roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio

COME SIAMO MES?  – I SOLDI DEL RECOVERY FUND NON ARRIVERANNO PRIMA DI SEI MESI E PER PARARE I COLPI DALLE “TENSIONI DI CASSA” EVOCATE DA GUALTIERI C’È SOLO UNA STRADA: IL FONDO SALVA STATI! – PER FAR INGOIARE IL PRESTITO AI GRILLINI CONTE E GUALTIERI PENSANO DI RICHIEDERE SOLO UNA VENTINA DI MILIARDI, NELLA SPERANZA CHE ANCHE LA SPAGNA NE FACCIA RICORSO. E DI MAIO DIRÀ SÌ…

Adalberto Signore per “il Giornale”

 

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

Ad uso e consumo di giornali e tg, Giuseppe Conte ha buttato lì, quasi fosse un caso, l'idea del tunnel sotto lo stretto di Messina. Intanto, sottotraccia, i ministeri hanno ormai completato la lista della spesa per cercare di accedere ai 209 miliardi destinati all'Italia dal Recovery Fund, di fatto il pacchetto di spesa pubblica più importante dal Dopoguerra.

 

roberto gualtieri luigi di maio

E, come era prevedibile e come temeva il Quirinale, si va prospettando il consueto «assalto alla diligenza» per cercare di ottenere finanziamenti a pioggia da far valere in vista delle prossime tornare elettorali. I soldi in questione, però, non arriveranno domani.

 

roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio

Il 70% sarà disponibile da gennaio per il biennio 2021-2022, mentre il restante 30% sarà distribuito entro il 2023. Il che significa che non vedremo una lira prima di sei mesi, quando l'Italia - questo dicono le previsioni - sarà già alle prese con una dura crisi economica (sarebbero un milione i posti di lavoro a rischio di qui a dicembre).

 

Conte Speranza

Cosi, seppure silenziosamente, Conte si prepara ad incassare i fondi del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, una vera e propria boccata d'aria per le affaticate casse dello Stato. D'altra parte, è stato lo stesso ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ad ammettere che esiste il rischio concreto di una carenza di liquidità per il prossimo autunno.

 

giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles

E sul punto pare che sia Conte che Gualtieri abbiano trovato un punto d'incontro che consisterebbe nel richiedere solo una parte dei 37 miliardi messi a disposizione dal Mes. All'incirca una ventina, così da poter giocare ancora una volta sull'equivoco e far ingoiare il rospo al M5s che della battaglia contro il Meccanismo europeo di stabilità ne fa quasi una questione di principio.

 

Non a caso, ancora ieri, interrogato sul tema, il presidente della Camera Roberto Fico ha dribblato la questione rispondendo che ci sono «gli oltre 200 miliardi del Recovery Fund» e sarebbe bene «concentrare il lavoro su questo». Ma il rischio che si verifichino quelle che Gualtieri in privato definisce «tensioni di cassa» sui conti pubblici resta concreto.

 

Gualtieri Conte

E, proprio per evitare «sofferenze», Conte e il titolare dell'Economia - tra i due sembra essere tornato un certo feeling - avrebbero sostanzialmente deciso di andare all'incasso. Il tutto, ovviamente, d'intesa con il ministro della Salute Roberto Speranza, visto che come è noto i fondi del Mes hanno il vincolo di dover essere utilizzati per le spese sanitarie.

 

E in questo senso vanno le parole del viceministro dell'Economia Antonio Misiani. «Io sono per non buttare via niente», ha detto l'esponente del Pd a proposito del Mes. Che, dunque, sottotraccia e cercando di evitare i riflettori, si avvicina sempre di più. Magari, appunto, nella formula spuria di richiederne solo una parte.

 

antonio misiani giuseppe conte

Esattamente la stessa cosa che potrebbe fare la Spagna, circostanza che faciliterebbe la scelta di Palazzo Chigi sotto il profilo della comunicazione. Con buona pace di Luigi Di Maio, che da qualche tempo ha messo nel cassetto la tenuta barricadera e si sta muovendo con l'obiettivo di ritagliarsi un profilo più istituzionale nel caso le elezioni regionali dovessero portare spiacevoli sorprese al governo. Il ministro degli Esteri, insomma, non avrà difficoltà a spiegare all'elettorato grillino l'ennesima giravolta.

claudio borghi antonio misiani

 

giuseppe conte roberto gualtieri mesconte gualtieri

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…