meloni negli usa

MELONI LA SOVRANISTA TORNA A ATTACCARE L’UNIONE EUROPEA: "EQUILIBRI DA CAMBIARE" (MENO POTERE ALL'ASSE FRANCO-TEDESCO E PIÙ ATTENZIONE AI PAESI DELL'EST) – DONNA GIORGIA PUNTA A SCAVALCARE BRUXELLES E A RAFFORZARE IL DIALOGO DIRETTO CON WASHINGTON TANTO CHE IL SUO BRACCIO DESTRO URSO (PRESIDENTE DEL COPASIR) È VOLATO A WASHINGTON. MA OLTREOCEANO, COME DAGO-RIVELATO, LA DUCETTA HA UN NEMICO: JOE BIDEN (CHE NON HA DIMENTICATO CERTE INTEMERATE TRUMPIANE DELLA MELONI)

Emanuele Lauria per “la Repubblica”

 

meloni negli usa

Un'Europa da cambiare: meno potere all'«asse franco-tedesco » e più attenzione ai Paesi dell'Est. L'idea di un'Unione che non si divida in serie A e serie B porta Giorgia Meloni all'ultimo deciso attacco a Bruxelles. In quel cambio di passo, nella critica all'Ue, che coincide con il viaggio a Washington del presidente del Copasir Adolfo Urso, negli Usa per illustrare a membri del Congresso e analisti internazionali il programma di Fdi «in politica estera, difesa, sicurezza e sui temi della cooperazione».

 

Si delinea la collocazione della leader della Destra che punta a Palazzo Chigi: più atlantista che europeista, almeno nel senso proprio del termine. Più in linea con la principale potenza occidentale che con un'Ue «che per anni non ha fatto il proprio lavoro » e dentro la quale «l'Italia tornerà a difendere i propri interessi ».

 

giorgia meloni davanti alla casa bianca 1

È una svolta discussa, quella di Meloni. Che a 15 giorni dal voto abbandona almeno in parte i toni pacati delle ultime settimane e torna a parlare alla pancia del proprio elettorato: una spruzzata di populismo che nasce dall'esigenza di mantenere le distanze, dentro la coalizione, nei confronti di Matteo Salvini che non smette di punzecchiarla («Sullo scostamento di bilancio da 30 miliardi Giorgia tentenna e non capisco perché», ha detto ieri il leader della Lega) ma che deriva anche dalla necessità di non perdere voti a favore dei 5Stelle che avanzano nei sondaggi.

 

giorgia meloni davanti alla casa bianca 2

Quella frase urlata dall'aspirante presidente del Consiglio davanti al Duomo di Milano («In Europa la pacchia è finita») genera polemiche, scuote una campagna elettorale breve ma accesa. «È una frase difficile da capire e inquietante.

 

L'Ue ci ha dato 219 miliardi di euro », dice il segretario del Pd Enrico Letta che con Meloni incrocerà le spade davanti alle telecamere del Corriere.it. «La leader di Fdi ha gettato la maschera e ha avuto il richiamo della foresta», afferma il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Metropolis. Il piano, spiega uno dei principali collaboratori di Meloni, è quello di lavorare «per rivedere il concetto tradizionale di Europa, un'istituzione che ha compiuto il capolavoro di creare la dipendenza energetica dalla Russia e in cui, sempre in tema di energia, Paesi come Olanda e Germania possono permettersi di alzare il prezzo e nessuno dice nulla ». E allora ecco la linea guida: «Non vogliamo spaccare l'Europa, ma cambiarla sì». Con il favore di Paesi quali la Polonia dei colleghi conservatori del Pis e dell'Ungheria di Orban.

 

giorgia meloni davanti alla casa bianca

Di certo, il partito di Meloni mirerà soprattutto a rafforzare il dossier immigrazione: al blocco navale la leader accenna sempre meno e ora indica direttamente «la via di una missione europea che parli con la Libia per limitare le partenze ». Sullo sfondo c'è comunque una linea della fermezza e di una distribuzione equa dei migranti che è un'altra risposta a Salvini.

 

E l'assalto all'Ue, almeno quella attuale, passa anche dalla modifica del Pnrr, proposta che davanti a un Letta polemico («Mettiamo a rischio la credibilità dell'Italia»), Meloni difende: «Il Portogallo lo ha chiesto e Gentil oni ha detto che è molto interessante». Che il Portogallo l'abbia chiesto, però, al commissario europeo non risulta: «Chi l'ha detto?». Tutto concorre a questa rigida posa contro la Vecchia signora di Bruxelles che la capa della Destra assume anche per coccolare il suo elettorato tradizionale. D'altronde, in queste ore, Meloni è anche stanca di fare la «monaca tibetana » (autodefinizione), specie dopo l'attacco di Michele Emiliano («Ai nostri avversari faremo spurare sangue») che non ha per nulla gradito.

joe biden

 

Ma il tutto in uno scenario internazionale che ha gli Usa, prima che i Palazzi europei, in primo piano: Urso, che già è stato a Kiev, è a Washington «per rafforzare - lo dice lui stesso - l'asse con gli Stati Uniti». Mentre la leader ha annullato il viaggio a Londra pensato allo scopo di rassicurare gli operatori finanziari. «Non ce n'è bisogno», fanno sapere i suoi più sretti consiglieri. Se ne parlerà dopo il 25 settembre

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...