TE NE VAI O NO? GIORGIA MELONI VOLEVA LE DIMISSIONI DI TOTI - LA DUCETTA, PREOCCUPATA PER LE EUROPEE E PER GLI SVILUPPI DELL’INCHIESTA (CHE TIRA IN BALLO ANCHE COSCHE MAFIOSE), AVREBBE PREFERITO UN PASSO INDIETRO DEL GOVERNATORE LIGURE – IL MELONIANO DONZELLI SOTTOLINEA: “IN PASSATO LA NOSTRA SINDACA DI TERRACINA È STATA ARRESTATA E SCELSE DI DIMETTERSI” – FRATELLI D’ITALIA PENSA A GIA’ AL DOPO TOTI (CON MASSIMO NICOLÒ, EX VICESINDACO DI GENOVA, CHE SCALDA I MOTORI...)
Donzelli,Toti estraneo? Diamogli tempo
(ANSA) "Credo che prima di parlare di elezioni ci debbano essere i tempi necessari. Toti dice che non ha nessun coinvolgimento, diamogli il tempo di dimostrarlo. Noi chiediamo massima chiarezza in questo caso come l'abbiamo chiesta in Puglia e Piemonte. Massima attenzione perché quando si parla della cosa pubblica ci deve essere la massima trasparenza".
Lo ha detto il responsabile organizzazione di FdI Giovanni Donzelli a margine di una conferenza. Donzelli ha ricordato: "Abbiamo avuto in passato la nostra sindaca di Terracina stata arrestata e scelse di dimettersi. Poi non è stata nemmeno rinviata a giudizio, su richiesta della Procura".
LA FREDDEZZA DI MELONI
Emanuele Lauria, Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti
«Le dimissioni? Decide Toti ». La linea obbligata del centrodestra viene sancita in una serie di telefonate fra i leader a ora di pranzo.
Che coinvolge ovviamente anche Giorgia Meloni, in missione in Libia.
Tutti, nella maggioranza, alla fine sono costretti a esprimere la fiducia al governatore finito agli arresti domiciliari. Ma è una solidarietà dovuta, quasi d’ufficio, perché l’ex delfino di Berlusconi ha prontamente fatto sapere di non avere alcuna intenzione di lasciare l’incarico, per ora. Il progetto è quello di resistere almeno due o tre mesi.
Nel frattempo le sue funzioni passano al vicepresidente leghista Alessandro Piana, come previsto nei casi di “impedimento temporaneo”.
Di certo, le preoccupazioni non mancano, dalle parti di Palazzo Chigi, per gli sviluppi dell’inchiesta e per quanto può ancora emergere dalle carte. Soprattutto, si apprende, nella parte più “calda” che riguarda l’appoggio ricevuto dalla cosca siciliana dei Cammarata.
Meloni fa buon viso a cattivo a gioco, avrebbe preferito un passo indietro immediato di Toti, per spegnere sul nascere l’incendio. La presidente del Consiglio non ha proprio voglia di essere trascinata in un vortice di polemiche nel mezzo di una campagna elettorale che la vede correre in prima persona.
Soprattutto non vuole farlo per effetto di una vicenda che riguarda un esponente politico con cui non ha mai avuto grande feeling. Se è vero che, malgrado le insistenze, la premier nell’ultimo anno e mezzo non ha mai aperto le porte di Fratelli d’Italia a Toti, che con il suo ultimo movimento, Italia al Centro, è infine approdato — a novembre — sulle sponde di «Noi moderati» di Maurizio Lupi, di cui ora è presidente del consiglio nazionale.
Il garantismo sbandierato nasconde ansia, insomma. Il primo riflesso del centrodestra è quello di denunciare gli “strani tempi” della magistratura. Il valzer dei sospetti lo apre Francesco Lollobrigida: «Tre anni di indagini si concludono a 20 giorni dalle elezioni con clamorosi arresti...». Ma a fare più rumore sono le dichiarazioni del Guardasigilli Carlo Nordio, che punta il dito contro i pm: «Mi è sembrato di capire che si tratta di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e che l’inchiesta è nata tempo addietro — dice il ministro della Giustizia — Ho esercitato 40 anni da pubblico ministero e raramente ho chiesto provvedimenti di tutela cautelare dopo anni di indagini».
GIORGIA MELONI E GIOVANNI TOTISALVINI MELONI TOTIberlusconi meloni salvini totigiorgia meloni giovanni toti atrejugiovanni toti matteo salvini giorgia meloni quagliariellogiovanni toti matteo salvini giorgia meloniGIOVANNI TOTI GIORGIA MELONI
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