
LA “MISSION IMPOSSIBLE” DI D'ALEMA IN BRASILE E CINA PER CONTO DI ZELENSKY – LE RIVELAZIONI DI “BAFFINO” A UN INCONTRO CON GIANFRANCO FINI ALL’’ISTITUTO AFFARI INTERNAZIONALI A ROMA – “MI È CAPITATO DI PARLARE CON ZELENSKY, E MI DISSE CHE IL SUO PAESE RISCHIAVA IL DISASTRO, 'PERCHÉ GLI AMERICANI PRIMA O POI SI SFILERANNO E GLI EUROPEI NON SONO AFFIDABILI'...” - “LULA MI HA QUASI MESSO ALLA PORTA, DICENDOMI CHE L’UCRAINA ERA UN PROBLEMA DEGLI AMERICANI. I CINESI INVECE AVEVANO UN PIANO CON UNA FORZA INTERNAZIONALE. POI MI DISSERO: LEI È IL PRIMO EUROPEO VENUTO A PARLARCI DI QUESTO, GLI ALTRI CI CHIEDONO SOLO DI NON SOSTENERE LA RUSSIA”
Francesco Bei per repubblica.it - Estratti
Massimo D’Alema, mission impossible. A volte la diplomazia percorre sentieri tortuosi, specie in momenti drammatici come una guerra. E cosa c’è di più inimmaginabile di una missione segreta affidata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky all’ex presidente del Consiglio, Massimo D’Alema?
La fonte della sorprendente rivelazione è lo stesso interessato, intervenuto mercoledì sera a un dibattito, insieme a Gianfranco Fini, su “la politica estera italiana al tempo di Trump” organizzato a Roma dall’Istituto Affari Internazionali. D’Alema la prende alla lontana, criticando anzitutto l’Europa per non aver fatto altro che “ripetere che si poteva sconfiggere la Russia, quando era chiaro a tutti che la guerra non poteva essere vinta da nessuno”.
Poi, la confidenza: “Mi è capitato di parlare con Zelensky, a margine di un’iniziativa sui Balcani. E mi disse chiaramente che il suo Paese rischiava il disastro, perché “gli americani prima o poi si sfileranno e gli europei non sono affidabili”. Poi mi chiese di andare in Brasile e a Pechino per capire se Lula e Xi Jinping potevano fare qualcosa. Io ci sono andato, ma Lula mi ha quasi messo alla porta, dicendomi che l’Ucraina era un problema degli americani e che se la vedessero loro, piuttosto secondo lui mi sarei dovuto interessare della Palestina. I cinesi invece avevano un piano. Parlai con il responsabile della politica estera del partito comunista, non con l’ultimo sottosegretario. Mi disse: si potrebbe pensare a una forza internazionale, un po’ come accadde nel Kossovo. Poi mi congedò con una frase che mi fece riflettere: sa, lei è il primo europeo venuto a parlarci di questo, gli altri ci chiedono solo di non sostenere la Russia”.
Qui finisce il racconto dalemiano e anche la missione diplomatica segreta, che non sappiamo quali effetti abbia prodotto. Ma di certo l’ex premier italiano è convinto – e in questo la pensa come Romano Prodi – che sia sbagliato “criminalizzare la Cina” per il conflitto in Ucraina. Anche considerato che la Cina “era il maggior partner commerciale dell’Ucraina prima dell’invasione”. E “venti giorni prima dell’attacco la Borsa cinese aveva comprato quella di Kiev”, segno che il Dragone era all’oscuro dei piani criminali di Putin.
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