dittatori africani

RICCHI, RICCHISSIMI…E GLI ALTRI IN MUTANDE - QUASI META’ AFRICA E’ ANCORA GOVERNATA DA DITTATORI O PRESIDENTI ANZIANI E PIENI DI SOLDI - COME QUELLO DELLA GUINEA EQUATORIALE CHE HA FATTO COSTRUIRE LA NUOVA CAPITALE IN MEZZO ALLA GIUNGLA PER EVITARE TSUNAMI O IL RE DELLO SWAZILAND CHE HA 12 MOGLI PIÙ VARIE SMANDRAPPATE E GOVERNA IN GONNELLA E SCUDO…

Lorenzo Simoncelli per la Stampa

 

ROBERT MUGABE

Il 2017 come l’anno della svolta democratica in Africa. Gli episodi degli ultimi mesi lo lascerebbero sperare. Prima la rinuncia volontaria di Eduardo dos Santos, alla guida dell’Angola per 38 anni, poi quella forzata di Robert Mugabe, padre-padrone dello Zimbabwe per 37 anni. E, invece, no. Mappa alla mano, quasi la metà degli Stati africani sono guidati da presidenti che governano in modo autocratico da oltre due, tre decenni.

 

A questi si aggiungono coloro che, terminato il mandato elettorale, hanno deciso di rimanere sulla tolda della nave senza indire nuove consultazioni. C’è chi, poi, ne ha fatto una questione dinastica. Dalla Guinea Equatoriale all’Eritrea, dal Ciad al Congo. Passando per Gabon, Uganda e Ruanda fino in Africa australe, dove, sollevato Mugabe, si sarebbe potuta aprire un’era democratica, se non fosse per l’ultima monarchia assoluta e tiranna del re Mswati III di Swaziland.

 

Denis Nguesso congo

Ricchissimi e anziani Hanno quasi tutti più di 70 anni, al contrario della media adolescenziale dei loro «sudditi». Sono estremamente ricchi: in patria e nei numerosi paradisi fiscali dove confluiscono la stragrande maggioranza dei soldi sottratti alle casse dello Stato. Al contrario, quelli a cui chiedono il voto in cambio di prosperità, vivono in media con meno di 2 dollari Usa al giorno. La stravaganza è il loro denominatore comune. Teodoro Obiang Nguema, guida la piccola, ma ricchissima di petrolio Guinea Equatoriale da 38 anni.

 

Ha una ricchezza stimata da Forbes intorno ai 600 milioni di dollari. Cattolicissimo e non amante degli imprenditori italiani (alcuni di loro sono ancora detenuti nelle carceri della capitale Malabo ndr) ha fortemente a cuore il tema del cambiamento climatico, tanto da far costruire la nuova capitale Oyala nel mezzo della giungla per evitare tsunami.

 

Idriss Deby Ciad

Lo segue a stretto giro Paul Biya, che da 34 anni decide le sorti del Camerun. La «terra promessa dell’Africa centrale», com’era stata chiamata dai francesi negli Anni 80, sta prendendo fuoco. Tra gli attacchi di Boko Haram e le mire secessioniste della popolazione anglofona, l’ex seminarista rischia di essere preso in mezzo ad un fuoco incrociato che lo vede il più indiziato a cadere tra i «presidenti veterani».

 

Isaias Afewerki eritrea

Yoweri Museveni, da 31 anni è il grande manovratore della complessa regione dei «Grandi Laghi». Celebrato da Washington, storico alleato, come il baluardo nella lotta al terrorismo in Africa, con il suo cappello da contadino, fieramente mostrato in ogni uscita pubblica, sta cambiando la Costituzione per garantirsi la presidenza a vita. In un contesto così variopinto non poteva mancare l’ultimo monarca d’Africa: Swati III.

 

Da 31 anni siede sul trono dello Swaziland, piccola enclave all’interno del Sudafrica. Ha 12 mogli, più svariate fidanzate ufficiali e innumerevoli concubine che, in gonnella e scudo, si sceglie scrupolosamente per l’evento più importante del suo regno: il ballo delle vergini. A ruota seguono Nguesso in Congo Brazzaville, Omar al-Bashir in Sudan (ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità ndr), Idriss Deby in Ciad, Isaias Afewerki in Eritrea.

