BRUSH HOUR / LEGGI OGGI LE NOTIZIE DI DOMANI - PORTATO A CASA ANCHE UN VIA LIBERA DI MASSIMA DA ALFANO, L’ACCORDO STRETTO CON IL CAINANO DIVENTA UN MONOLITE INTANGIBILE - LE POLEMICHE SUL SUO INCONTRO: “E CON CHI DOVEVO PARLARE, CON DUDÙ?”

Francesco Bonazzi per Dagospia

E meno male che l'ha chiamato "Italicum" e non "Italicus", come il treno della strage. Matteo Renzi procede ad alta velocità sulle riforma elettorale e la inserisce in un unico pacchetto "prendere o lasciare", con l'abolizione del bicameralismo perfetto e la riforma del Titolo V della Costituzione in chiave più "centralista".

Adesso che ha portato a casa anche un via libera di massima da Angelino Alfano, l'accordo stretto con Silvio Berlusconi diventa un monolite intangibile. Avvisata la direzione del Pd, ma soprattutto avvisato il Parlamento.

La chiave di volta dell'accordo è l'introduzione del ballottaggio dopo 15 giorni nel caso in cui nessuna coalizione raggiunga il 35%. Non piace molto al Cavaliere, ma viene incontro alle richieste del Nuovo centrodestra di Alfano, con il quale Renzie si è incontrato in mattinata. A questo punto la benedizione del Quirinale è praticamente scontata perché Giorgio Napolitano chiedeva proprio un accordo che salvasse l'attuale maggioranza di governo.

Nel suo intervento alla direzione del partito, il Rottam'attore ha fatto il consueto show come se parlasse da un palco in piazza. Le polemiche sul suo incontro di sabato con il pregiudicato di Arcore le ha liquidate con una battuta: "E con chi dovevo parlare, con Dudù?"

Dopo di che ha illustrato l'accordo raggiunto come fanno i sindacalisti quando vanno in assemblea con tutto già firmato e deciso. Il primo punto riguarda l'abolizione del Senato attuale, con relativo risparmio sui costi. Il secondo riguarda il Titolo V della Costituzione, con il ritorno di alcune competenze allo Stato centrale, come energia e politica del turismo.

Il terzo è "l'Italicum", così strutturato: liste bloccate, collegi su base sostanzialmente provinciale, sbarramento al 4% in coalizione e all'8% da soli, premio di maggioranza che scatta al 35% se no ballottaggi. Il premio è del 18% per evitare che, anche in caso lo vinca una coalizione che arriva al 49%, si traduca in una maggioranza con la quale si può cambiare la Costituzione da soli.

Per Beppe Grillo si tratta di un "pregiudicatellum" perché consente di mettere in lista chiunque, anche se poi c'è sempre la legge Severino sulle incandidabilità. Ma il tema della mancanza di preferenze è comunque forte. Lo ha agitato Alfano, al quale l'ex collega Luca D'Alessandro ha ricordato che "lui è un campione di nomine" dirette ottenute da Berlusconi, e lo agita anche la minoranza piddina.

Ma anche qui, dopo la presunta intangibilità dell'accordo con Berlusconi, Renzie ha chiuso la porta a doppia mandata: "Non ho un problema con le preferenze. Dico semplicemente che nell'accordo non ci sono".

Sul fronte del governo, ancora gelo assoluto tra Lettanipote e il segretario del suo partito. Enrico Letta non ha proprio gradito che Renzie si sia vantato in giro di avergli fatto conoscere l'accordo con il Cav tramite Zio Gianni. Prima di mettere mano al rimpasto, il clima tra i due dovrà un minimo migliorare.

 

GRILLO RITWITTA IMMAGINI SU BERLUSCONI E RENZI Alfano Vespa e Renzi MATTEO RENZI E GIORGIO NAPOLITANOalfano e letta duo extra

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