MICHELLE MA BELLE - LA FIRST LADY CORRE IN SOCCORSO DI HILLARY CLINTON: “E’ L’UNICA SCELTA POSSIBILE. E’ LA PERSONA PIÙ QUALIFICATA PER IL LAVORO DA PRESIDENTE, PIÙ DI QUANTO FOSSE BILL, PIÙ DI BARACK OBAMA"
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
A un certo punto gli studenti la interrompono con un coro: «Four more years, four more years», ancora quattro anni. Michelle Obama sorride: «Non vi preoccupate, Barack e io stiamo traslocando, ma continueremo a impegnarci per questo Paese». La First Lady resta 25 minuti sul palco della Mason University di Fairfax, in Virginia. C' era molta attesa per il suo debutto nella campagna elettorale, dopo il breve discorso di luglio alla Convention democratica di Filadelfia.
Può essere lei il ricostituente psicologico, prima ancora che politico, di cui sembra aver bisogno Hillary Clinton? La risposta definitiva arriverà con il voto dell' 8 novembre, o forse anche prima il 17 ottobre, quando scadrà il termine accordato ai cittadini per registrarsi nei registri elettorali. Michelle è qui soprattutto per questo: scuotere i giovani progressisti del Paese, gli orfani politici di Bernie Sanders, magari tentati dagli outsider indipendenti, da Gary Johnson e dalla verde Jill Stein che, secondo i sondaggi, stanno drenando consensi nel campo democratico.
Nell' aula magna della Mason, Michelle Obama si scioglie subito. Indossa un vestito scuro con una fantasia di fiori: rose, tulipani. Accompagna le canzoni accennando un movimento con le braccia. Ma lo «speech» è compatto, documentato in modo rigoroso. Nella sua comparsa alla Convention erano prevalse le emozioni, i sentimenti: «I nostri figli ci guardano, ascoltano le nostre parole», aveva detto. Questa volta lo schema e più complesso: «È in gioco una transizione cruciale per gli Stati Uniti».
Da una parte ci sono «i progressi realizzati da Barack»: «Venti milioni di persone che hanno ottenuto la copertura sanitaria; 3,5 milioni di persone che solo nell' ultimo anno sono uscite dallo stato di povertà».
Dall' altra c' è Donald Trump, che Michelle, però, evoca senza mai nominarlo esplicitamente: «Chi traffica con la paura, chi esprime disprezzo per tanti americani, chi non ha un piano chiaro per questo Paese».
E in mezzo c' è Hillary, «la sola scelta possibile». Con un' abile costruzione retorica, Michelle usa per almeno cinque minuti parole neutre: Hillary Clinton è «l' individuo», oppure «la persona» più qualificata per il lavoro da presidente, «più di quanto fosse Bill, più di Barack». E quest' ultima frase, come diverse altre, è mutuata dall' intervento del presidente a Filadelfia. Solo dopo aver elencato i risultati, le credenziali della candidata democratica, Michelle dice: «E succede che Hillary sia una donna». È il passaggio forse più efficace. C' è uno scarto, un cambio di passo rispetto ai santini proposti da Bill Clinton e dalla figlia Chelsea, che a 36 anni si riferisce in pubblico a sua madre sempre dicendo «my mom», la «mia mamma».
Michelle chiede un voto per la competenza, non per una questione di simpatia o per una solidarietà di genere. Si rivolge agli scettici, alla larga fascia di opinione pubblica diffidente.
«Credetemi, ho visto da vicino quanto sia difficile, stressante il lavoro da presidente. E lo ha visto anche Hillary. A volte mi chiedo perché insiste a volerlo.
MICHELLE OBAMA HILLARY CLINTON
E mi rispondo perché è consapevole di avere il talento e la capacità per farlo, alla servizio della nazione». Conclusione: «Lasciate perdere le battute, i tweet. Non è con quelli che si governa l' America».