 

Omar al­Bashir sudan

Uno scenario desolante in cui non manca qualche eccezione dove hanno prevalso alternanza democratica e manifestazioni di piazza. È il caso di Yahya Jammeh che, dopo 22 anni di potere in Gambia si è dimesso a gennaio, con qualche forzatura della comunità dell’Africa occidentale (Ecowas), dopo aver perso le elezioni in favore di Adama Barrow. O del Burkina Faso, dove Blaise Compaoré è stato costretto a cedere dopo 27 anni a seguito delle proteste di piazza.

 

Swati III Swaziland

Altri, invece, come Taylor ed Habré sono stati consegnati alla giustizia e stanno pagando i crimini commessi. «La nascita di nuovi movimenti sociali giovanili che lavorano al di fuori del contesto politico tradizionale stanno minando le certezze e la stabilità di molti regimi autocratici africani» - afferma Fonteh Akum, senior researcher del Centro di Studi politici Iss di Pretoria in Sudafrica - «come ad esempio in Congo Brazzaville o in Togo dove si sta lavorando per evitare che venga emendata la Costituzione evitando così l’elezione a vita del presidente».

Paul Biya camerunOyala guinea equatorialeYoweri Museveni ugandaTeodoro Obiang guinea equatoriale

Ultimi Dagoreport

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…

giuseppe conte beppe grillo ernesto maria ruffini matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI DUE MANDATI,  LIBERO DA LACCI E STRACCI, GIUSEPPE CONTE POTRA' FINALMENTE ANNUNCIARE, IN VISTA DELLE REGIONALI, L’ACCORDO CON IL PARTITO DI ELLY SCHLEIN – AD AIUTARE I DEM, CONCENTRATI SULLA CREAZIONE DI UN PARTITO DI CENTRO DI STAMPO CATTOLICO ORIENTATO A SINISTRA (MA FUORI DAL PD), C'E' ANCHE RENZI: MAGARI HA FINALMENTE CAPITO DI ESSERE PIÙ UTILE E MENO DIVISIVO COME MANOVRATORE DIETRO LE QUINTE CHE COME LEADER…

alessandro sallusti beppe sala mario calabresi duomo milano

DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI PIACE A FRATELLI D’ITALIA MA NON AI FRATELLI BERLUSCONI, CHE LO CONSIDERANO UN “TRADITORE” (IERI AI PIEDI DEL CAVALIERE, OGGI BIOGRAFO DI MELONI) – A SINISTRA, C'E' BEPPE SALA CHE VUOLE IL TERZO MANDATO, CERCANDO DI RECUPERARE IL CONSENSO PERDUTO SUL TEMA DELLA SICUREZZA CITTADINA CON L'ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA 2026 - SI RAFFORZA L’IPOTESI DI CANDIDARE MARIO CALABRESI (IN BARBA ALLE SUE SMENTITE)...

nancy pelosi - donald trump - joe biden - michelle e barack obama

DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI RIFIUTA DI PARTECIPARE ALL’INAUGURATION DAY. L’EX FIRST LADY SI ERA GIÀ RIFIUTATA DI ANDARE AL FUNERALE DI JIMMY CARTER: UNA VOLTA SAPUTO CHE AVREBBE DOVUTO POSARE LE CHIAPPONE ACCANTO A QUELLE DI TRUMP, SI È CHIAMATA FUORI – UNA SCELTA DI INDIPENDENZA E FERMEZZA CHE HA UN ENORME VALORE POLITICO, DI FRONTE A UNA SCHIERA DI BANDERUOLE AL VENTO CHE SALGONO SUL CARRO DEL TRUMPONE. E CHE IN FUTURO POTREBBE PAGARE…

giorgia meloni daniela santanche matteo salvini renzi

CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER GIORGIA MELONI UN RIMPASTO È INDIGERIBILE, E PER QUESTO, ALMENO PER ORA, LASCERÀ LA "PITONESSA" AL SUO POSTO - LA DUCETTA TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI: SE ZOMPA UN MINISTRO, LEGA E FORZA ITALIA CHIEDERANNO POLTRONE – IL DAGOREPORT DI DICEMBRE CHE RIVELAVA IL PIANO STUDIATO INSIEME A FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO IN PRIMO GRADO, COME DEL RESTO IL "CAPITONE" PER IL CASO "OPEN ARMS", PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? – IL SUSSULTO DI ELLY SCHLEIN: “MELONI PRETENDA LE DIMISSIONI DI SANTANCHÈ”