MAY DIRE BREXIT – INTESA LONDRA-BRUXELLES PER CHIUDERE IL MATRIMONIO CON L’UE, JUNCKER: “E’ UN GIORNO TRISTE PER L' EUROPA” - ORA LA PREMIER BRITANNICA THERESA MAY DEVE CONVINCERE IL PARLAMENTO: SE WESTMINSTER SI RIBELLA SCATTA IL PIANO B- ECCO QUALE – LE PROTEZIONI PER GLI ITALIANI
Ivo Caizzi per il Corriere della Sera
Il Consiglio dei 27 capi di Stato e di governo dell' Unione Europea ha concordato con la premier britannica Theresa May le condizioni per la Brexit, destinate a chiudere il «matrimonio» con il Regno Unito, durato 45 anni pur tra molti contrasti. Commenti di rammarico hanno accompagnato quelli di soddisfazione per l' esito positivo del negoziato tra Bruxelles e Londra, rivelatosi lungo e difficile per arrivare al testo finale di 585 pagine e a un documento «politico» di 26 pagine sulle relazioni future.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha espresso la sua «tristezza» perché ritiene «tragico vedere il Regno Unito uscire dall' Ue dopo 45 anni, ma dobbiamo, naturalmente, rispettare il voto del popolo britannico», che ha fatto questa scelta nel referendum con una maggioranza minima.
Merkel ha definito «opera d' arte diplomatica» l' articolato compromesso, concordato con May, «in una situazione estremamente difficile e senza precedenti perché non era mai successo che un Paese volesse lasciare l' Ue».
Il premier Giuseppe Conte si è espresso per «rassicurare i 600 mila italiani» residenti nel Regno Unito «perché abbiamo lavorato sempre per loro, per tutelare soprattutto i gruppi più vulnerabili, ovviamente dovremo lavorare con intensità anche nella definizione dei dettagli». Conte ha ammesso che «non è una giornata felice per chi, Paese fondatore come noi, ha condiviso un lungo percorso con il Regno Unito», ma si è detto fiducioso che, «quando si completerà» la Brexit, «avremo un partenariato strategico con il Regno Unito, che sarà sicuramente l' accordo tra Ue e Paese terzo più avanzato e potrà essere un modello anche per il futuro».
May, ammessa nel summit a Bruxelles subito dopo l' approvazione dell' accordo da parte dei 27 leader, ha detto di non sentirsi triste perché il suo Paese e l' Ue rimarrebbero «amici e vicini», pur confermando di aver «constatato che alcuni leader sono tristi in questo momento e anche una parte dei miei connazionali sarà triste in questo momento». Il presidente lussemburghese della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha sintetizzato che la Brexit non consente di «brindare con bicchieri di champagne» e «applausi», escludendo comunque la possibilità di ulteriori negoziati con concessioni più favorevoli per la parte britannica: qualora nel Parlamento di Londra dovessero prevalere le non poche opposizioni all' accordo concluso con l' Europa (anche interne al partito conservatore di May). La stessa premier britannica ha chiarito che «sul tavolo c' è l' unico e migliore accordo possibile».
Il presidente dell' Europarlamento Antonio Tajani ha anticipato che «una larga maggioranza» degli eurodeputati intende ratificare il compromesso sulla Brexit, dopo la decisione del Parlamento di Londra prevista da May «prima di Natale».
La conclusione positiva del negoziato tra Ue e Londra è rimasta incerta fino alla vigilia del summit Ue a causa delle rivendicazioni della Spagna su Gibilterra, il piccolo territorio britannico nella Penisola iberica. Solo sabato il premier spagnolo Pedro Sánchez ha detto di essere soddisfatto delle garanzie scritte ricevute e ha ritirato la minaccia di veto. Frizioni restano sulla definizione delle attività di pesca tra Francia e Regno Unito.
2. MAY
Luigi Ippolito per il Corriere della Sera
Messo agli atti l' accordo con Bruxelles, per Theresa May viene ora la parte più difficile: «vendere» il piano al Parlamento di Westminster, dove la maggioranza dei deputati lo trova assai indigesto.
La Camera dei Comuni sarà chiamata ad approvare l' accordo sulla Brexit, si prevede attorno al 10-12 dicembre: la folta fazione euroscettica dei conservatori, che può contare su una ottantina di deputati, considera però il compromesso raggiunto con la Ue alla stregua di un tradimento, che consegna la Gran Bretagna a una condizione di «Stato vassallo».
Ma non sono gli unici ad aver intenzione di votare contro. A loro si aggiungono gli unionisti nordirlandesi, che pure in teoria fanno parte della maggioranza di governo: ma loro temono che l' Irlanda del Nord venga di fatto staccata dal resto del Regno Unito. I laburisti, dal canto loro, non hanno nessuna voglia di correre in soccorso della premier: puntano invece a provocare una crisi di governo e andare alle elezioni anticipate, nella speranza non tanto segreta di vincerle e insediare Jeremy Corbyn a Downing Street.
Theresa May ha scelto allora di appellarsi direttamente al Paese, con l' obiettivo di coagulare un consenso popolare che costringa alla fine i deputati ad appoggiare la sua linea. Per questo ieri ha pubblicato sui maggiori quotidiani britannici una lettera aperta alla nazione, in cui spiega la bontà dell' accordo e promette che «farà campagna col cuore e con l' anima» per ottenere l' approvazione dell' accordo.
Nelle prossime due settimane la premier andrà in giro per il Paese a spiegare le ragioni delle sue scelte: e batterà soprattutto sul tasto dell' immigrazione, sottolineando come lei sia riuscita a mettere fine alla libera circolazione delle persone.
La preoccupazione per l' immigrazione incontrollata era stata una delle principali ragioni del voto a favore della Brexit: e dunque la prossima settimana il governo pubblicherà un Libro Bianco in materia che conterrà una stretta sugli arrivi dall' Unione Europea. Una carota fatta balenare agli occhi dell' opinione pubblica e del Parlamento.
Nonostante questo, però, la probabilità che i deputati boccino l' accordo resta alta.
Theresa May ripete che non ci sono alternative, che affossare il suo compromesso, raggiunto con tanta fatica, significa rischiare il no deal , ossia l' uscita catastrofica dalla Ue, oppure aprire le porte all' annullamento della Brexit.
Ma in realtà, dietro le quinte, si lavora a un Piano B. Ieri il Telegraph ha rivelato che membri del governo britannico e diplomatici europei stanno segretamente preparando uno scenario alternativo: che prevede una «terza via», ossia la cosiddetta «opzione norvegese». In base a questa ipotesi Londra lascerebbe le istituzioni della Ue, come previsto, ma rimarrebbe all' interno dello Spazio economico europeo, cioè dentro il mercato unico: la situazione nella quale si trova appunto la Norvegia.
brexitTHERESA MAY BALLA SUL PALCO
A favore di questa soluzione ci sarebbero i ministri più filo-europei, capeggiati dal Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond, che vogliono evitare a ogni costo un no deal . E ieri, significativamente, anche la leader degli unionisti nordirlandesi, Arlene Foster, non ha escluso di poter dare il suo appoggio a un modello norvegese. Contemporaneamente, a Bruxelles stanno esplorando le vie per un' estensione della data-limite della Brexit, prevista il 29 marzo: in modo da dare spazio a un eventuale secondo referendum o a un esito «norvegese». La partita della Brexit non è ancora del tutto chiusa.
theresa mayLONDRA - MANIFESTANTI CONTRARI ALLA BREXITbrexitbrexit 1