MAZZETTA CHIAMA MAZZETTA (NON SERVONO DIGHE!) - IL SISTEMA EXPO ERA COLLEGATO AL SISTEMA MOSE ATTRAVERSO LA MANTOVANI, SPONSORIZZATA DA PARIS. CHE NEL 2012 SI SENTIVA SEMPRE AL TELEFONO CON BAITA
Paolo Colonnello per “La Stampa”
«C’è da salvare il soldato Ryan…». Ovvero la Piastra di Expo, dice Pierpaolo Perez direttore di Infrastrutture Lombarde il giorno dopo che la gara, con un ribasso «anomalo» del 41,8 per cento, viene vinta dal raggruppamento Mantovani, luglio 2012. E dunque, siamo alle solite: i ritardi non permettono grandi verifiche, il presidente della Regione Roberto Formigoni è furioso, perché non ha vinto «chi doveva vincere», e di questa Mantovani, che nessuno sembra conoscere, l’unico contento è Angelo Paris, il numero due di Expo, che giusto ieri ha ottenuto gli arresti domiciliari perché considerato dal gip «in via di rivisitazione».
E però al nuovo filone d’indagine che collega le vicende del Mose a quelle di Expo, non basta. Intanto i pm Pellicano e Filippini vogliono capire come mai, visto che la Mantovani era considerata «outsider», risultano nei tabulati telefonici ben 271 contatti tra Angelo Paris, che nel luglio 2012 è il presidente della commissione che deve aggiudicare gli appalti, e il presidente della Mantovani, Piergiorgio Baita.
Poi bisogna capire come mai il capo della «cupoletta» Gianstefano Frigerio, quando gli viene detto che la Mantovani è del consorzio veneto che sta costruendo il Mose, collega subito la società all’ex presidente e ministro Galan, finito nei guai per uno «stipendio» da un milione di euro all’anno. Infine c’è da capire un verbale di Baita che, nel maggio 2013, alla domanda dei pm «per la piastra Expo avete pagato qualcosa?», risponde: «No, le assicuro».
Eppure, insistono i pm veneziani, «a noi risulta una mediazione assai strana pagata per un contratto assicurativo all’estero», valore quasi 2 milioni di euro. Baita spiega: «Lo so che la nostra vincita all’Expo ha scosso tutto l’ambiente milanese, perché noi abbiamo vinto ma c’era un altro che doveva vincere, che è quello che è arrivato secondo con 20 punti di ribasso in meno (ovvero Pizzarotti e Impregilo, ndr)… cioè, noi lì abbiamo vinto perché eravamo fuori dal mazzo...». Baita sorvola sulla «visita» fatta da suoi emissari cinque giorni prima della gara d’appalto al direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni.
L’ex presidente della Mantovani, prosegue: «Il governatore Formigoni ci odiava e il giorno dopo che abbiamo vinto, Infrastrutture Lombarde ci ha chiamato e ci ha detto che se volevamo il lavoro, dovevamo raddoppiare la fideiussione; l’unica assicurazione che ce lo faceva era questa di Gibilterra... ma l’assicurazione è fallita, e abbiamo dovuto ridare una fideiussione con la Reale Mutua… ci abbiamo rimesso un milione e mezzo... La fideiussione... il committente Expo, ce l’ha rifiutata, quindi…».
Quindi, è ovvio che Baita verrà presto richiamato a Milano. E con lui dovranno essere risentiti anche il numero due di Ilspa, Perez, e lo stesso Rognoni. Che nelle intercettazioni si spaventa della visita degli «emissari» di Mantovani tra cui figura «uno di Gela».
Notano gli investigatori che Mantovani venne coinvolta in un’operazione della Dda di Caltanissetta «nella quale sarebbe stato accertato che la società veneta avrebbe intrattenuto rapporti con appartenenti alla cosca “Madonia”» per dei lavori su una barriera frangiflutti a Porto Isola.
Ciò nonostante, l’unica perplessità mostrata dagli indagati è per la Socostramo spa di Erasmo Cinque, costruttore romano legato a doppio filo con l’ex ministro alle Infrastrutture di An Matteoli, ora indagato a Venezia per corruzione.
La Socostramo però avrebbe avuto, secondo Baita, una conoscenza pregressa proprio con Rognoni che dunque, quando si stupisce per la vittoria della Mantovani forse un po’ esagera. Illuminante una frase dell’avvocato Leo, arrestato nella prima inchiesta su Expo: «Facciamo le gare bene che tanto i soldi si prendono in un altro modo lo stesso!». E se non basta, Perez lo dice chiaramente: «Il problema vero è che vogliono ricattare Mantovani».