luigi dagostino tiziano renzi

''MI CHIEDEVA IL TRIPLO DEI SOLDI? NON TI METTI A DISCUTERE COL PADRE DEL PREMIER'' - NON È ''LA VERITÀ'', MA ''REPUBBLICA'' A INTERVISTARE LUIGI DAGOSTINO, RE DEGLI OUTLET CHE FECE ASSUMERE IL NIPOTE DI TIZIANO RENZI ''PER SUDDITANZA PSICOLOGICA. GLI COMMISSIONO UNO STUDIO CHE VALEVA MASSIMO 50MILA EURO, LUI ME NE CHIEDE 140MILA. MA NON POTEVO DIRE DI NO. HO SBAGLIATO A LAVORARE COL GIGLIO MAGICO, HANNO FATTO SOLO I LORO INTERESSI''

 

Fabio Tonacci per “la Repubblica

 

L' attrazione fatale per quel cognome gli è costata cara. Per l' esattezza 93 milioni. «Prima di lavorare con Tiziano Renzi fatturavo 100 milioni all' anno, oggi non supero i 7...». Una sintesi un po' brutale, a dir la verità: di mezzo ci sono anche due indagini per false fatturazioni a Firenze, un' accusa di corruzione a Lecce, un' estate ai domiciliari e un' interdizione tuttora in parte valida. Però l' imprenditore barlettano Luigi Dagostino, 52 anni, ribattezzato "il re degli outlet di lusso", è così: quello che ha da dire, lo dice. Concetti come questo: «L' amicizia con Tiziano mi ha portato solo guai. E pensare a tutti i favori che gli ho fatto...».

luigi dagostino

 

Favori?

«Ho fatto lavorare la sua Eventi6 all' outlet di Reggello pagandola più del doppio del dovuto, ho fatto assumere la gente di cui mi mandava i curriculum, l' ho portato con me in giro per l' Italia. Ho pure dato una mano a un suo amico imprenditore di Arezzo».

 

Andiamo con ordine. Quando ha conosciuto Tiziano Renzi?

«Nel 2014. Stavamo realizzando a Reggello il The Mall, l' outlet con i marchi di lusso. Me l' hanno fatto incontrare degli amici comuni: si presentò e mi chiese di lavorare».

 

E lei accettò subito?

«Certo. Se il padre del presidente del Consiglio ti chiede di lavorare, che fai? Meglio dire di sì, secondo me. E comunque mica gestivo soldi pubblici. Ho provato sudditanza psicologica, come certi arbitri davanti alla grande squadra».

tiziano renzi al balcone di casa 1

 

Secondo lei la Eventi6, la società di Tiziano e Laura Bovoli, ha beneficiato della carriera politica di Matteo Renzi?

«Posso solo dire che dal 2015 in poi il suo fatturato prese a crescere. Mica sono stato l' unico imprenditore a provare sudditanza psicologica...».

Commissionò uno studio di fattibilità per il The Mall e pagò alla Eventi6, nel giugno 2015, una fattura da 140.000 euro: la procura di Firenze la considera gonfiata e vuole portarla a processo, insieme ai genitori di Matteo Renzi.

«Quando Tiziano mi presentò il conto rimasi perplesso, perché lo studio non valeva più di 50.000 euro. Ma non è che mi metto a discutere sul prezzo col padre del premier. Ho pagato e amen».

lotti tiziano renzi

 

Cos' è questa storia dei curriculum?

«Tiziano era una sorta di capo tribù, da quelle parti. E siccome il The Mall di Reggello assumeva personale, mi mandò diversi curriculum di persone da sistemare. Era impegnato politicamente col Pd locale, e questo gli rendeva consensi, ovviamente».

 

Quanti ne ha ricevuti?

«Una quindicina. Magazzinieri, commesse... C' era anche quello di suo nipote. Alcuni li abbiamo assunti, altri no. Suo nipote, sì».

 

Raccomandò anche imprenditori?

«Sì, uno è Andrea Bacci, che già conoscevo. Bacci mi disse di essere molto vicino a Tiziano e Matteo Renzi. L' altro era un suo amico di Arezzo, tale Menchetti, che produce pizze e focacce: Tiziano mi chiese di permettere a Menchetti di mettere il baracchino davanti al The Mall. E io acconsentii».

 

tiziano renzi e laura bovoli

Le chiese anche di salvare la ditta di Bacci, quando stava per fallire?

«No. Bacci entrò a lavorare nel nostro gruppo come fornitore.

Finché ho potuto l' ho supportato con appalti, ma solo per motivi imprenditoriali».

 

Però anche lei ha cercato di sfruttare il cognome Renzi. Si è portato Tiziano a Sanremo e a Fasano agli incontri coi sindaci, per promuovere altri outlet.

«Fu lui a chiedermi di venire a Sanremo, sostenendo di avere esperienza nel campo dell' incoming: a Genova, in passato, indirizzava chi scendeva dalle navi verso negozi e aree commerciali. Quando fummo davanti al sindaco di Sanremo, si sedette in un angolo e a stento aprì bocca. A Fasano, invece, venne per incontrare un dirigente della Regione Puglia per questioni politiche. Dopo quel biennio, 2014-2015, ho troncato i rapporti con lui, ancor prima che le indagini ci travolgessero».

 

Oggi cosa pensa di Tiziano Renzi?

andrea bacci1

«Come persona è stato sempre corretto. Come imprenditore è vivace, ma si è trovato a gestire un' azienda molto più grande di lui. Le sue capacità sono abbastanza artigianali. Credo che tra la sua Eventi6 e le cooperative ci sia stata qualche commistione di troppo».

 

Lei è accusato a Lecce di aver dato 43.000 al pm Antonio Savasta per corromperlo e ritardare un' indagine che la riguardava. Cos' ha da dire?

«Non ho mai dato soldi a nessuno, e lo dimostrerò».

 

A Firenze invece è finito ai domiciliari per 3 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti.

andrea bacci

«Può sembrare una cifra enorme, ma l' evasione ammontava appena al 2% del mio fatturato. Sono tra i primi dieci contribuenti della Toscana, per redditi personali, societari e per imposte pagate. Ho fatto il ravvedimento operoso, versando 3,2 milioni all' Agenzia delle Entrate. Purtroppo, nel sistema immobiliare allora c' era un fabbisogno che veniva realizzato in quel modo».

 

Cosa non rifarebbe?

«Collaborare con Tiziano Renzi e gli altri del cosiddetto Giglio magico. Sono stato incauto. Hanno fatto solo i loro interessi».

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…