL MUSEO MELANDRINO E' L'UNICA ISTITUZIONE CULTURALE CHE INCREMENTA IL BUDGET (+1,7 MILIONI)...
Carlo Alberto Bucci e Francesco Erbani per "la Repubblica"

Nominata Giovanna Melandri alla presidenza del Maxxi, per il museo arriva anche il nuovo statuto che nelle mani del presidente concentra molti poteri sottraendoli al consiglio d'amministrazione. E che, soprattutto, moltiplica le poltrone: dalle attuali tre direzioni (arte, architettura e segretariato generale) si passa a sette, istituendo altri quattro dipartimenti con relativo direttore (si parla di fotografia, design, moda e pubblicità).

Al momento sono indiscrezioni. Al Collegio Romano si è deciso di accelerare i tempi. La spiegazione formale è che le modifiche servono ad attirare soci nella Fondazione del Maxxi, soci privati, si spera al ministero, in grado di portare soldi in una struttura per ora solo pubblica. Le modifiche statutarie, in realtà, spettano al consiglio d'amministrazione e la procedura è complessa. Invece il nuovo statuto sarebbe uno degli ultimi atti del commissario Antonia Pasqua Recchia, il segretario generale del ministero che ha retto il Maxxi dopo l'estromissione di Pio Baldi e del vecchio cda.

Già oggi lo statuto potrebbe essere pronto. Secondo diverse fonti, i poteri sono accentrati nelle competenze del presidente che possono essere esercitate direttamente o attraverso regolamenti sempre approvati dal presidente. Il ruolo degli altri membri del cda - per tre dei quali si attende la nomina ministeriale, il quarto è espressione della Regione - sarebbe invece molto ridotto. Quando al vertice del Maxxi sedeva Baldi, il presidente assumeva anche le prerogative dell'amministratore delegato, una figura inesistente nell'organigramma.

Ma la funzione del cda non era marginale. Gli incarichi dirigenziali saranno più che raddoppiati. Ma sarebbe previsto che il presidente li possa ancora aumentare. Le nomine dei dirigenti sarebbero tutte decise dal presidente, mentre il resto del personale sarebbe selezionato attraverso bandi pubblici. Infine verrebbe introdotta la figura di un direttore unico del comitato scientifico.

Melandri, la cui nomina ha suscitato molte polemiche, avrebbe quindi un controllo stretto sul Maxxi, a questo punto caratterizzato da una governante inedita nel panorama delle istituzioni culturali. Si dice che anche il premier Mario Monti abbia saputo della scelta di Lorenzo Ornaghi di nominare la parlamentare pd a cose fatte. E che abbia manifestato la propria «irritazione».

Molti malumori si raccolgono fra il personale del Maxxi soprattutto se fosse vero che l'accresciuto potere del presidente comporta scossoni nella struttura interna. Inoltre si apre il capitolo nomine: quanto peserà il profilo non tecnico di Giovanna Melandri nella selezione dei dirigenti?

Intanto la Commissione cultura alla Camera oggi riprende a discutere la legge di Stabilità. Si attende il via libera per domani ma nella Lega e nello stesso Pd non si capisce perché l'unica istituzione che incrementa il budget, di 1,7 milioni, debba essere il Maxxi della Melandri mentre nemmeno un euro per la Biblioteca dei ciechi di Monza o per il Teatro Carlo Felice. «Qui tutti mangiano pane e cipolla, per qualcuno invece arriva la Nutella» ha protestato Emilia De Biasi del Pd.

4- TOH, LA FONDAZIONE DELLA MELANDRI È PIENA DI MONTIANI...
Paolo Bracalini per "il Giornale"

«Primo requisito la competen¬za e passione nell'arte con¬temporanea, secondo la ca¬pacità manageriale, terzo i rapporti in¬ternazionali » dice il ministro Ornaghi consegnando la presidenza del Maxxi al¬la deputata Pd Giovanna Melandri, che non è né uno storico dell'arte, né un ma¬nager, né un'esperta di relazioni inter¬nazionali, ma si è insediata lo stesso. La Melandri è espertissima invece di altre relazioni, non internazio¬nali ma politiche (con ri¬svolti parentali), che forse spiegano meglio dei tre presunti requisiti la sua no¬mina (contestatissima da critici d'arte e curatori di mostre).

Basta scorrere i nomi dell' advisory board della sua Fondazione Uman, inaugurata con tutti gli onori il 9 otto¬bre, cioè pochi giorni prima della deci¬sione di non ricandidarsi e della succes¬siva proposta di guidare il Maxxi (sesto senso?), all'Auditorium Enel di Roma, con la presenza del prof. Mario Monti, capo del governo che l'ha nominata. Nei vertici della Uman troviamo An¬drea Riccardi, ministro come Ornaghi, cattolico come il ministro dei Beni cultu¬rali. Poi c'è Giuliano Amato, chiamato da Monti come com¬missario straordinario dell'esecutivo.

Poi c'è Marta Das¬sù, altro esponente del gover¬no Monti in qualità di sottose¬gretario agli Esteri. La Dassù è anche direttore generale di Aspen Institute (carica lascia¬ta al momento della nomina a sottosegretario) del cui comi¬tato esecutivo fa parte lo stesso Mario Monti, ma anche Giuliano Amato. Un comitato montiano che deve aver facili¬tato la nomina della Melandri da parte del governo Monti.

Oltre a queste relazioni ci sono, secon¬do i maligni, anche quelle famigliari ad aver spinto la Melandri su quella poltro¬na. Il nodo centrale è Salvatore Nastasi, già capo di gabinetto del ministro dei Be¬ni culturali, direttore generale per lo Spettacolo dal vivo sempre al ministe¬ro, considerato il vero dominus dei Beni culturali. Nastasi ha sposato Giulia Mi¬noli, la figlia del giornali¬sta Rai Giovanni Minoli, che a sua volta è stato no¬minato presidente del Mu¬seo d'Arte Contempora¬nea del Castello di Rivoli. Il legame con la Melan¬dri? Semplice, Minoli è suo cugino (e caso vuole che la Melandri sia figlia di ex dirigente proprio della Rai).

Poi ci sono le sponsorizzazioni da par¬te di imprese, e qui troviamo, oltre a Ban¬ca Mediolanum di Doris, anche Sorge¬nia, la società green di Carlo De Benedet¬ti proprietario del gruppo Espresso. Fi¬nanziatori della Melandri sono anche Enel, Generali, Deutsche Bank, Pry¬smian (cavi trasporto energia e teleco¬municazioni), KME (prodotti in rame). Anche queste aiutano.

Ma come mai quest'improvvisa infa¬tuazione della Melandri per l'arte con¬temporanea, subito ricompensata con una maxxi poltrona dopo la rinuncia a ri¬candidarsi? Giovanna Boursier di Re¬port ha provato a dare una risposta con¬frontando le legislature passa¬te della Melandri con le rego¬le che impongono un limite al¬la permanenza tra gli scranni del Parlamento.

Lo statuto del Pd prevede che non ci si possa ricandidare oltre la ter¬za legislatura, ovvero oltre i 15 anni di Parlamento, salvo deroghe che però sono limita¬te. «Essendo alla 5ª legislatu¬ra e in parlamento da 18 anni, è legitti¬mo chiedersi se la nomina della Melan¬dri non sia uno strapuntino d'emergen¬za sulla porta d'uscita del Parlamento per trovarle un nuovo incarico». La tem¬pistic¬a brevissima tra annuncio e nomi¬na sembra suggerire una risposta positi¬va. Insieme ad una grande passione per l'arte contemporanea, capacità mana¬geriali e relazioni internazionali.

 

 

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